I maratoneti dell’arte: alla rincorsa del Barocco

I maratoneti dell’arte: alla rincorsa del Barocco

di Carlo Rossetti

giugno 2013

Tagete è un’associazione culturale che non ha bisogno di presentazioni. Da tempo promuove e organizza gite, conferenze, iniziative varie, che abbiano come fine la conoscenza e la divulgazione dell’arte. Alla guida ci sono Ketty Barni, Daniele Franchi e Bianca Pinzi tutt’e tre laureati in Storia dell’Arte. Una delle ultime iniziative di Tagete, è stata una gita a Roma alla scoperta del Barocco. Anche noi eravamo presenti e quindi possiamo riferire quanto la giornata sia stata bella nel suo insieme. Il tempo, accantonati momentaneamente i suoi capricci, ha dato il modo di spostarsi a piacimento, senza la complicità dell’ombrello. Roma, ricalcando un luogo comune, per quanto “caciarona”, intasata dal traffico e chiassosa, riesce a offrire a ogni piè sospinto una bellezza prepotente, un fascino che mai si sopisce. Come certe signore in là con gli anni ma pur sempre seducenti. Un esempio: Virna Lisi. Su tutto ciò aleggiavano gli spiriti del Bernini e del Borromini, i quali c’è da immaginare quanto fossero irritati per essere evocati anche la domenica, giorno festivo per tutti i mortali. Almeno anche per loro sarebbe giusto un turno di riposo.

Nonostante il pieno soddisfacimento di tutti, tranne che per le insalate a 20 euro di piazza Navona, ci permettiamo di fare qualche considerazione e dare alcuni suggerimenti, per migliorare le prossime iniziative, ma così, diciamo, per passare il tempo.Prima di tutto, per quanto la cosa possa essere marginale, la gita avrebbe dovuto chiamarsi “Alla rincorsa del Barocco”, tanti sono stati i freneteci spostamenti che di conseguenza hanno fatto scoprire la vera  natura della gita. Infatti non è soltanto legata all’arte, ma proprio per certe sue caratteristiche diventa una gita “culturalpodistica”. Sarebbe bene perciò informare i partecipanti al momento dell’iscrizione, dei possibili chilometri da percorrere a piedi, come in questo caso. Così l’iscritto potrà con notevole anticipo sulla data dell’evento, provvedere a fare un allenamento che gli possa consentire un’agevole percorrenza. Non sarebbe male nemmeno, vista l’età media dei gitanti, quasi tutti “diversamente giovani”, avere al seguito un massaggiatore che possa, al momento opportuno, intervenire su polpacci, tibie e calcagni, in maniera da ridare tono e fiducia agli arti.

Oppure si potrebbe a metà percorso, pensare a un “tagliando” generale, sistemando sui gradini di una chiesa, uno accanto all’altro i soci. Altra cosa da fare è quella di mettere un limitatore di velocità alle guide, le quali, vuoi per la conoscenza della città, vuoi per l’età o l’allenamento, infliggono enormi distacchi alle retroguardie. Il signore della mattina che conduceva uno dei due gruppi di cui anche noi facevamo parte, aveva un passo tale che avrebbe dato del filo da torcere anche a Dordoni o Zatopek, indimenticabili olimpionici della marcia. Un altro suggerimento è quello di dotare il capogruppo di un’apposita asta che svetti al di sopra delle teste, per consentire ai ritardatari di conoscere la direzione del corteo. Si potrebbe pensare anche a un lampeggiante e a un segnale acustico da mettere sulla sommità, a mo’ di gazzella dei Carabinieri, ma la cosa potrebbe denunciare un certo provincialismo e la voglia di mettersi in mostra a tutti i costi. Meglio non farne di nulla. Se ne vedono molti di gruppi con ombrellini multicolori in cima alla fila, che servono soprattutto, quando il traffico è intenso come a Roma, a evitare che  la visita iniziata nel proprio gruppo, finisca senza rendersene conto in quello di chiassosi giapponesi. E’ vero che a suo tempo anche Tagete fu dotata di idoneo attrezzo acconcio alla bisogna, ma forse avrebbe dovuto portare la firma di un Arnaldo Pomodoro o di un Palladino per essere preso in considerazione. Si aggiunga poi l’aspetto folcloristico a farne decadere l’adozione, essendo ritenuto un accessorio più adatto a compagnie con intenti gastro-ricreativi più che artistici. Altrettanto vero è che il trasporto diventerebbe per la guida ingombrante e faticoso. Ma anche a questo può esservi un rimedio con l’utilizzo di una spalliera porta-asta che, collocata sulle spalle della guida, non avrebbe più problema alcuno.

Diciamo questo perché nella gita in questione, trovandoci quasi sempre indietro, facevamo affidamento sulle nuche dell’architetto Cacioli e di Franco Benesperi, che essendo i più alti, erano per noi quello che il faro è per i naviganti.  In più di un’occasione abbiamo vista anche la Ketty panoramicare tra la gente con lo sguardo smarrito, avendo perso anche lei il bandolo della matassa. E dato che ci siamo vorremmo sottolineare una cosa, forse la più importante, che è il disbrigo delle “liquide urgenze”. Anche nella gita di Roma ci sono state lunghe attese, “vesciche scalpitanti”  e ritardi sulla tabella di marcia. Allora perché non adottare un semplice oggetto che potrebbe risolvere il problema? Ci siano perdonati l’argomento e i relativi dettagli. Si tratta di realizzare un cilindro di stoffa o di altro materiale morbido, di 60/70 centimetri di diametro, fissato agli estremi a due cerchi metallici, munito di asta retrattile per sostenerlo,che possa quindi chiudersi a soffietto per il facile trasporto. Appena c’è un’ “istanza idraulica”, ovunque ci troviamo, basterà mettersi da una parte, infilare dalla testa del richiedente il cilindro fino a farlo scendere a terra, così da nasconderlo agli occhi dei passanti. La disinvoltura, la noncuranza e la copertura degli altri, faranno sì che nessuno si accorga di nulla. Volendo eliminare l’effetto rivolo, che immancabilmente si verificherebbe, basterà che l’occupante indirizzi il tutto all’interno di un sacchetto, che potrà eliminare con il primo cassonetto che incontrerà.

L’oggetto potrebbe chiamarsi “Pissier pret-a-porter o en plein air”, quest’ultima dizione come omaggio all’Impressionismo e quindi in perfetta sintonia con la natura di Tagete. Per ultimo, proprio per fare le cose alla grande, incaricare un addetto al rifornimento che a metà percorso, passando, consegni un cestino in cui trovare integratori, succhi, biscotti e banane per continuare la marcia. Come in una corsa ciclistica. Così facendo le iniziative di Tagete, con Ketty, Bianca e Daniele, insostituibili “nocchieri”, non avrebbero nulla a che fare con altre dello stesso genere e l’Associazione potrebbe fregiarsi del marchio di qualità come le mele della Val di Non.

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