di Serena Michelozzi
giugno 2020
Clarissa Rossetti, classe 1993, ha sempre avuto una spiccata curiosità per il mondo e per le lingue straniere, che, sin dai primi anni di scelta della sua formazione, le sono sembrate lo strumento più ovvio e più agevole per soddisfare la sua fame di conoscenza e di sapere, e per scoprire tutto ciò che poteva esserci al di fuori di Quarrata. Oltre quattro anni fa ha ottenuto la Laurea Triennale in Mediazione Linguistica Interculturale all’Università degli Studi di Bologna, con una specializzazione in inglese, tedesco e arabo. Durante il corso triennale ha imparato i fondamenti della traduzione e dell’interpretariato, che l’hanno preparata per la carriera da interprete di conferenza.
Dopo la laurea si è trasferita ad Amman, in Giordania, per seguire un corso intensivo di lingua e cultura araba, al fine di migliorare l’arabo. Il suo soggiorno ad Amman è diventato poi un percorso di quasi un anno durante il quale, non solo ha continuato gli studi di arabo standard e del dialetto levantino – parlato in Giordania, Libano, Siria e Palestina – ma si è anche avvicinata al mondo umanitario attraverso esperienze di volontariato nell’ambito dell’assistenza ai rifugiati dal Medio Oriente e dal Corno d’Africa, grazie all’organizzazione umanitaria italiana “Un Ponte per”. Dopo un anno e mezzo di collaborazione con questa realtà, Clarissa ha vinto due borse di studio della Columbia University e della Commissione Fulbright e si è trasferita a New York per un Master in Studi dei Diritti Umani.
Durante il Master – che qui è l’equivalente della nostra Laurea Magistrale – ha studiato principalmente le basi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, l’intersezione tra migrazione e sviluppo umano, la prevenzione delle atrocità di massa e le diverse strategie per conseguire giustizia per le vittime, e ha sviluppato un interesse particolare per gli organismi delle Nazioni Unite dedicati alla promozione dei diritti umani. «A febbraio mi sono laureata ufficialmente e ancora non ci credo! Rivivendo il mio percorso però devo anche ringraziare i miei straordinari genitori, che hanno sempre sostenuto la mia curiosità e mi hanno sempre incoraggiata a studiare, esplorare, e non accontentarmi mai» ci racconta Clarissa, che ha sviluppato la propria tesi di laurea intorno al lavoro dei Relatori Speciali del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nell’ambito della prevenzione delle atrocità di massa. «I Relatori Speciali» ci spiega Clarissa «sono un particolare organismo del Consiglio per i Diritti Umani, con sede a Ginevra. Trattasi di esperti di diritti umani con un mandato tematico e geografico, il cui lavoro è principalmente quello di investigare sulle eventuali violazioni dei diritti umani da parte degli Stati Membri e di collaborare con questi ultimi per rafforzare le capacità nazionali di protezione».
La nostra studentessa ha iniziato ad interessarsi a questo organismo e ha ricercato le loro interazioni con il Consiglio di Sicurezza a New York, trovando casi in cui i Relatori Speciali avevano portato all’attenzione del Consiglio di Sicurezza delle gravi crisi imminenti nel tentativo di suscitare l’attenzione degli Stati Membri. Partendo da questi esempi, nella propria tesi ha analizzato non solo le loro potenzialità, ma anche le sfide inerenti al loro lavoro attraverso l’analisi di documenti dagli archivi ONU. Grazie a numerose interviste con esperti del settore, ha dunque cercato di fornire una propria conclusione sulle modalità e sul ruolo più adatto nell’ambito della prevenzione delle atrocità di massa. Attualmente Clarissa si trova a New York e lavora con IOM (International Organization for Migration): il lavoro nell’ambito della giustizia transnazionale, svolto con l’organizzazione a Ginevra, è continuato nella Rappresentanza IOM alle Nazioni Unite, trasferendosi poi all’unità di Affari Umanitari, Pace e Sicurezza. «Il nostro lavoro all’Unità» ci spiega Clarissa «è principalmente quello di sostenere il Dipartimento di Operazioni ed Emergenze al quartier generale di Ginevra, riportando e analizzando ciò che viene discusso al Consiglio di Sicurezza o all’Assemblea Generale ONU, affinché l’organizzazione possa intervenire al meglio nelle emergenze che stiamo seguendo». Il suo sogno è difatti quello di continuare a lavorare nel settore umanitario e di cercare di ottenere una posizione nel campo, tornando in Medio Oriente o spostandosi in Africa, in particolare nelle regioni del Sahel o del Corno d’Africa. Allo stesso tempo sogna un giorno di poter lavorare con l’Alto Commissariato per i Diritti Umani, OHCHR, offrendo il proprio supporto alle missioni esplorative.
«I miei studi mi hanno fornito una lente diversa che cambia tutto quel che osservo, mostrandomi quante mancanze possono esserci in un decreto legge, in un articolo sul giornale, in un servizio pubblico che non funziona. I diritti umani non sono nozioni astratte, ma codici incisi in trattati internazionali, firmati dagli stati che hanno per primi la responsabilità di rispettarli e prevenirne le violazioni con ogni mezzo. Il modo più efficace però è costruire società in cui questa responsabilità può tradursi a livello individuale, usando l’educazione, i mezzi d’informazione, la legge per assicurare che ognuno svolga la propria parte per proteggere i diritti dell’individuo; e soprattutto, che ognuno sia in grado di accorgersi e chiedere giustizia quando i diritti non vengono rispettati – non solo i propri, ma anche quelli degli altri. Per questo credo sia importante informarsi sul concetto di diritti umani e capire non solo come le nostre autorità possono garantirli a noi, ma come noi possiamo rispettare quelli degli altri» conclude Clarissa.