di Massimo Cappelli
marzo 2024
A luglio dello scorso anno sono stato invitato dall’amico Luciano Ciardi, (per tutti “Il Diavolino”) al campo del A.S.D. Tavola Calcio ad una cena sociale. Oltre al buon cibo e all’ottimo servizio ho avuto l’occasione di conoscere molta bella gente: dirigenti, mister, giornalisti e altri che gravitano nel mondo del Calcio. Al mio tavolo eravamo una decina, e fu lì che conobbi il mister Armando Reggiannini. Confesso che essendo fuori da questo mondo non lo conoscevo. Oltre ad essere un professore di educazione fisica in pensione, Armando per tutta la vita ha allenato squadre di calcio fra le quali Juventus Tavola, Bagni di Lucca, Vaianese, Figlinese, la primavera della Pistoiese, il Pontedera, il Cuoiopelli; ha collaborando anche con D’Arrigo a Pisa, e infine la Massese e la Lucchese. Da molto tempo la Federazione, gli ha dato un incarico di responsabilità: è un osservatore delle squadre giovanili, ricerca e segnala i ragazzi più bravi da portare nelle nostre Nazionali partendo dalla under 16. Negli anni ha scoperto molti talenti che sono diventati dei nomi nel Calcio italiano. La carriera di calciatore di Armando ebbe inizio negli anni Sessanta proprio nell’A. C. Quarrata, il presidente di allora Arzelio Belli lo cedette alla giovanile della Juventus, da lì passò alla Reggina, al Pontedera, poi al Trapani, quindi al Lecce al Frosinone e al Montevarchi. Lo scorso settembre quando con l’Amministrazione comunale abbiamo portato Giancarlo Antognoni al Settembre Quarratino nell’ambito della Festa dello Sport, Armando era sul palco ed ha raccontato la sua storia quarratina. In quell’occasione parlò anche con Catia Belli, la figlia del suo vecchio presidente in una lunga e commovente conversazione. Oggi è con noi in redazione per rispondere a qualche domanda.
Raccontaci la tua storia di calciatore del Quarrata e l’esperienza alla Juventus.
«Ho iniziato a giocare nelle giovanili del Quarrata perché mio fratello giocava nella prima squadra, feci già qualche presenza nel Campionato ’63-’64. Nel Campionato ’64-’65 partii con la prima squadra e dopo poche domeniche Silvano Grassi mi dette la possibilità di giocare con continuità in Serie D. In quell’anno feci un provino per la Juventus a Civitavecchia e a Torino, segnalato da Luciano Moggi. Nello stesso anno giocai con la Nazionale Juniores ad un Torneo in Germania. Tra i compagni: Chiarugi, Prati, Petrini, Roversi e Niccolai. Nel Campionato 65-66 sono passato alla Juventus giocando per due anni il Campionato Juniores, l’attuale Primavera, con qualche presenza nelle partite amichevoli con la prima squadra allora allenata da Heriberto Herrera. A Torino vivevo nel pensionato con giocatori come Causio, Furino, Bettega, Maggioni e altri. Mia madre, nel darmi la possibilità di trasferirmi a Torino, volle da me la promessa che avrei continuato a studiare. E così ho fatto».
E dopo l’esperienza di calciatore? Raccontaci il tuo percorso.
«Finita troppo presto la carriera da calciatore a causa di un infortunio ad un ginocchio, iniziai a fare il professore di educazione fisica e mentre insegnavo all’Istituto Dagomari di Prato ebbi la fortuna di conoscere don Alberto Maggini che mi propose di allenare le giovanili della Juventus Tavola. In quel momento cominciò la mia carriera di allenatore arrivando fino alla Serie C (a Pontedera) e vincendo alcuni Campionati (il più bello quello con la Vaianese). Successivamente ebbi la possibilità di collaborare con allenatori in squadre Professioniste, proprio a Lucca conobbi e collaborai con il responsabile del Settore Giovanile dell’Italia, Mister Maurizio Viscidi, che mi dette l’occasione di entrare nella FIGC come osservatore per le squadre Giovanili, esperienza che porto ancora avanti e che mi fa lavorare con colleghi del calibro di Ferrara, Antognoni, Evani, Vanoli, Peruzzi, Toldo e tanti altri grandi ex giocatori».
Quali calciatori importanti hai scoperto per la Nazionale che poi hanno fatto carriera?
«In questi quattordici anni di incarico ho seguito e segnalato tanti giocatori: Bernardeschi, Rugani, Icardi, Chiesa, Mandragora, Sottil, Baldanzi, Kayode, Fazzini, Ricci e tanti altri. Con alcuni dei quali mi sento ancora con buona continuità e che incontro con la Nazionale Maggiore».
Come sono cambiate le Scuole Calcio dagli anni Sessanta? Dagli oratori e i campini della chiesa, ai metodi innovativi di oggi, intendo.
«Il sistema di preparazione di un giovane calciatore è completamente cambiato negli anni. Anche la valutazione di noi osservatori è cambiata completamente in quanto ci troviamo davanti ragazzini sempre più preparati sotto l’aspetto tecnico e tattico. Alcuni non ancora pronti per via del fisico (i “tardivi”) che vanno ben seguiti ed aspettati perché fanno intuire grandi qualità di tecnica e di fantasia. Abbiamo diverse Nazionali, dall’Under 15 all’Under 21, che si confrontano costantemente con pari età di Nazionali estere. Donnarumma, Bastoni, Chiesa, Scamacca, Frattesi, Barella quando sono arrivati a giocare con la Nazionale maggiore avevano già alle spalle tante presenze con le giovanili e relativa esperienza».
Ti ricordi un aneddoto legato a Quarrata?
«L’aneddoto che ricordo con grande piacere è quello legato al nostro Benito Bucciantini. Per lui ero “il bimbo d’oro” Lui, super tifoso del Torino, quando venne a sapere che Arzelio Belli mi aveva venduto alla Juventus ed io avevo accettato di andare a Torino, per un certo periodo fece fatica a salutarmi con la stessa simpatia di sempre. Poi, un giorno, mi volle abbracciare di nuovo e mi disse: – tu per me rimarrai sempre il bimbo d’oro –. Grande Benito».
Sono veramente contento di aver intervistato Armando Reggiannini. Sono anche sicuro che qualche lettore fra i più attempati se lo ricorderà, e grazie a queste pagine verrà proiettato indietro di oltre cinquant’anni, ai “tempi belli… del Belli” e della squadra in serie D. Nel ricordo di una Quarrata che non c’è più, ai tempi del nostro indimenticabile Benito.