Dino Materazzi – il ricordo di un uomo al servizio della comunità

Dino Materazzi – il ricordo di un uomo al servizio della comunità

di Marco Bagnoli

settembre 2021

A sentirsi raccontare così sulle pagine di Noi di Qua, Dino Materazzi avrebbe detto: ma che vi siete messi a fare? E molto probabilmente avrebbe sorriso. Perché Dino era sì di casa praticamente in ogni casa di Quarrata, ma proprio non ci teneva a mettersi in mostra. A cominciare dalla storia della Màgia – e sì che la Màgia l’aveva visto bambino. 

Lui era nato a Castiglion Fiorentino, ma verso i sei-sette anni la famiglia si era già trasferita a Tizzana. La Màgia all’epoca c’era già, è dal Trecento che se ne sta là… Intorno ai dieci dodici anni Dino incominciò a dare una mano a quell’omo che si occupava dei lavori elettrici – siamo più o meno alla fine degli anni Cinquanta – e finì in pratica per prendere poi il suo posto, andando ad affiancare il lavoro di elettricista con quello di idraulico. Nella villa, Dino ci restò per tutta la vita, praticamente uno di famiglia, al punto da rivelarsi prezioso tramite, tra i nobili e il Comune di Quarrata quando all’indomani del nuovo millennio, si prospettò la possibilità della sua vendita. E anche in questo ruolo se la cavò benissimo.

E anche oggi che qualche tubo può dar di matto, si sente la mancanza di lui. E poi era sempre in giro a combinare qualcuna delle sue: passava l’inverno, ed era tempo di allestire il carro con la croce per il Venerdì Santo, ogni anno uno differente; a settembre poi c’era bisogno di qualcuno a fare le pizze per quelli della Croce Rossa del Settembre Quarratino. E che dire del presepe vivente di Santallemura? Quello si faceva solo una volta ogni due anni, e potevi stare sicuro che lui ci sarebbe stato. Quando poi la stagione lo consentiva allora si stava anche più volentieri all’aperto – e magari proprio nei giardini della Màgia, quando la contessa se ne andava a Palm Beach e allora tutti coloro che lavoravano alla villa potevano concedersi anche una sana grigliata tutti assieme. E a girare la carne ci pensava Dino, chi altri? Dava perfino una mano per la festa degli Alpini, che pure sono organizzati niente male. 

In famiglia era un tipo esuberante, sempre indaffarato, e molto di quello che c’è in casa lo ha fatto lui con le sue mani, come ti volti lo rivedi all’opera. Si era sposato con Maria nel 1975, all’epoca in cui seguiva anche la villa della sorella della contessa, all’Impruneta, per cinque anni. Poi i bambini, Simone e Agnese, lei vestita da damina del Settecento sul carrettino col cavallino nell’’85. Adesso che sarebbe stato anche il momento di riposarsi un po’, giusto il tempo di portare i nipoti Francesco e Ilaria all’asilo, all’inizio di quest’altro anno così surreale, in gennaio, Dino ci ha lasciati. E tutte le volte che dal cielo viene giù un po’ d’acqua ce lo immaginiamo accorrere con l’attrezzo giusto. A Quarrata lo conoscevano tutti, e tutti sentiranno la sua mancanza. 

Solo il piccolo Folco, che oggi ha appena due mesi, non ha avuto il piacere di fare la sua conoscenza. Glielo racconteranno gli altri, mentre scruta in foto un signore sorridente.

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