di Carlo Rossetti
dicembre 2014
La casa di Zela è un immobile che fa parte dell’area protetta de “La Querciola”, un territorio di circa 120 ettari. Vecchia casa colonica ormai disabitata, fu donata al Comune di Quarrata dai proprietari, i fratelli Loris e Otello Banchelli. Per l’impegno, la costanza e la passione di Marco Meoni, ai tempi della cessione Assessore all’Ambiente, questa zona è diventata un luogo di grande interesse naturalistico.
Attualmente l’immobile ospita una foresteria e un’aula didattica per lezioni, ma soprattutto il museo della cultura contadina e degli antichi mestieri. Sono circa 6000 i pezzi che Ernesto Franchi ha collezionato nell’arco di circa 30 anni con un amore e una passione che non sono mai venuti meno. Oggetti che Ernesto ha trovato girando assiduamente i mercatini di tutta Italia e che ora, così disposti, formano un esauriente racconto di una civiltà del tutto scomparsa. Un insieme di reperti che prima di tutto danno la misura di quali fossero le condizioni in cui vivevano i contadini una volta.
Visitando il museo, è il nostro passato che riaffiora, nel quale qualcuno, non più giovane, può ritrovare anche la propria vita. Tanti gli attrezzi e gli oggetti più disparati esposti che evocano una memoria recente, un’identità rurale in cui molti di noi sono cresciuti. L’immensa varietà di pezzi ci ricordano la civiltà contadina, prima che venisse sopraffatta dal processo di industrializzazione.
Al visitatore non può sfuggire quanto sia stato faticoso il lavoro dei contadini, perché certi attrezzi, sono lì a suggerirlo, così come lo sforzo e il sudore che pare ancora di percepire, insieme agli odori e ai rumori della campagna. Sembra ancora di ritrovare le vecchie stagioni, il loro normale fluire, quando il rapporto dell’uomo con la natura era di perfetta armonia. Interi ambienti ricostruiti, quali la cucina, la camera ed altri, offrono l’opportunità di ritrovare gli oggetti riposti nel proprio ambito. Nella visita si scoprono strumenti mai visti prima d’ora, perché appartenenti ad altre zone; altri ormai dimenticati, riportano alla mente particolari momenti della vita di tutti i giorni. Le modeste condizioni economiche dei contadini e talvolta la miseria, come dicevamo, è testimoniata da tanti oggetti che ormai usurati dal tempo, sono stati via via riadattati e modificati, per poterli riusare e non buttare via. Una dimostrazione anche della capacità di ingegnarsi che la gente della terra ha sempre avuto.
Perciò è grazie a Ernesto Franchi se questo grande patrimonio della memoria si trova qui a nostra disposizione per consentirci, girandoci indietro, di rivedere il nostro passato, le nostre radici. Ernesto passa molto del suo tempo libero in mezzo alle sue cose del passato. Racconta di usi, mestieri e tradizioni, in un fluire ininterrotto di notizie e di annotazioni, sempre con quella passione che lo sorregge. Piano piano, vivendo in mezzo ai suoi reperti, ha finito per confondersi con essi.
Visitare La casa di Zela perciò non è soltanto un passatempo, ma un momento che può farci riflettere e in cui è possibile trovare, se vogliamo, anche l’aspetto poetico della vita dei campi.