di Marco Bagnoli
settembre 2014
La storia che stiamo per raccontarvi non vi stupirà per gli effetti speciali, non si estenderà per i sette mari o all’altro capo del mondo – non è nemmeno schiacciata in una curva remota del tempo, dal momento che i suoi protagonisti sono qui per raccontarcela. Questa è la storia di quando a Quarrata il fotografo non c’era. Per alcuni tra i lettori più giovani, è forse più facile accettare l’assenza di foto, piuttosto che le foto in bianco e nero, eppure il panorama di aspettative medie del quarratino medio, all’alba degli anni ‘50 poteva quasi fare a meno di un obiettivo. Dico quasi perché qualcuno a mettere la gente in posa c’era eccome – ed era proprio lui, il futuro primo fotografo di Quarrata, il cavalier Corrado Convalle, solo che all’epoca non era ancora cavaliere e nemmeno un fotografo vero e proprio: lavorava in collaborazione con altri fotografi, ma si spostava da Borgo a Buggiano in lambretta dalla mattina alla sera e ritorno, con qualunque tempo e ad ogni costo. Dal ’49 al ’53 avere a disposizione un piccolo spazio in affitto sembrava essere una buona soluzione, ma quella di trasferirsi del tutto si rivelò ancora migliore. Un paio di valige, la sua passione e sua moglie Rossana. Una nozione per noi odierni ancora più remota di “foto in bianco & nero” è quella di “Boom”: Boom all’epoca significava posti di lavoro, soldi e sviluppo, nella fattispecie divani e salotti. Corrado si ritrovò così a essere il solo e unico fotografo del comparto arredamento di Quarrata – il solo in grado di realizzare i cataloghi fotografici indispensabili alle grandi aziende, come Lenzi o Cimot. Arrivò al punto di organizzare un negozio a Cutigliano per la stagione estiva, profittando del clamoroso richiamo turistico esercitato da quella località in quegli anni – gestito da Rossana in parallelo al negozio di Quarrata.
La situazione di monopolio ha fatto sì che ogni abitante di Quarrata abbia in casa una foto Convalle: battesimi, matrimoni, compleanni; anche perché all’epoca – un’epoca non poi così lontana, per qualunque occasione si chiamava il fotografo. Il termine “veglione” sa un po’ d’antico già di per sé, e l’idea di un singolo espressamente deputato a fotografare tutti gli altri – e pagato per questo! – sembra lontanissimo dall’ultima mania del selfie; eppure allora si faceva così, anche perché magari venivano a cantare Gianni Morandi, Claudio Villa, Celentano, Mina. Addirittura un anno fu allestito uno spazio-foto in un locale del Teatro Moderno, con appena uno sfondo di cartone con due palmine nel quale infilare la testa: inutile dire che tutti si misero in fila per farsi fotografare – magari col cantante, che si prestava più che volentieri! Nel 1972 Corrado viene fatto Cavaliere, il riconoscimento di una vita, di tutte le vite che sono passate per le sue mani, addolcendo un passaggio inevitabile: alla fine degli anni settanta Quarrata salutava il suo secondo fotografo, mentre l’esclusiva della fotografia industriale sarebbe restata dei Convalle ancora per molti anni.
L’attività di famiglia si è tramandata come una vecchia foto: il figlio Francesco e il nipote Matteo si sono alternati nel negozio storico di via Montalbano, mentre l’attività di fotografia industriale in via Piemonte, lo “Studio Convalle”, è stata seguita dal Cavalier Corrado e dalle figlie Mariella e Laura, l’attuale titolare. Dopo tanti anni passati a sgocciolare le foto dagli acidi e dai reagenti, Corrado è infine arrivato anche al Digitale, la modernità nella sua forma più minacciosa, quella che sembra volerti portare via tutto quello che hai; ma a pensarci bene è solo “un’impressione”, e quindi una foto come tante. Quello che conta è fare un bel sorriso.