di Giacomo Bini
giugno 2016
In questo numero abbiamo dedicato la copertina del “Noidiqua il montalese” ad uno storico locale, Andrea Bolognesi, e abbiamo espresso il nostro giudizio fortemente critico verso la nuova intitolazione di sei scuole di Quarrata, perché a nessun istituto scolastico è stato assegnato il nome di un personaggio locale. E’ una linea giornalistica che vorrei spiegare, perché è legata all’identità stessa della nostra rivista. Il nostro titolo “Noidiqua”, voluto dal fondatore Giancarlo Zampini, indica inequivocabilmente la scelta di occuparsi di storie piccole o grandi di personaggi e luoghi della nostra terra.
La prima ragione di questa scelta è la gratitudine: «colui che guarda indietro, con fedeltà e amore, verso il luogo da cui proviene, paga il debito di riconoscenza per la sua esistenza».
La seconda ragione è la necessità di conoscere noi stessi, cosa impossibile se dimentichiamo o ignoriamo il «nido familiare». «La storia della nostra città è la storia di noi stessi. Le mura, l’ordinanza municipale, la festa popolare sono il diario illustrato della nostra gioventù e in tutte queste cose ritroviamo noi stessi, la nostra forza e il nostro piacere».
La terza ragione è sentirsi parte di una vicenda comunitaria e non solo individuale: «la felicità di non sapersi totalmente arbitrari e fortuiti, ma di crescere da un passato come eredi, fiori e frutti e di venire in tal modo scusati, anzi giustificati nella propria esistenza».
Siamo consapevoli tuttavia che in questo amore per le proprie radici si annida un rischio, che potremmo chiamare provincialismo o localismo, cioè l’atteggiamento di chiusura verso l’esterno, il diverso e il nuovo in nome di una venerazione per un’identità tradizionale e locale. In questo caso l’interesse per il proprio luogo d’origine, diverrebbe «cieca furia collezionistica» che odora di tanfo ed esclude l’aria fresca del presente e del mondo globale che ci circonda. Ma noi siamo certi di evitare questo pericolo, dando risalto continuamente alle tante novità in campo culturale ed economico che sorgono nella nostra terra e in particolare alla dimensione internazionale di molte attività e personaggi che pure sono “di qua”. Viviamo in un mondo globalizzato in cui ormai sentiamo vicini anche fenomeni ed eventi che accadono in continenti una volta considerati lontani ed oggi invece a portata di mouse o di smartphone.
La parola “qua” ha ormai un significato diverso da quello che aveva prima dell’avvento di internet. E’ facile sentirsi parte di comunità ad ampiezza variabile e dai confini indefinibili fisicamente, come quelle dei cosiddetti “amici” nei social-network. Ma quando ci presentiamo al mondo dovremo pur sapere e dire chi siamo. Altrimenti finiamo smarriti in un «cosmopolitico carnevale» di costumi e pratiche di vita diventando «spettatori peregrinanti» estenuati da un eccesso di informazione globale e incapaci di emettere un suono forte e pieno.
Tutti i testi citati tra virgolette in corsivo, sono tratti dalla Considerazione Inattuale di Friedrich Nietzsche intitolata “Sull’utilità e il danno della storia”.