di Marco Bagnoli
marzo 2022
Quando nel 1965 i Beatles vennero fatti baronetti, molti di quelli che avevano ricevuto l’onorificenza prima di loro si risentirono, e credettero bene di restituire la propria. Molti di questi erano alti gradi militari, e i Beatles ebbero allora a dichiarare che la propria nomina era più meritata, perché gli altri l’avevano ricevuta ammazzando della gente, loro quattro invece per averla divertita. Allo stesso modo la meriterebbe un attore, diciamo noi, un comico perfino. Non a caso il nostro Totò si fregiava a buon titolo dell’appellativo di principe – e come negare un fondamento di nobiltà d’animo a qualcuno che ci ha fatto ridere da bambini?
Oggi, quando voi state leggendo noi altri, che scriviamo in tempo di guerra, abbiamo pensato di intervistare un attore – un comico perfino. E in assenza di Totò, che ci ha lasciati nel 1967 (l’anno d’oro dei Beatles), ci siamo rivolti a Daniele Angeli, che a colpi di teatro vede di forgiare il proprio lignaggio. Ma, sia ben chiaro, Daniele non è affatto un “ripiego”, anzi; è un esempio scintillante di un nuovo tipo di comicità, che proprio ultimamente si va affermando nel nostro paese. E poi Daniele è proprio un comico della porta accanto, di Casini, per l’esattezza. Un giovane uomo del 1983, che scoprendosi un bambino un po’ timido, nel 2004 decide di iscriversi nientemeno che a un corso di improvvisazione teatrale. Nel giro di due anni, tutti i martedì a Firenze, il corso condotto dall’attore e regista Giovanni Palanza riesce a scacciare via la timidezza. Ma non solo, a quel punto Daniele si rivela così in gamba da essere chiamato per una serie di collaborazioni, lavorando tra gli altri con Paolo Jarand e Lillo & Greg, fino alla parte di Pinocchio in un film di produzione amatoriale diretto da Andrea Gervasi, intorno al 2006-2007. Sempre dal 2006 ad oggi l’improvvisazione resta la stella su cui Daniele orienta la propria carriera attoriale, in particolare quella messa in campo nei vari match di improvvisazione teatrale, dove gli attori comici si sfidano a colpi di fantasia. Queste brevi prove attoriali, di cinque-sei minuti, ecco che divengono addirittura uno spettacolo intero, nel caso della Firenze long form, un gruppo cui Daniele si lega per recitare a braccio sui tempi lunghi. E che dire allora delle ormai ben note “cene con delitto”? Il gruppo in questione si chiama Teatro criminale, e Daniele è sempre puntualmente dei loro. Questi attori poi si conoscono, perché il più delle volte non sono altro che quelli che gravitano nel mondo dei match, e Daniele è il solo della provincia di Pistoia. Dal 2013 al 2019 interpreta il ruolo di Cioni Mario, che fu di Benigni, nella trasposizione teatrale del film “Berlinguer ti voglio bene”, con la regia di Giovanni Palanza, in tanti teatri della Toscana.
Dal 2019 il nuovo cimento del nostro Daniele si chiama Stand up comedy, un format di comicità che viene manco a dirlo dal mondo anglosassone, quella con l’attore che recita nel locale pieno di tavolini – e di gente, perché il pubblico, dai diciott’anni in su, è a quanto pare assetato di intrattenimento. Daniele si sposta anche a Roma, dove conosce alcuni degli attori già presenti su Netflix, come Edoardo Ferrario e Francesco De Carlo, Valerio Lundini, oppure di Mediaset, come Michela Giraud, che abbiamo visto lavorare con Michelle Hunziker. A Roma Daniele impara e mette da parte… aprirà quindi per diversi comici, un po’ come fanno i gruppi musicali esordienti con quelli più affermati, come ha fatto con Luca Ravenna, che l’anno scorso ha recitato in Lol.
Nel 2021 entra a far parte del collettivo di comici “Cianuro Comedy Klan” mentre l’ultima fatica è quella di organizzare una rassegna nei locali con altri ragazzi di Firenze – la prima data, al Jaguar Florence Club, è già andata, ed è andata bene. Ma a dire il vero potremmo anche smetterla di parlarvi di Daniele, tanto se lo andate a vedere ci penserà lui stesso: la Stand up comedy vuole infatti che l’attore tragga il materiale comico dalla propria vita, che parli di sé e delle sue disavventure esistenziali. Magari sconfinando anche nel “politically scorrect”. Ad ogni modo Daniele finirà per raccontarvi la sua inedita esperienza di padre di un bambino di pochi mesi, Carlo, così chiamato in onore del Monni, il grande mito di Daniele.
E da alcuni anni è anche nata la collaborazione, e l’amicizia, col quarratino Yuri Bellini e la sua Toscana Maremmamaiala. Ora basta però, che mi viene da ridere…