di David Colzi
giugno 2019
E’ passato qualche anno da quando ci siamo occupati per la prima volta di Villa Nesti; era esattamente il 2013 e in quell’occasione raccontammo la storia della sua ultima proprietaria, la signorina Serafina Nesti. In conclusione del pezzo, si accennava al fatto che, alla morte di Serafina nel 1967, l’immobile andò in eredità alla amate suore di Iolo, con la precisa indicazione che venisse utilizzato per fare qualcosa rivolto verso gli altri, verso i bisognosi. La nostra storia riparte dal 2006, quando la villa è stata data in gestione alla Fondazione Opera Santa Rita, una Onlus privata promossa dalla diocesi di Prato, che accoglie una comunità di autistici. Noi siamo andati a dare un’occhiata, sicuri del fatto che tanti quarratini non sapranno nulla di questa interessante realtà, soprattutto perché la Onlus e quasi tutto il personale non sono… di qua.
La struttura è un “privato sociale convenzionato” e ospita 18 adulti, uomini e donne, in età compresa fra i venti e i quarant’anni, tutti affetti da autismo. A Villa Nesti sono arrivati tramite la ASL, dopo un’attenta valutazione multidisciplinare, e tutti hanno alle spalle una propria famiglia che, per vari motivi, ha scelto di inserire il proprio caro in questa comunità alloggio. Comunque sia i parenti sono una presenza costante nelle vite di queste persone, e soprattutto il fine settimana diventa un momento in cui le famiglie si riuniscono. Importante è anche il rapporto continuo con il personale dello stabile, che coinvolge i parenti sia nei percorsi singoli, sia nei progetti di gruppo. Ma la particolarità che rende quasi unica nel suo genere questa comunità, è che le persone vi abitano in maniera stabile, anziché sostare periodicamente all’interno di un percorso di rotazione in più strutture. C’è solo un posto vacante, il diciottesimo, messo a disposizione per la ASL di Prato in regime di temporaneità, al fine di assorbire una persona per volta che ha necessità di sostare per un periodo limitato. Questo metodo ha permesso al personale di instaurare un rapporto duraturo con gli “ospiti”, sopperendo quotidianamente alle varie limitazioni che l’autismo comporta, così da consentire a molti di loro una buona qualità di vita, fermo restando che, dall’autismo non si guarisce, e che talvolta si hanno delle regressioni, magari solo momentanee. Sempre per sgombrare il campo da equivoci, va detto che Villa Nesti non è una struttura riabilitativa, ma è una “comunità alloggio protetta”.
Il centro è diviso in due blocchi: la “casa azzurra” e la “casa gialla”, in modo da raggruppare le persone in base alla loro autonomia. Ogni gruppo ha quindi il suo programma giornaliero di attività, regolato sulle proprie competenze; ciò permette al personale medico e ai volontari di offrire più prospettive di intrattenimento e di interazione. Si tratta di un metodo innovativo, che però, di fatto, crea due comunità comunicanti, con tutte le difficoltà di gestione che comporta. Tuttavia, ci fanno sapere quelli dello staff, i risultati ripagano. Insomma per tutti la parola d’ordine è “vivere”, senza creare più isolamento di quanto l’autismo già non comporti. Con questa filosofia, i ragazzi fanno attività che li porta all’esterno della villa e fuori; alcuni ad esempio, contribuiscono a coltivare un bell’orto che si trova intorno alla struttura, oppure danno una mano in serra.
Questa è stata acquisita tramite una donazione e si estende su un’area di 300 metri quadri. Particolarmente attrezzata, si climatizza ed area automaticamente senza premere alcun bottone, ed è in grado di aprire e chiudere la struttura, così da soleggiare o oscurare. E’ talmente funzionale da essere usufruita anche da altri ragazzi disabili che ruotano attorno all’Opera Santa Rita, così da creare una piccola catena di montaggio che produce ortaggi per l’autoconsumo. Oltre alle verdure, da quest’anno, si sta cercando di produrre piante ornamentali. Sul versante della coltivazione c’è poi una bella collaborazione con Alia – servizi ambientali (il gestore dei rifiuti per la Toscana centrale) che ha donato a Villa Nesti del compost per incrementare il riciclaggio della materia organica. Non mancano poi i laboratori per i ragazzi, come quello di pittura, che ha consentito nel tempo di organizzare mostre in giro per la Toscana; visitando l’interno delle due “case”, si possono tutt’oggi ammirare alcune opere pittoriche realizzate negli anni. Non manca neanche un laboratorio di cucina, dove talvolta vengono preparate delle merende, che poi i ragazzi portano ad altri ospiti delle strutture dell’Opera Santa Rita. D’altronde quella del Catering è una delle attività svolte per aiutare la socializzazione. Nel tempo ne sono stati fatti diversi per eventi organizzati.
Invece per lo svago c’è una palestra con attrezzi donati dal centro fitness “Serendip”di Prato, con il quale c’è un rapporto costante di collaborazione. Stretti sono i rapporti anche con il CGFF (Centro Giovanile Formazione Sportiva), con cui sono stati attivati diversi corsi di attività fisica; disponibilità è arrivata inoltre da centri quali “H2sport” di Pistoia e “Timeout” di Prato, per usufruire delle loro piscine.
Quindi, a conti fatti, Villa Nesti è semplicemente una casa per queste 18 persone, e per gestire tutti gli aspetti della vita quotidiana, gli ospiti hanno una loro agenda organizzata per immagini, che ricorda loro tutto quello che c’è da fare, in modo da non creare momenti d’ansia; è il cosiddetto “Modello Teacch”. Partendo da queste facilitazioni, gli ospiti hanno persino piccoli momenti di autonomia: ad esempio c’è chi apparecchia (aiutato dai colori e dalle targhette), chi carica e scarica la lavastoviglie, chi aiuta il personale a sistemare le camere e altri ancora vengono accompagnati a fare la spesa.
Infine, approfittando di questo spazio, gli amici di Villa Nesti informano i nostri lettori che sono ben disposti ad aprirsi verso associazioni quarratine per valutare assieme a loro, percorsi da fare in compartecipazione. Oppure, per gli studenti, c’è la possibilità di fare tirocini di vario tipo e periodi di servizio civile. A riguardo, ci dicono dallo staff, una mano in più farebbe comodo, perché in pochi se la sentono di affrontare il mondo dell’autismo, che mette a dura prova, al netto di ogni preparazione teorica, e nonostante che vengano fatti continui corsi di aggiornamento, interni ed esterni alla struttura. Invece, se qualche privato vuole dare un aiuto economico a questa bella realtà, può semplicemente ordinare delle bomboniere per le proprie ricorrenze, in quanto i ragazzi le realizzano su ordinazione e con i proventi si autofinanziano.
Adesso, cari lettori, fate la vostra parte!