Benedetta Francini – grazia ed eleganza in punta di piedi

Benedetta Francini – grazia ed eleganza in punta di piedi

di David  Colzi

dicembre 2008 

Uno degli obbiettivi che ci siamo posti NOIDIQUA, è quello di portare all’attenzione dei quarratini quegli sportivi che tengono alto il nome della nostra città a livello nazionale. Anche in questo caso “abbiamo fatto centro”, andando ad intervistare una ballerina, che sebbene sia giovane, può vantare un curriculum che in pochi possiedono. Una persona umile nonostante i suoi numerosi successi, che ci ha parlato di un’intera vita… in punta di piedi.

Raccontaci in breve la tua carriera…

Ho iniziato a fare danza a sette anni, per seguire le mie compagne di classe. All’inizio frequentavo i corsi due volte a settimana, senza avere molte pretese: le cose sono cambiate a dodici anni, quando al Teatro Comunale di Firenze mi chiamarono per fare una piccola parte nella “Bella addormentata nel bosco”, dove venni notata da Frèderic Oliveri, che adesso è il Direttore della scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano. Fu lui a consigliarmi di intraprendere il mestiere della danza e di fare audizioni per entrare nelle scuole più qualificate. Così sono stata presa a quindici anni, alla scuola di danza alla Scala di Milano. Dopo quattro anni di esercizi, esami e studio, mi sono diplomata nel 2002 con titolo di “ballerina professionista e specializzazione in danza classica”. Poi sono entrata nel corpo di ballo del Teatro alla Scala, vincendo anche una borsa di studio per l’English National Ballet School. In quel periodo ho avuto anche la fortuna di lavorare all’Arena di Verona e al Teatro Comunale di Firenze. Mi sono poi dovuta fermare per un breve periodo, perché sono diventata mamma. Adesso lavoro alla Florence Dance Company, con sede al Teatro Goldoni di Firenze, dove interpreto quasi sempre ruoli di prima ballerina, avendo fra l’altro la possibilità di collaborare con coreografi che vengono da tutto il mondo. Infine a Settembre di questo anno ho fondato l’associazione sportiva dilettantistica “Studio Danza Benedetta”, che si occupa di danza classica e moderna: effettuo corsi sia nella palestra comunale di Carmignano, che al circolo ricreativo di Bottegone, Pistoia. Il motivo per cui ho iniziato anche ad insegnare è che mi piace poter coltivare nuovi talenti e vedere che le mie allieve si divertono… (sorride)

A proposito di talenti: tu quando hai capito di “avercela fatta”?

Sicuramente quando sono stata presa alla Scala di Milano. All’audizione, eravamo in cento cinquanta a partecipare ed io sono stata l’unica ad essere ammessa. In quel preciso momento ho capito che quella era la mia strada. La convinzione si è poi rafforzata quando sono riuscita ad arrivare alla fine degli studi: sono durissimi da affrontare. 

In questo percorso i tuoi familiari ti hanno sostenuto?

Tantissimo… anzi, quando ero a Milano ogni sera li chiamavo in lacrime dicendo che volevo tornare a casa e loro mi spronavano a rimanere lì senza perdermi d’animo. Tieni presente che a quindici anni non è così semplice vivere a chilometri di distanza dai propri cari. Soprattutto il primo anno è stato molto duro da passare e loro spesso mi venivano a trovare, per farmi sentire meno sola. La sfida più grande era l’estrema competizione che c’era tra compagne di corso e l’inflessibilità dei professori… come avrai capito in quegli ambienti non si fanno molte amicizie. Credo che scuole come quella aiutino a formare il carattere e questo può essere anche un bene.

Com’è il Teatro alla Scala di Milano, visto dal palcoscenico?

È un emozione indescrivibile! La scuola non è dentro il teatro, comunque io ho avuto l’immenso onore di danzare sul palco del Teatro Alla Scala anche durante l’ultima rappresentazione prima della chiusura per i restauri del 2001. Ricordo che gli spettacoli quel giorno durarono da mattina a sera ed io ero particolarmente emozionata, perché sostenevo anche ruoli di prima ballerina. È stato bellissimo anche quando ho danzato all’Arena di Verona, soprattutto perché contiene moltissimi spettatori e quella folla oceanica mette un po’ di soggezione.

Leggendo il tuo curriculum vedo che hai partecipato a molte rappresentazioni, quale ti è piaciuta di più?

Mi è piaciuto moltissimo lo Schiaccianoci con le coreografie di Nureyev. Ero nella compagnia del Teatro alla Scala e lo spettacolo venne fatto al teatro Arcimboldi di Milano, nel 2001. In quella occasione ho potuto danzare al fianco di professionisti del calibro di Roberto Bolle e Svetlana Zakharova. Invece da un punto di vista affettivo sono molto legata alla Bella Addormentata, perché è stato il primo balletto dove sono stata notata da qualcuno che mi ha consigliato di intraprendere questo mestiere.

Che consigli daresti ad una bimba che vorrebbe intraprendere la tua carriera?

Non consiglio sempre di intraprendere questa strada, perché come avrai capito da quanto detto finora, è un ambiente insidioso e ci vuole forza di volontà per continuare giorno per giorno. 

E tua figlia diventerà ballerina?

(sorride)… Ha già iniziato a fare danza. È  facile intuire che ha cominciato questa disciplina perché la faccio io: comunque nella vita lei farà ciò che più le piace e continuerà a ballare solo se negli anni non perderà la passione. Non la forzerò, anzi se vedrò che non è portata, sarò la prima a farglielo notare con la dovuta delicatezza. In questa disciplina non basta la volontà ma ci vogliono molte altre cose, per esempio doti fisiche: in questo io sono sempre stata molto avvantaggiata perché sono magra di costituzione senza bisogno di diete particolari. Per questo quando una ragazza o una bimba è incline ad avere un fisico robusto, le cose diventano più difficili. La tecnica si può imparare (anche se a certi livelli si richiede la perfezione), ma la natura non si cambia. Questo vale per chi vuol intraprendere la danza come mestiere: chi invece vuole dedicare qualche ora alla settimana a questa disciplina solo per divertimento, non ci sono particolari controindicazioni, l’importante è non illudere le persone, soprattutto se sono bambine o adolescenti.

La nostra pubblicazione si occupa di Quarrata; per te cosa significa questa città? 

Io sono molto legata a Quarrata, anche perché ci vivo insieme alla mia famiglia ed è qui che ho iniziato a ballare. L’unica cosa che mi dispiace e che da noi non si può usufruire di strutture comunali per consentire a tutti facile accesso allo studio della danza. È  vero, ci sono scuole che fanno spettacoli di danza anche di frequente, però manca una struttura di questo tipo. In questo momento insegno a Carmignano, in una palestra comunale appositamente allestita per la danza. È  singolare il fatto che una città come la nostra che ha molte scuole di danza e un teatro comunale non offra anche questo servizio al cittadino.  Noi continuiamo a sperare…

 

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