di Marco Bagnoli
giugno 2013
Il nostro viaggio per le frazioni del territorio di Quarrata si appresta alla conclusione, dopo un lungo giro durato quasi cinque anni. Giunti a questo punto non potevamo però dimenticarci di quelle località “minori” che, per quanto meno determinanti sul piano degli accadimenti storici, sono comunque saldamente radicate nella vita vissuta di chi ci abita. È il mini racconto di casa nostra, insomma. Arrivando da Casini per la via Nuova, scavalcati il torrente Stella e il fosso Doganaia, raggiungiamo via Baccheretana, dove, tra l’Ombrone e i laghi della Querciola, ci attende Caserana. Caserana è infatti ricordata anche come Baccheretana ed è discretamente ancorata ai tempi passati, come testimonia la presenza dell’oratorio dedicato ai Santi Pietro e Paolo, comunemente noto come “il chiesino”: la costruzione dell’edificio originario risale al XIV secolo, mentre il suo pressoché totale rifacimento è del 1694 – vedi la lapide posta dietro l’altare – grazie al generoso aiuto prestato da una facoltosa famiglia del luogo, molto probabilmente i Baldi, che sulla riva dell’Ombrone avevano una villa.
Proseguendo per la serpeggiante via di mezzo, ci ricongiungiamo con via IV novembre, nei pressi della chiesa di Vignole nelle immediate vicinanze degli Olmi. Nei primi anni trenta, questa piccola località era ancora suddivisa in due distinti nuclei, fino alla definitiva unificazione in un unico centro abitato nel secondo dopoguerra; come per Casini, anche per gli Olmi si suppone l’esistenza di un originaria stazione di sosta lungo l’itinerario della Via Fiorentina, successivamente cresciuto come conseguenza della naturale aggregazione di altri edifici – un’area di ristoro per i cavalli adibiti al servizio postale, o al trasporto dei viaggiatori che qui potevano rifocillarsi, sorta indicativamente nel Settecento. Se a questo punto imbocchiamo la statale 66 in direzione di Pistoia, non mancheremo di vederci venire incontro il Barba.
In un documento del 1044 la località di Vignole, che esisteva almeno dal 1016, risulta confinante con una non meglio identificata “terra barbaritana” o “barbarica”; oltre a rappresentare, assieme a Vignole, uno dei pochi centri che si affacciano sulla Via Fiorentina ad avere delle quasi certe origini medievali – mentre, come abbiamo visto, altrettanto non si può dire di Olmi e Casini – il Barba rappresenta un’ulteriore conferma indiretta della presenza di gruppi invasori longobardi a cavallo tra alto e basso medioevo. Gli occupanti dell’allora inospitale piana, resa paludosa dall’Ombrone, avrebbero addirittura trasmesso i loro tratti germanici agli attuali residenti, mentre quelli della montagna sarebbero i custodi dei tratti latini, che all’epoca si ritirarono in alto all’avanzare degli stranieri.