Agenore Fabbri – scultore e pittore di fama internazionale

Agenore Fabbri – scultore e pittore di fama internazionale

di Giancarlo Zampini

dicembre 2010

Il legame fra Agenore Fabbri e la città di Quarrata emerge appena si arriva in città da viale Montalbano, quando nell’avvicinarsi alla centralissima Piazza Risorgimento ci si trova davanti ad un grande monumento in marmo Bianco di Carrara. Due grandi fianchi che si alzano per alcuni metri interrotti da una lunga fessura di colore rosso sangue, davanti un uomo in bronzo,  braccia aperte, con in mano una colomba.

Il monumento, dedicato ai caduti di tutte le guerre, è opera di Agenore Fabbri nel 1990, maestro noto per l’espressività drammatica. La posa del monumento fu decisa dalla giunta comunale degli anni ottanta, capitanata dalla prima donna sindaco di Quarrata, Rosita Testai. Non possiamo fare a meno di evidenziare che il monumento ha fatto discutere molta gente, non per la sua bellezza, che è notevole, ma perché l’uomo in bronzo, con le gambe divaricate, che tiene sul palmo della mano la colomba, appare totalmente nudo. Il fatto di arrivare in città e trovarsi un péne davanti non è andata giù a tanti quarratini. Eppure, per dovere di cronaca, dobbiamo ricordare che il sesso, fino a pochi anni fa, gli italiani lo hanno scoperto attraverso le opere d’Arte, non perché lo abbiano imparato da qualcuno. Ma altre opere di Agenore Fabbri sono presenti sul territorio, l’ultima delle quali, l’opera permanente “Il Mito di Orfeo”, è stata inaugurata il 21 marzo 2010 presso il Polo Tecnologico.

Per l’occasione fu presentato anche il catalogo realizzato dalla Casa Editrice Gli Ori, grazie al contributo della Fondazione Banche di Pistoia e Vignole per la Cultura e lo Sport. L’opera dell’artista quarratino, seguendo un suo desiderio, viene così esposta a Quarrata, sua città natale, dopo che la stessa era stata conservata per tanti anni in un magazzino.

Si tratta di una grande terracotta policroma, misura sei metri per cinque, dal 1951 – dopo la Triennale di Milano – è stata esposta pubblicamente soltanto due volte: nel 1991 a Palazzo Sertoli a Sondrio e nel 1993 al Refettorio delle Stelline a Milano. Di proprietà del Comune di Quarrata, che l’ha acquistata nel 1998, l’opera si trova adesso posizionata in modo permanente presso il Polo Tecnologico, per far conoscere a tutti l’importanza di un lavoro e di un rapporto costruito negli anni fra Agenore Fabbri e la sua città. In una nota diffusa per l’occasione dal comune di Quarrata, si legge: Nel pannello l’artista descrive “Il mito di Orfeo”, una delle più affascinanti e suggestive favole mitologiche, come una metafora della violenza sull’uomo a cui non resta indifferente la natura, ricreandolo secondo la propria poetica, il proprio umore e le proprie inclinazioni. L’intero rilievo è attraversato da un richiamo profondo al momento che l’artista sta vivendo e a tutti i valori dell’uomo e della natura che sembrano essere minacciati nel periodo del lontano ’51, con la descrizione delle vicende di Orfeo che rendono ancora oggi attuale il messaggio che Agenore Fabbri voleva lanciare. Così anche la favola diventa un mito moderno, dei nostri tempi difficili, grazie ad un uomo-artista che ha saputo con la sua originalità esprimere l’integrità dell’esistenza e diffondere, in tutto il mondo, la speranza di riuscire a salvare il nostro pianeta.

Altre opere si trovano nell’appartamento della Contessa all’interno di villa La Magia. Uno spazio accoglie alcune foto dell’artista, delle piccole opere, fra le quali il modellino del monumento che si trova in Piazza Risorgimento e la colomba originale dello stesso, tolta dal proprio posto e sostituita con una copia essendo stata presa di mira più volte da vandali. Ma Agenore Fabbri si deve accostare per forza di cose ad un altro grande quarratino, Alfredo Fabbri, non solo perché portano in dote il solito cognome e sono ambedue artisti, ma perché cugini e vicini di casa per diversi anni presso la frazione di Barba. La separazione avvenne perché Agenore si trasferì preso Albisola in provincia di Savona, dove si formò alla pratica della ceramica, città dalla quale non sarebbe più tornato, dove mori nel 1998.

Note biografiche 

di David Colzi

Agenore Fabbri (Barba/Pistoia, 1911 – Savona, 1998)

Frequenta la Scuola d’Arti e Mestieri di Pistoia e viene ammesso all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel 1930 inizia a modellare e a cuocere terre e cinque anni dopo assume il ruolo di operaio modellista presso una manifattura di ceramiche in Albisola, dove lavora per circa un ventennio. Nel 1935 stringe una significativa amicizia con Lucio Fontana, destinato a influenzare profondamente la sua arte. Nel 1937 ottiene un discreto successo alla Nazionale di Napoli e negli anni Quaranta espone in mostre personali, non solo in Italia, ma anche all’estero (New York e Philadelphia). Solo nel 1947 la sua forte individualità si definisce nel segno di un’esasperata drammaticità, di un furore rabbioso espresso dalla modellazione convulsa e lacerata che dette alle sue terrecotte e quindi ai suoi bronzi. Le celebri sculture in ceramica o in terracotta e i quadri di Fabbri sviluppano spesso temi comuni a quelli di Fontana, arricchiti però anche da altre suggestioni, provenienti da un lato dall’arte di Marino Marini, Giacomo Manzù e Aligi Sassu e dall’altro provenienti dalle sperimentazioni del Gruppo Cobra, di Wilfredo Lam e di Roberto Matta. Dal 1962 si trasferisce a Milano. Il suo lavoro è di genere narrativo, con evidenti caratteri espressionisti e influenzato dalla plastica popolare che compare in molti lavori della Toscana. Nel secondo dopoguerra, influenzato anche dai recenti trascorsi, la sua opera si incanala verso un’esasperata drammaticità espressiva, dove spacchi nei materiali e giochi policromi rendono ancora più appariscente tale caratteristica. Il senso del tragico non è limitato solo agli esseri umani ma dilaga anche nel mondo animale rappresentato in combattimenti e risse con effetti tragici. Alla fine della sua vita Fabbri ritorna ad opere la cui intrinseca narrativa è collegata alla speranza.

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