Natale: favole e verità

Natale: favole e verità

di Massimo Cappelli

dicembre 2016

“Sì, Virginia! Babbo Natale esiste”. Potrebbe sembrare un’affermazione fatta per rassicurare la Sindaca di Roma, in risposta ad una sua ingenua domanda, ma non è così. 

Si tratta, invece, di una bella storia che ci arriva da molto lontano; una di quelle storie che rimangono indelebili nel tempo poiché ancorate ad un immaginario collettivo. La frase Yes, Virginia, there is a Santa Claus, dal 1897, in America, è diventata, oltre che un modo di dire legato al clima natalizio, un’espressione di uso comune per far capire agli interlocutori che qualcosa di apparentemente impossibile esiste davvero. È un aneddoto legato ad una bambina di otto anni, Virginia O’Hanlon, che si confidò con il padre a causa del suo dubbio sull’esistenza di Babbo Natale trasmessole da qualche amichetto. Il babbo, per dissuaderla, le consigliò di scrivere al New York Sun, uno dei più autorevoli quotidiani conservatori della New York di allora. La sorpresa fu che le risposero davvero con un meraviglioso editoriale che riuscì a soddisfare le sue aspettative di bambina e che, al contempo, indusse gli adulti a riflettere, come deve fare ogni editoriale degno di chiamarsi tale. Fu il veterano Francis Pharcellus Church, a rispondere a Virginia in “spalla” ad una pagina interna. Da questi pochi passaggi del pezzo già si può intuire il senso della risposta. (…) Le cose più vere del mondo sono proprio quelle che né i bimbi né i grandi riescono a vedere. Hai mai visto le fate ballare sul prato? Naturalmente no, ma questa non è la prova che non siano veramente lì. Nessuno può concepire o immaginare tutte le meraviglie del mondo che non si possono vedere. (…) Ma è tutto vero? Ah, Virginia, in tutto il mondo non esiste nient’altro di più vero e durevole. Nessun Babbo Natale? Grazie a Dio lui è vivo e vivrà per sempre. Anche tra mille anni, Virginia, dieci volte diecimila anni da ora, continuerà a far felici i cuori dei bambini. Ancora oggi, dopo centoventi anni, la risposta a Virginia resta un capolavoro giornalistico preso ad esempio da editorialisti di tutto il mondo.

Sono partito da questa bella storia per dare a questo Concludendo il tema della favola, anche visto l’avvicinarsi del Natale che una favola lo è di per sé. Ma oggi di favole se ne scrivono ancora? Certo! Sono scritte sui quotidiani, ogni giorno, o interpretate nei telegiornali e nel teatrino della politica, solo che la morale è nettamente cambiata, addirittura capovolta. I lupi, per esempio, si candidano alle elezioni americane e corrono, non per raggiungere la casa della nonna, ma per occupare la Casa Bianca. I buoni e i cattivi non riusciamo più a classificarli a causa della loro comunicazione scaltra, falsa e manipolatoria. L’isola che non c’è sicuramente esiste da qualche parte del mondo: è il paradiso fiscale di imprenditori senza scrupoli ed evasori di tasse. 

“Per fortuna-purtroppo” (per usare il famoso ossimoro di una bellissima canzone di Giorgio Gaber) abbiamo vissuto, chi più e chi meno, decine di anni nel benessere. L’agio e l’indipendenza economica ci hanno sicuramente migliorato l’esistenza, ma ci hanno anche reso drammaticamente soli, poiché hanno drasticamente ridotto due grandi valori come la solidarietà e la condivisione. Spero di sbagliarmi, ma, da tempo, ho la sensazione (questa è un’idea mia, intendiamoci!) che ci riapproprieremo di questi valori soltanto dopo aver attraversato un periodo tremendamente brutto. Per adesso, che purtroppo stiamo ancora recedendo sul piano economico, rischiamo di ritrovarci più poveri e più soli.

Forse è meglio tornare col pensiero a centoventi anni fa, alla bella storia di Virginia O’Hanlon e recepire il messaggio di speranza e di fiducia che essa racchiude in sé. Nella risposta di Church, piena di contenuti, oltre alla consapevolezza dei nostri limiti, c’è anche la certezza che le nostre piccole menti vedono e sentono sempre più solo attraverso i nostri organi ed i nostri sensi, e sempre meno attraverso le nostre emozioni. Fra l’altro, sinonimo di “limiti” è anche “barriere” o “confini”: non sono queste definizioni che riempiono le cronache, in questi ultimi tempi? Forse veramente è meglio non ostinarci a credere solo a ciò che vediamo; per questo, è bene convincerci che Babbo Natale esista davvero, così come è giusto che esistano ancora l’altruismo, la generosità e l’amore, solo che ultimamente giocano un po’ a nascondino. Storia e religione, ci raccontano che Gesù Bambino nacque durante un viaggio; ecco, sono convinto che se avesse scelto di nascere nel nostro tempo (e solo Lui sa quanto ce ne sarebbe stato bisogno) avrebbe scelto di farlo in mezzo al mare, su un barcone di poveri e disperati immigrati, gente a cui, noi tutti, continuiamo a voltare le spalle!

E comunque… Buon Natale!

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