Aldo Ferri – carabiniere, assicuratore… e nonno!

Aldo Ferri – carabiniere, assicuratore… e nonno!

di Marco Bagnoli

marzo 2013

La storia di una persona di casa è sempre un grande racconto, qualunque siano le vicende che l’hanno scandita; qualche volta, poi, le porte si aprono e ci accorgiamo che l’intera città potrebbe provare interesse, curiosità, stupore, per qualcuno che ha conosciuto negli anni e a cui vuole magari molto bene. La storia di Aldo è una di queste.

Aldo Ferri nasce a Pratovecchio, Arezzo, nel 1922, ai tempi in cui ancora si contavano le automobili che passavano. Si arruola nel corpo degli allora Regi Carabinieri nel 1942, assegnato a Roma e di lì a poco mobilitato in Albania; per Aldo la guerra finisce l’otto settembre del ’43, mentre è di servizio alle casermette del palazzo reale di Tirana: viene fatto prigioniero dai tedeschi e deportato in Germania, a Reims, Renania, e poi in Prussia. Nel 1944 viene liberato dagli inglesi, ma la felicità della nuova condizione si diluisce presto in diciotto interminabili giorni di pioggia, con poco o niente con cui ripararsi: per Aldo questo si traduce in una bronchite cronica, a promemoria che comunque tanti altri – quelli del fronte russo – sono incorsi in una sorte ben peggiore. A questo punto si verifica l’ennesima burla della guerra, quando i liberatori puntano i fucili e catturano i liberati, contropartita preziosa negli scambi di prigionieri; la nuova destinazione è di nuovo a nord, in Inghilterra stavolta: è il campo 76, che consentiva loro una libertà di 10 miglia. Inutile dire che la permanenza presso gli ex-nemici si rivela decisamente migliore del trattamento riservato dall’ex-alleato germanico: il campo di lavoro restituisce la minima soddisfazione di guadagnarsi una ritrovata dignità di uomini, e anche Aldo trova il suo daffare in una fattoria della zona, la “farma”, come la chiama lui, per un anno e mezzo. Potrebbe sembrare una trovata da cinematografo, ma nei campi degli inglesi il sabato sera si balla, c’è la musica, si sta assieme e si fanno nuovi incontri; la speranza nell’avvenire passa anche per il gusto denso di una buona birra.

Arriva il 1946 e per Aldo si approssima il ritorno: il viaggio fino al porto di Napoli sembra di nuovo la scena di un film, anche perché assieme a tutti gli altri c’è pure un tale Marcello, che allora non lo sapeva, ma sarebbe diventato Mastroianni. La guerra lascia dietro di sé una scia di morte e distruzione, un paesaggio desolante per i sopravvissuti e una concitata confusione nella vita di tutti i giorni. Per tre mesi Aldo si ritrova avvolto in questa incertezza, tra la possibilità di rientrare in servizio e quella di doversi reinventare da capo un modo di stare al mondo. Torna ad indossare la divisa a San Piero a Sieve, (dove si fidanza con Giuditta, che sposa nel 1950 a Castel Focognano, vicino Arezzo) poi a Montepulciano, e infine a Quarrata, dove termina la carriera nel 1962.

A questo punto della storia torna in ballo un tema di stretta attualità, quello dei soldi, che con vent’anni di servizio sono pochini per Aldo, e quello della famiglia, cresciuta nel ’50 e nel ’58 con la nascita di Ivo ed Emanuela. E chi se non un fratello, Loris, potrebbe farsi avanti per dargli una mano? Loris gli propone di andare a lavorare con lui, nel ramo assicurazioni; Aldo sulle prime resta poco convinto, di quel mestiere lì lui non ne sa veramente nulla, ma tenta comunque di studiarsi un po’ di carte, almeno per farsi un’idea. A Quarrata era molto conosciuto, e il lavoro di assicuratore richiede innanzitutto di guadagnarsi la fiducia del cliente – tanto meglio se sussiste un’affettuosa amicizia. Dopo sei/sette mesi di questa nuova e inaspettata vita, Aldo fa la conoscenza del maresciallo Bianchi, di Viareggio, anch’egli in congedo, che gli offre la possibilità, di lì a quindici giorni, di diventare agente generale di una compagnia assicurativa. Anche in questo caso la prudenza iniziale si scioglie in poco tempo e i quindici giorni diventeranno quindici anni, fino al definitivo ritiro nel 1978, complice anche qualche complicazione di salute. Nel frattempo, nel 1969, la famiglia si è ulteriormente allargata con la nascita di Emanuele. Aldo e Giuditta oggi fanno i nonni, sicuramente uno dei mestieri più belli del mondo, coronato da circa un anno dall’arrivo del piccolo Tommaso; i ragazzi grandi, Sara, Martina e Alice, cercano il loro posto in un mondo meno pericoloso, eppure ancora più incerto di quello di una volta. È Leonardo che segue la strada iniziata dal nonno nell’Arma dei carabinieri, e nel vederlo in divisa, coi gradi di maresciallo, anche per Aldo la carriera continua.

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