Tobbiana

Tobbiana

di Marco Bagnoli. Foto: Gabriele Bellini.

agosto 2011

Oltrepassato Montale e il nucleo di Fognano, salendo lentamente gli ampi tornanti che ci allontanano sempre più dalla pianura, troviamo Tobbiana, precisa come l’avevamo lasciata. Ha percorso anche lei, proprio come noi, il cammino incerto e a tratti oscuro che tutto il nostro territorio si è portato sulle spalle attraverso i secoli. Le notizie certe più antiche di cui siamo in possesso risalgono al basso medioevo. Siamo nella fase ultima dell’Impero romano, l’estremo giro di boa delle invasioni dei popoli nordici; le terre occupate dai conquistatori vengono ripartite fra i guerrieri in frazioni, dette sortes. Allo stesso modo di alcuni toponimi del comune di Agliana, anche a Tobbiana assistiamo al nascere di denominazioni diretto risultato dell’occupazione straniera. L’archivio comunale di Pistoia ci testimonia l’esistenza, in data 30 aprile 1172, di una “terra Brunellatica”; l’archivio di stato di Firenze riporta invece una terra verrinatica, in data 25 febbraio 1192, presso Costa. Era stato infatti l’imperatore Ottone III a conferire, nel 988, alcune sue proprietà all’episcopato, tramite un diploma che ne attestava le relative immunità: delle 19 curtes donate, una era appunto Tobbiana, in seguito riconfermato alla mensa vescovile con un nuovo diploma, stavolta di Federico Barbarossa, nel 1155. Fortunatamente qualcuno ha lavorato per noi, come al solito il Repetti, lo storico fiorentino:

“Il 15 febbraio del 1248 viene rogato un documento nella villa di Tobbiana territorio di Pistoia, col quale un tal Guido di Migliore, cittadino pistoiese fece dono secondo la legge longobarda di cento soldi moneta pisana a ventura sua sposa nell’atto di confessare di aver ricevuto per dote della medesima lire diciannove tra denaro e corredo”. E il Repetti seguita: “più chiaro è un altro istrumento del 23 agosto 1309 esistente fra le carte dell’opera di S. Iacopo di Pistoia, perché rogato nella pieve di Villiano al Montale, in cui si tratta del fitto di un casolare posto nella villa di Tobbiana. Della stessa provenienza, ma incerto per fissare a quale dei due paesi spetti, è un atto del 20 novembre 1333, col quale due procuratori della contessa Elisa, vedova del conte Napoleone degli Alberti di Vernio, venderono per lire quattro a Guido di Spinello da Tobbiana il fitto annuo di una quartina di grano che ritraevano da un pezzo di terra posto nel distretto di Tobbiana, in luogo detto La Cava”.

Il *Libro Croce ci dice che in data 2 aprile 1304 Guido dei conti Guidi fece offerta delle proprie terre di Tobbiana ai canonici pistoiesi; sappiamo dalle decime della Tuscia degli anni 1274 – ‘80 e 1295 – 1304 che la chiesa di Tobbiana dedicata a San Michele era dipendente dalla pieve di Montale di San Giovanni a Viliano. Trascurata nei secoli da qualsivoglia accadimento di una certa rilevanza, in epoca medievale lo stesso flusso demografico della popolazione di Tobbiana ha negato notizie di sé, tanto nel **Liber Focorum che in quello della ***Taxa Boccarum, essendo questa con tutta probabilità ricompresa assieme a quella di Montale. Il Repetti ci racconta di 397 abitanti nel 1551, 519 nel 1745, 739 nel 1839; alla vigilia della prima guerra mondiale la popolazione tocca la vetta delle 1532 unità.

 

 

*Il Libro Croce, è il documento che nel XIII e XIV  secolo riporta il censo della comunità, vale a dire lo stato patrimoniale; venivano infatti segnati con una croce “i contribuenti” che avevano pagato.
** il Liber Focorum è il Libro dei Fuochi, ossia dei focolari, dei nuclei familiari; era un registro che in epoca medievale riportava appunto la situazione demografica della popolazione. È un documento essenziale al fine di ricostruire il benessere apportato da un relativo sviluppo piuttosto che un drammatico picco di mortalità dovuto a particolari contingenze, guerre, epidemie.
*** la Taxa Boccarum, o sale boccatico, è l’imposita salis, l’imposta sulle bocche fiscali istituita nella metà del Trecento dalle istituzioni comunali per assicurarsi entrate costanti e sicure.

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