Casa Zanieri – un’abitazione autosufficiente

Casa Zanieri – un’abitazione autosufficiente

di Daniela Gori. Ph: Foto Olympia.

marzo 2016

A vederla da fuori può sembrare una casa qualsiasi, forse più recente come costruzione, forse con una linea più attuale. Ma già quando arrivi davanti alla porta, cominci a percepire un’atmosfera un po’ insolita per essere a Quarrata, precisamente a Santonuovo

Poi entri, e sarà per quei pavimenti e infissi chiari, quell’odore di aria pulita misto al profumo di legno d’abete che hanno certi arredamenti, ma già appena entri ti sembra di essere in una di quelle case dei paesi nordici, tipo Svezia o Danimarca. E infatti i padroni di casa sono persone appassionate di cultura scandinava, e hanno maturato questa idea proprio dopo i loro innumerevoli viaggi di vacanza nel nord Europa. Enrico Zanieri, ingegnere meccanico, la moglie Sandra Puccini, farmacista, con il loro piccolo Lorenzo, hanno quindi scelto di farsi costruire qui, in una frazione della piana pistoiese, una di quelle case che nelle regioni dalla Germania in su sono spuntate come funghi, anzi, come licheni. Case che sono definite “passive”, ossia autosufficienti dal punto di vista dell’energia elettrica e del riscaldamento.

Anche questa a Santonuovo infatti, come molte altre in Europa settentrionale, è alimentata dalla sola luce del sole, con un impianto fotovoltaico maggiorato, che occupa tutta la falda del tetto più esposta alla luce. L’impianto manda in funzione una pompa di calore che produce l’acqua calda e il riscaldamento e fornisce elettricità agli elettrodomestici della cucina (forno e piastra ad induzione). I nostri pionieri quarratini dell“autarchia energetica”, l’abitazione se la sono fatta costruire su un terreno edificabile di loro proprietà da una ditta altoatesina che realizza su misura case passive, portando sul luogo intere parti già prefabbricate e predisposte con tutti gli accorgimenti necessari. 

«Abbiamo impiegato tre anni per la progettazione e tre mesi per la realizzazione» dice Enrico con l’orgoglio di chi sa di avere fatto una scelta un po’ controcorrente ma che si è mostrata da subito valida ed efficiente «perché le pareti devono essere costruite a pannelli in ditta, e sono arrivate qui già con le prese di corrente e gli attacchi idrici fatti. Bisognava sapere già prima quindi dove volevamo mettere elettrodomestici, mobili, illuminazione». I termosifoni invece non sono un problema di ingombro dello spazio, perché non ci sono. «Sotto il pavimento c’è il sistema che deve riscaldare le stanze. Di questo tipo di costruzione nel nostro territorio se ne vedono pochissime, eppure il sole da utilizzare come fonte d’energia e le temperature meno rigide da noi in Italia dovrebbero essere un incentivo per fare questa scelta».

Nel progetto è stata considerata anche l’esposizione solare in modo che la casa sia riscaldata d’inverno quando l’incidenza dei raggi solari è bassa e non surriscaldata d’estate, quando il sole è alto e le pareti vengono protette dal porticato e dal pergolato. I locali che dovrebbero rimanere più freddi, come la dispensa e il ripostiglio, sono stati volutamente disposti a nord, che è anche la parte con meno finestre. «L’inerzia termica della casa (circa 14 ore di sfasamento)» spiega ancora Enrico «consente di lasciare il riscaldamento a pavimento acceso durante il giorno, ed avere una temperatura sopra i 20° fino alla mattina successiva: in questo modo il consumo energetico è ridotto e viene più che compensato dalla sovraproduzione durante le ore diurne. Inoltre recuperiamo l’acqua piovana in due cisterne da 5000 litri ciascuna che servono per l’acqua dei wc e per l’irrigazione, cioè quasi la metà dell’acqua utilizzata in casa. Adesso stiamo pensando ad una compostiera per i rifiuti organici»

Insomma, che si condivida o no, quella degli Zanieri è una scelta da ammirare, improntata al recupero e al riciclo, nell’ottica della sostenibilità che è la sfida per combattere il riscaldamento globale. 

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