di Marco Bagnoli
giugno 2023
Oggi che non piove vi portiamo a fare la conoscenza di don Eusebiu Farcas, e ci sta proprio il caso che ancora non l’abbiate incontrato, perché è parroco di Vignole e Casini solo dall’ottobre scorso. Don Eusebiu viene dalla Romania, è il più giovane sacerdote della diocesi di Pistoia, e a novembre compirà trent’anni. Qua nella sua attuale collocazione ha chiuso a giugno giusto il suo primo anno liturgico, col suo primo ciclo di Natale – Pasqua e comunioni – cresime. Al momento i matrimoni sono scarsini, ma in compenso i battesimi sono molti di più. La partecipazione dei parrocchiani alla vita comunitaria è assidua e incoraggiante, a partire dai due ben nutriti cori, pieni di giovani, per arrivare a quegli stessi giovani che, a fine luglio, saranno in Spagna per la GMG 2023. Inutile ricordare la meritoria azione di supporto alle difficoltà di tutti i giorni delle famiglie più svantaggiate, che le due comunità portano avanti costantemente, e l’immancabile accoglienza che ha salutato da subito l’arrivo di don Eusebiu.
Quindi l’articolo finisce qui, che altro aggiungere? Potremmo in verità osservare che don Eusebiu è stato giovane fin da subito, innanzitutto in famiglia – una famiglia molto credente, dove alla messa non ci venivi mandato, ma ci si andava insieme, e insieme, i genitori coi figli, si pregava, anche a casa. È attraverso l’esempio dei suoi familiari che Eusebiu, il più piccolo di tre fratelli, a un certo punto ha compiuto un passo “in più” – anche se magari oggi lui lo definirebbe più che altro un “semplice” differente modo di vivere quella fede che è a disposizione di tutti. Insomma, a quattordici anni questo vivace ragazzino decide di accettare quella chiamata che sentiva in sé. Il parroco e il vice parroco lo incoraggiano da subito – e come non avrebbero potuto fare altrettanto anche il suo babbo e la sua mamma, insieme ai suoi fratelli? Eusebiu entra in seminario, dove compie gli studi classici.
Nel 2012 è in Italia, e prosegue quindi gli studi a Firenze; viene ordinato il 30 giugno del 2019. Segue poi un anno a San Marcello, dove è ospite del parroco, suo fratello maggiore Ciprian; qui impara – benissimo – l’italiano, e viene poi assegnato a Valdibrana e Uzzo, dove resta un paio d’anni. Saranno due anni intensi, quelli nei quali l’intera comunità si affezionerà a lui, al punto da raccogliere le firme per opporsi alla decisione superiore di “mandarlo via”. E dire che veniva solo a stare qua a Vignole… Ma noi siamo anche troppo indiscreti: va bene la vocazione, però vogliamo sapere che cosa spinge un prete a fare il prete, cosa lo butta giù dal letto ogni mattina per dire messa, cosa significa quell’abito nero col collettino bianco. Don Eusebiu ci riflette appena, la risposta è semplice: ciò che lo smuove è l’impegno della testimonianza, è la volontà di rendersi l’esempio su due gambe di quello che dice con le parole. Altrimenti i bei discorsi non camminano. A partire dall’esempio dei suoi genitori, dei suoi fratelli, don Eusebiu va a conoscere le persone per ascoltarle, sia che siano i suoi parrocchiani più assidui, sia che siano quelli che alla messa ci vanno due volte l’anno – sia che siano quelli che in chiesa non ci vanno mai! Lui è il parroco di tutti, e, come dire, il Vangelo lo si legge per portarlo a tutti, altrimenti ci si risparmia la fatica. È lo stesso principio per cui una comunità, una comunità “religiosa”, è fatta fondamentalmente di laici, di gente che quella vocazione che ha sentito Eusebiu, molto probabilmente nella loro vita non la sentiranno mai; eppure escono di casa e si incontrano, e con un po’ di buona volontà arrivano quasi a conoscersi tutti. Come dire? Il prete dà l’esempio giusto, e indica la strada; poi però l’esempio giusto bisogna seguirlo, fino in fondo – o fin dove ci porteranno queste gambe.