Villa Smilea …e la storia del suo nome

Villa Smilea …e la storia del suo nome

di Giacomo Bini

febbraio 2013

Sul nome Smilea esistono due opinioni: la prima, tanto diffusa quanto infondata, è che derivi da sex milia in quanto la villa-castello sarebbe situata a sei miglia da Pistoia, la seconda, meno nota, ma basata solidamente sugli studi di toponomastica e di glottologia, è che il nome derivi dalla parola latina mausoleum, in quanto così si chiamavano i cippi posti al confine delle centuriazioni romane. La versione apparentemente più facile risulta, come spesso capita, la meno valida dal punto di vista scientifico. A diffondere la tesi che il nome della Smilea si spieghi con la sua distanza da Pistoia hanno contribuito voci autorevoli, come quella dello scrittore e linguista Gherardo Nerucci, che nelle sue Mescolanze di tradizioni popolari (1904) affermava: «La Smilea era così chiamata, con molta probabilità, dalla corrotta espressione latina “sex milia (ab urbe Pistorio)”». Anche Emanuele Repetti, nel suo Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana (1833-46) aveva rilevato che la villa si trova a sei miglia da Pistoia, creando implicitamente le premesse per l’associazione tra la distanza da Pistoia e il nome “Smilea”. Tale opinione in seguito fu data quasi per scontata, tanto da essere ripresa, senza riserve, anche nel 1967 nel volume Il patrimonio artistico di Pistoia e del suo territorio.

Eppure tale versione era stata smentita senza appello, già nel 1919, dallo studio fondamentale di Silvio Pieri Toponomastica della valle dell’Arno 1919, nel quale “Smilea” si fa derivare con certezza da “mausoleum”, che era il nome dato dagli agrimensori romani a certi cippi posti a delimitare le centurie, quei quadrati di 710 metri di lato in cui venivano divisi i campi. La trasformazione del nome “mausoleum” in quello di “smilea” attraversa le tappe intermedie di “musilieo”, “musilea” e infine “misilea”. Ne è prova tra l’altro, l’esistenza di una località di nome “Misleo” detta anche “Mislea” a Palazzuolo val di Senio. Da “misilea” si è poi passati a “smilea” a causa di fenomeni noti alla glottologia come la “sincope di seconda protonica” e la “metatesi regressiva”, che non sono nomi di malattie, ma di due processi linguistici le cui conseguenze sono l’eliminazione della seconda “i” di misilea che dà luogo a “mislea” e l’anticipazione della “s”, che viene promossa al rango di lettera iniziale, portando al nome definitivo di smilea. I romani mettevano un cippo al confine della centuriazione chiamati “termine” stabilendo per legge che «nessuno consapevolmente con astuzia maligna lo rimuova o lo dislochi altrove» (Lex Mamilia). A fare funzione di “termini”, a volte c’erano dei mucchi di pietre o delle fonti o sepulchra cioè aree funerarie o sacella cioè tempietti o, appunto, mausolea come quello da cui è derivato il nome della villa Smilea.

1 commento
  1. Navigando in rete sono incappata in questo articolo e nonostante sia datato ad almeno due anni e mezzo fa, correndo il rischio di non essere ascoltata, mi sento in dovere di fare una piccola precisazione per quel che concerne il concetto di “mausoleum”.
    Nell’articolo soprastante leggo: “…in quanto così chiamavano i cippi posti al confine delle centuriazioni romane…” e ancora ” …Smilea si fa derivare con certezza da mausoleum, che era il nome dato dagli agrimensori romani a certi cippi posti a delimitare le centurie…”
    Silvio Pieri, citato opportunamente nel presente articolo, alla voce “mausoleum”( pag. 349 del suo volume ” Toponomastica della Valle dell’Arno”) parla in maniera molto chiara: “mausoleum: che dagli agrimensori si disse de’ tumuli o monumenti a confine dei campi”.
    E’ bene evidente la confusione.
    Mi preme specificare che un mausoleo non è un cippo. I cippi in epoca romana potevano essere di diversi tipi : miliari, terminali e funerari. Quest’ultimo tipo poteva fungere da segnacolo vero e proprio per indicare nelle vicinanze la presenza di una tomba o anche di un mausoleo. Ma certamente non si trova da nessuna parte una tipologia di cippo chiamata mausoleum, il quale era un edificio monumentale a carattere funerario che deriva dal nome di un satrapo della Caria di IV sec.a.C., Mausolo , al quale la moglie dedicò una vera e propria tomba monumentale, in letteratura conosciuta come il Mausoleo di Alicarnasso. A Roma invece abbiamo il Mausoleo di Augusto, l’unico esempio di mausoleo nella città eterna ( per Adriano dobbiamo parlare di sepolcro) nelle vicinanze del quale per l’appunto sono stati
    trovati dei cippi che indicavano la presenza, nei pressi, del monumento dedicato al primo imperatore di Roma.

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