di Massimo Cappelli
marzo 2019
La società è fatta di persone, ma le persone si sa, non sono tutte uguali. In ogni luogo del mondo ci sono, e ci saranno sempre, persone speciali che si distinguono per il loro carisma e si mettono a disposizione dell’intera comunità, diventando per tutti un punto di riferimento. È proprio il caso della nostra Emma Lenzi Carradori, classe 1890, che per la sua capacità di “segnatore” riusciva a far scomparire orzaioli, verruche e cisti; toglieva il malocchio e “levava” la paura. Ma la maggior parte delle persone andavano da lei per farsi togliere il “Fuoco di Sant’Antonio” (nome popolare dell’Herpes Zoster). Per combattere questa patologia, Emma aveva creato (o forse ereditato) una pomata, un composto del tutto naturale che, cosparso per qualche giorno sulla parte interessata, guariva in maniera veloce e definitiva.
La signora Emma ebbe una vita molto travagliata, dovette infatti accudire per trent’anni il marito, invalido della Grande guerra, e anche, purtroppo, superare la perdita di una figlia trentenne morta dando alla luce Stefano (proprio la persona che ci ha contattato per scrivere questo ricordo di lei) per il quale è stata una mamma, più che una nonna. La figlia di Emma, Severina, lasciò, oltre a Stefano, l’altro figlio Giampiero e il marito, Rolando Danti. Ma queste grandi tragedie personali non fecero altro che aumentare in Emma il senso di solidarietà, già presente in lei fin da quando era una ragazza. Ci racconta Stefano, che ai tempi della febbre spagnola (questo riportatogli proprio dalla nonna) si prodigò ad assistere i malati del territorio recandosi a far loro iniezioni con il rischio di ammalarsi lei stessa.
Nei ricordi di bambino di Stefano, sono ancora presenti tutte le persone che frequentavano la casa per farsi curare e alle quali la nonna non chiedeva un centesimo; solo rare volte accettava qualche donazione spontanea, dopo ripetute insistenze. I soldi, comunque, andavano sempre in beneficenza. Queste persone arrivavano anche da fuori provincia ed erano contadini, operai, artigiani, oppure industriali; tutte richiamate dalla sua grande disponibilità e bontà d’animo. Molti trovavano conforto da lei, semplicemente parlando.
Di solito la scienza non riconosce, prende le dovute distanze, e addirittura combatte questi metodi di guarigione insiti nella credenza popolare fin dalla notte dei tempi. Nel caso di Emma invece, la medicina locale, impersonata da un allora giovane dottor Luigi Vangucci (collaboratore della nostra rivista, scomparso da qualche anno) volle capirne di più. Il dottor Vangucci, a fine anni Settanta conduceva, insieme al nostro Giancarlo Zampini (storico direttore e cofondatore di NoiDiQua) una trasmissione su Tele Quarrata. Nel programma si parlava di patologie e di cure nel campo medico; fu per questo che volle invitare Emma in studio per farle qualche domanda sui suoi metodi e soprattutto sulla composizione della miracolosa pomata con la quale lei curava il fuoco di Sant’Antonio. La signora, con la flemma che contraddistingue le persone semplici ma speciali come lei, rispose alle domande di tutti, compresa una farmacista presente, senza però svelare alcun segreto.
Anche se la medicina, appunto, si dissociava da questi metodi di cura, nella civiltà contadina di qualche anno fa non erano poche le persone che, come Emma, possedevano il potere di intervenire su alcune patologie, risolvendole. Queste persone si trovano ancora oggi, ma molto raramente, nella nostra società evoluta ma ancora legata al mondo rurale. Persino nei dintorni della nostra Quarrata rimangono pochissimi casi nei quali il guaritore svolge ancora un ruolo sociale e si serve di riti suggestivi dalla forte valenza psicosomatica. La nostra Emma Lenzi, lasciò i suoi cari a novantasette anni, nel 1987 a causa di una grave malattia. Ci racconta ancora Stefano che prima del sopraggiungere della malattia, sua nonna, già ultra novantenne, continuava a perseguire la sua missione accogliendo persone e casi da risolvere, oltre a svolgere instancabilmente i lavori di casa, con dedizione e amore, soddisfacendo i bisogni di tutti. Fra l’altro anche a Marcellina Carradori, figlia di Emma (venuta a mancare nel 2002), vennero tramandati i segreti di guaritrice dalla madre.
Emma Carradori è stata una nonna molto amata dai nipoti, Giampiero e Stefano, e dai pronipoti, Andrea, Sara e Elena. I ragazzi si relazionavano spesso e volentieri con la “nonna”, nonostante la grande differenza di età, e lei ha sempre dimostrato un grande amore per tutta la sua numerosa famiglia.