Aldo Branchetti – Maestro di Roncola

Aldo Branchetti – Maestro di Roncola

di Carlo Rossetti

dicembre 2016

Incontriamo Aldo Branchetti in un pomeriggio di pioggia all’inizio di novembre. Nonostante il tempo influisca sull’umore, l’occasione è piacevole, perché Aldo è persona affabile, aperta e sorridente. Ci siamo recati da lui per vedere i suoi manufatti, bellissimi cestini, bruscole e cannicci, che una volta servivano per seccare i fichi. Lo fa semplicemente per passare il tempo, ora che è in pensione. E’ un antico lavoro artigianale che ha pochissimi esecutori, vecchi cestai in via di estinzione. Coloro che cercano di perpetuare la lavorazione, lo fanno soprattutto per non disperdere la tradizione, perché oggi l’agricoltura fa ricorso alla tecnologia, lasciando dietro di sé vecchi oggetti del mestiere.

La passione di Aldo per questo lavoro nasce da piccolo, quando il padre che faceva l’agricoltore, gli regala una bruscola utile per la raccolta delle olive. Per quegli insondabili motivi che fanno sì che un oggetto o un fatto rimangano nella mente di un ragazzo, lui è attratto e affascinato da questo e dentro di sé matura l’idea di costruirne uno. Un’idea che lo ha accompagnato sotterraneamente per tutta la vita, ma che non aveva trovato il momento di concretizzare fino a quando, andato in pensione, il pensiero si è rifatto vivo. Ed ecco che una decina di anni fa, Aldo si mette a fare quello che aveva sempre sognato.

Senza nessun tipo di insegnamento da parte di persona con esperienza nel settore, è riuscito a fabbricarne tantissimi ottenendo dei risultati veramente eccezionali. Può apparire a prima vista un lavoro facile, ma non è così. E un intreccio di fili che, se ben realizzato, deve avere uno sviluppo armonico e un’omogenea forma del cesto. Una volta ultimato deve essere così solido da sembrare costituito di un solo pezzo. La prima difficoltà nasce dalla scelta dei materiali; lunghi rami di castagno di medio spessore che abbiano un’uniformità in tutta la loro estensione e poi tralci di vitalba. Una volta in possesso del materiale, Aldo lo fa bollire e quindi può facilmente scortecciarlo per usarne l’anima. Tolta la buccia, sempre a caldo, lo mette in piega fino a ottenere la forma desiderata che servirà per costruire l’intelaiatura. Si tratta quindi di passare la vitalba fino a coprire tutta la superficie, operazione che richiede occhio e precisione. Pare quasi impossibile che un oggetto come questo, su cui abbiamo posato tante volte lo sguardo distrattamente possa a un’attenta osservazione, risultare invece di grande pregio artigianale. E Aldo Branchetti li costruisce con grande maestria, come fosse stato da sempre il suo lavoro. Ma nei suoi manufatti si riscontra qualcosa in più rispetto a quelli di una produzione di serie, perché nascono da una capacità manuale notevole, a cui si accompagna la passione che costituisce la vera cifra dei suoi lavori. Che sia veramente passione lo dimostra il fatto che lui non vende i suoi prodotti. «Se li facessi per vendere» dice «diventerebbe un lavoro, ma io intendo farlo per hobby».

E’ inutile fargli complimenti, esprimere giudizi positivi, perché lui scuote la testa in senso di diniego e non lo fa per un atteggiamento d’occasione, ma per una autentica modestia. Ad una parete della sua stanza di lavoro, campeggia una pergamena rilasciata da una non meglio identificata Università delle Scienze Boschive del Montalbano, in cui si certifica il suo diploma di “Maestro di Roncola”. La pergamena che ha tutti crismi per essere ritenuta vera, a un’osservazione più attenta fa capire che è il frutto dello scherzo di un amico, come Aldo ci conferma sorridendo con autoironia. Ad un’ennesima espressione di ammirazione, per dissimulare l’imbarazzo, stacca dal muro un piccolo ramo coperto in cima da un sacchetto; lo scopre e sull’estremità che termina a forcella, c’è un nido di uccello fatto a forma di uovo di Pasqua, con un foro sulla sommità e foderato all’interno con piume. Dice che è di un piccolissimo volatile con la coda lunga, il cui nome non ricordiamo. Tra l’altro, a parte la perfetta forma esteriore, è anche di discrete dimensioni. Mentre ci mostra il nido dice: «Se per me si sprecano tutte queste parole, cosa si dovrebbe dire di questo piccolo uccello?» La risposta ci spiazza e mentre ci fa riflettere apprezziamo Aldo ancora di più. Perciò, per quanto ci riguarda, al pari di un maestro d’ascia, noi lo consideriamo “Un Maestro di Roncola”.

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