di Serena Michelozzi
marzo 2018
Non molto tempo fa nel saggio di Nicoletta Landi intitolato “Educare alla sessualità: adolescenti e piacere in un percorso formativo tra scuola e servizi sanitari”, ho letto una frase purtroppo, ahimè, vera: “Il piacere non è nel programma di scienze!”
“Questa è spesso l’esternazione della maggior parte dei docenti scolastici dinanzi ad un’immagine anatomica raffigurante i genitali esterni femminili o maschili perché magari considerata troppo dettagliata o inadatta al contesto della lezione”, spiega acutamente il saggio. Ciò ci fa capire che, in un mondo all’apparenza estremamente moderno quale il nostro odierno, vi sono invece ancora delle forti reticenze rivelatrici di quanto sia complesso parlare di sessualità e rendere questo campo oggetto di educazione nelle scuole. L’educazione sessuale concepita dalle scuole sino ad oggi come un surplus, ha già al suo interno il germe dell’inutilità.
Il tema dell’educazione alla sessualità, si inserisce in quello più ampio del diritto alla salute andando dunque a coinvolgere non solo l’ambito scolastico, ma anche quello socio-sanitario della comunità, innanzitutto locale. Una recente indagine della SIGO, la Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia ha infatti rivelato che la maggior parte degli adolescenti, durante i rapporti sessuali, non adotta precauzioni contro le malattie sessualmente trasmesse e le gravidanze indesiderate. Questa evidente ignoranza sociale sull’argomento, alla fine stupisce solo in parte perché non è altro che il risultato di una fallimentare cultura dell’educazione sessuale di cui spesso si parla, ma che mai prende compiutamente forma.
Ancora. Su repubblica.it si legge: “Sesso, allarme dei pediatri: un adolescente su due lo fa on-line”. Premettendo che ognuno nel succitato campo può utilizzare il metodo che preferisce (purché lecito), vi è anche da dire che iniziare la propria, forse prima, esperienza sessuale su Internet e non attraverso un naturale contatto umano, è un dato che colpisce e fa riflettere. Tale dato è di nuovo indicatore del fatto che la maggior parte degli adolescenti, ignoranti sull’argomento, cercano risposte e informazioni utilizzando il web come terreno esplorativo per le proprie esperienze sessuali.
Se in Italia episodi del genere sono possibili, è perché nelle scuole, a differenza di quanto accade nella maggioranza dei paesi europei, l’educazione sessuale non è parte del programma ministeriale. Il suo insegnamento, se e quando avviene, si deve alle iniziative di alcuni singoli istituti scolastici. Affinché coloro che si affacciano a scoprire la loro naturale sfera sessuale possano conoscerne la bellezza ma al contempo i rischi, è fortemente auspicabile una collaborazione fra genitori, scuole e strutture sanitarie locali e nazionali. Il messaggio dovrebbe essere quello di trasmettere, da un lato, informazioni legate a sesso come prevenzione e contraccezione, e dall’altro, una sorta di apprendimento di tipo relazionale all’interno della sfera sessuale. Chiunque può esser così coinvolto a discutere, tematizzare e conoscere un argomento complesso quale appunto quello dell’educazione alla sessualità. Approfondire tale tema, significa anche far pensare, agire, ma soprattutto tutelare quegli adolescenti che sentono l’esigenza e la curiosità di conoscersi più a fondo.