di Giancarlo Zampini
giugno 2011
Il tempo passa davvero velocemente: si è terminato la distribuzione di Noidiqua nei comuni di Agliana e Montale e con il mese di giugno è la volta di Quarrata. Da quando siamo usciti con il numero zero quattro anni fa, il mio desiderio in questa pagina a me riservata, è sempre stato quello di scrivere esclusivamente cose belle. Purtroppo la realtà ci impone di non dire “fesserie” ma essere sinceri; sarebbe davvero un peccato sprecare inchiostro e non approfittare di questa vetrina per esporre quello che realmente accade in questa città.
Questa premessa per sottolineare ancora una volta il brutto momento economico-produttivo che sta attraversando Quarrata, una situazione sottovalutata anche a livello provinciale e regionale… la realtà è molto peggio di quello che appare! Da sempre i comparti produttivi di Quarrata sono: il commercio e la produzione del mobile, il ricamo, il tessile e da alcuni anni il vivaismo. Ebbene, se tovaglie e biancheria se la cavano, così come i “pini, le magnolie ed i cipressi”, buio pesto per quanto riguarda il resto dell’elenco. Il tessile? Non c’è rimasto un solo telaio o una macchina da maglieria dato che sono diventate attività poco appetibili anche per i cinesi.
Commercio del mobile? Basta dare un’occhiata a Viale Montalbano; quella che era una delle strade più commerciali di tutta la Toscana è diventata uno squallore e la fanno da padrone le mostre di mobili chiuse o abbandonate assieme all’erba alta ai lati della strada, degna compare di qualche lampione che pende e dello sporco da ogni parte. La produzione del mobile? Meglio dire i mobili imbottiti, divani e poltrone, ma anche complementi d’arredo ed articoli vari. Se in tutta Italia c’è stato un piccolo segnale di ripresa, per Quarrata si può affermare solo il contrario; un aumento delle esportazioni del 3% o 4% sono barzellette dopo avere perso negli ultimi anni dal 20% al 40%, fino a dimezzare il fatturato. Il risultato è quello, appunto, delle aziende che stanno chiudendo mentre altre sono con operai in cassa integrazione: le più piccole raschiano il fondo del barile. Secondo il parere di persone autorevoli, i distretti del mobile, sia quello commerciale che produttivo, rischiano di sparire perché la strada imboccata porta a questa conclusione.
Come vedete non ci soffermiamo sui motivi che hanno portato a questa drammatica situazione, sarebbe troppo facile scagliarsi contro gli amministratori, commercianti ed imprenditori, associazioni di categoria: trovo opportuno, “salomonicamente”, dividere le responsabilità in parti uguali. Maggiore severità di giudizio comunque spetta alla politica, quella che governa e l’altra dell’opposizione perché ambedue si sono fatte trovare impreparate: la prima nel fare cose concrete, la seconda nel suggerire. Un vuoto iniziato oltre trent’anni fa che non ha mai dato segnali di recupero o lungimiranza, nemmeno con l’amministrazione di Sabrina Sergio Gori, alla quale va il merito di avere rifatto la piazza, ma anche di avere rinnegato la realizzazione dell’arredo urbano di tutto il Viale Montalbano, da Olmi agli ex macelli, come annunciato nel programma che la portò alla guida della città nel 2002. Sono passati 9 anni, a dire il vero un tratto di Viale Montalbano si è fatto, dagli ex macelli a Piazza Risorgimento ma si è aperto il cantiere due volte… perché alla prima era venuto male!