In sala d’attesa dal veterinario

In sala d’attesa dal veterinario

di Carlo Rossetti

settembre 2013

Tempo addietro abbiamo raccontato quanto è possibile ascoltare nella sala d’aspetto dei medici in attesa del nostro turno; ora, la curiosità, ci ha portato in un ambulatorio veterinario per conoscere gli argomenti oggetto di intrattenimento tra le persone in attesa insieme ai loro amici a quattro zampe. E’ per rispettare la “par condicio”, visto che gli animali fanno parte della nostra vita quotidiana, inseriti ormai a buon diritto nel nucleo familiare.

La prima cosa che si apprende è che le più svariate patologie, che ritenevamo appannaggio umano, si manifestano anche negli animali, sì da far pensare che  la convivenza con l’uomo, abbia  finito per modificare il loro stato di salute. Prima, specialmente il gatto, abituato a vivere fuori della casa, nelle aie e nei cortili, dopo un’esistenza più o meno grama, moriva senza che nessuno sapesse nulla della sua salute. Perciò fa una certa impressione una signora con un micio nero nella gabbietta, che si lamenta perché nonostante le cure non riesca ad abbassare il diabete del proprio gatto. «Si immagini che ora» dice rivolgendosi alla signora accanto «in questo momento ha dei valori superiori a 280.» «Eh! lo so» risponde l’altra- «con le bestie c’è molto da fare e da soffrire, guardi il mio», indicando un certosino grigio mogio mogio, accucciato nella gabbia, «è tre giorni che ha il catetere perché non riesce a urinare».

Un signore con il cane a guinzaglio è lì perché da diversi giorni il suo amico ha smesso di mangiare e non sa rendersi conto del perché. Comunque si vede che è molto preoccupato e aspetta con ansia di conoscere il parere del veterinario. «Dovete capire, è 12 anni che è con noi, è come uno di famiglia». I presenti manifestano tutti la loro comprensione e l’uomo che si sente compreso, sembra trovare un certo sollievo. E così, tra patologie renali, disturbi di fegato e disappetenze, si cambia discorso e si passa a descrivere le qualità di ciascuno animale. Dal gatto che riesce ad aprire le porte senza che nessuno glielo abbia insegnato, a quello che sveglia al mattino uno della famiglia, ma lui soltanto, al cane che riconosce dal motore la macchina di famiglia, quando ancora è distante da casa, al cane che all’ora della girata giornaliera si presenta davanti al proprio padrone con il guinzaglio in bocca per sollecitarlo a uscire e via dicendo.

Poi l’argomento si sposta su un terreno più arduo, in cui le opinioni divergono introducendo la domanda: é meglio il cane o il gatto? Qui finisce l’acquiescenza, la reciproca considerazione e scatta in ciascuno l’orgoglio dell’apparteneza alla propria categoria di animale. I sostenitori del cane giocano le loro carte sull’intelligenza che gli viene riconosciuta, sulla fedeltà assoluta e su tanti altri pregi, mentre quelli del gatto propendono per la superiorità del micio, attribuendogli quello spirito di libertà per il quale non si lascia imporre la volontà di nessuno, a differenza del cane che ritengono succube dell’uomo. E di questo passo il discorso potrebbe continuare all’infinito, ma poi, in nome del comune unico denominatore, l’affetto verso gli animali, le due parti convengono che la distinzione non ha senso e che l’importante è amarli, per quanto sono in grado di offrirci. C’è pure chi al ricordo della perdita recente del proprio animale si commuove ancora. Può sembrare eccessiva questa partecipazione emotiva, ma è qualcosa in cui non c’entra la ragione. Anzi, va letta positivamente come il frutto di una spiccata sensibilità, che però andrebbe riservata pure ai nostri simili. E’ così, per il nostro atteggiamento, che gli amici a quattro zampe hanno finito per dividere la loro vita con la nostra. Ci preoccupiamo di farli mangiare in maniera appropriata e ricercata, potendo contare su un’industria che produce soltanto cibo per loro e dormire, in molti casi, anche con noi. Forse per questo hanno finito per assomigliarci anche nelle patologie per le quali vengono curati, con l’ausilio dei nostri farmaci.

Premesso tutto questo, c’è qualcosa però in cui non ci assomigliano affatto, perché i rapporti tra cane e gatto, una volta di reciproca intolleranza, si sono piano piano stemperati fino a farli diventati amici, a differenza di noi che nei confronti del prossimo non siamo sempre concilianti e ben disposti. Anzi. La pace raggiunta fra cani e gatti non è soltanto dovuta all’opportunità che hanno avuto di crescere insieme. C’è una ragione più profonda. Gli animali hanno una saggezza istintiva che l’essere umano, nonostante la ragione, non possiede. Se ce l’ha, l’uomo, finisce col comprometterla con il proprio egoismo. Gli animali invece, osservandoci, hanno capito che dovevano fare il contrario di noi e hanno cominciato ad amarsi, dandosi una “zampa” a vicenda in caso di bisogno. Cosa che difficilmente noi faremo. Proprio per distinguerci da cani e gatti.

Loro ci insegnano e noi dovremmo imparare.

Scrivi un commento

Per pubblicare un commento devi primaautenticarti.

Social Network

facebook

 
Help & FAQ

Se ti occorre aiuto consulta le "domande frequenti (FAQ)"
Frequently Asked Questions (FAQ) »

Contatti

Telefono: + 0573.700063
Fax: + 0573.718216
Email: redazione@noidiqua.it