di Daniela Gori
marzo 2016
Sono passati già oltre sessant’anni, da quando nel 1955 alcuni giovanotti con la voglia di divertirsi tirando quattro calci a un pallone, si ritrovarono a porre le basi per una squadra, il Valenzatico, che tutt’ora dà soddisfazione a chi vi milita e a chi la segue da tifoso. «Andammo porta a porta a farci dare qualche lira per comprare un pallone.» rammenta adesso Umberto Cirri, che fu uno dei primi calciatori, tre campionati vinti da mediano «La prima squadra è nata così, per divertimento».
Da allora, ne sono stati tirati di calci a quel pallone, ne sono state viste di partite, e in buona parte vinte. “Colpite tutto ciò che si muove a pelo d’erba: se è il pallone è meglio” è ancora il motto dell’Asd Valenzatico calcio, un motto che evidentemente ha funzionato molto bene. Proprio per questo, nel dicembre del 2015 la squadra, una delle più anziane della piana, ha fatto una grande festa per onorare il sessantesimo anniversario. L’Asd Valenzatico Calcio è una squadra dilettantistica che dopo aver militato per molti anni nei campionati Uisp ed aver raccolto discreti successi, nel 2013 è approdata al campionato Figc, partecipando a quello di 3° categoria provinciale. Per la stagione 2015/2016 la squadra disputerà il campionato nel girone della vicina provincia pratese composto da sedici club e al torneo della Coppa Toscana composto da venti squadre della provincia pistoiese.
La serata della festa rievocativa al circolo Mcl, ha visto il raduno di quanti in questi anni hanno militato nella squadra, dai veterani agli attuali giovani titolari. In molti si mettono a frugare nei meandri della memoria per raccontare gli aneddoti che fanno parte dei loro ricordi sportivi lontani o più recenti. «Negli anni ’70 eravamo le colonne portanti della squadra». dicono ridendo Sergio Biagini e Alessandro Favi, mediano di spinta l’uno, attaccante di fascia l’altro. «Alessandro è un re del fair play, una sola ammonizione in dieci anni» racconta Biagini «io invece sono stato allenatore mai esonerato in vent’anni: non c’erano sostituti!». E intanto ridono, sarà per l’allegria della serata che raduna tanti amici o sarà perché questa è la ricetta della longevità della squadra. Lo confermano Gianluca Mustacchio, che ne è stato anche il più giovane presidente e Roberto Cianchi, quello attuale: «I calciatori sono gli stessi ragazzi che frequentano il bar del circolo e giocano per fare un po’ di sport e passare il tempo condividendo questa passione. La squadra ha resistito per più di mezzo secolo proprio per la sua impronta amatoriale».
E davanti alla foto in bianco e nero della prima squadra del ‘55, la stessa che era stampata anche sulla cialda della torta per i sessant’anni, si rievocano altri episodi. Come quello del portiere preso in prestito dal Campotizzoro, che aveva un braccio ingessato e si levava il gesso per giocare; o quando un calciatore in un’amichevole portò anche il suo cane e lo legò al palo della rete. Cataldo Loiacono ricorda poi al microfono con nostalgia e gratitudine i quattro anni in cui, giocando nella piccola società, è stato capocannoniere. Ma accanto al ricordo delle tante partite vinte (come nel campionato del ’98-’99: sedici partite senza sconfitte) e delle cose buffe, c’è anche una vicenda di cui tutti vanno fieri: due mute complete sono state portate in dono alla squadra del Burkina Fasu, consegnate personalmente da Luisa, fidanzata di Mattia, uno dei calciatori più giovani, volontaria della onlus Shalom e dei progetti di solidarietà verso i paesi più poveri.