di Serena Michelozzi
giugno 2019
Il “ghosting” e l’“orbiting”, con l’avvento delle galassie web e social, possono essere ormai definiti come veri e propri fenomeni sociali, soprattutto all’interno del mondo giovanile under 30… perché si spera che, una volta superati i trenta, le relazioni si facciano più mature e tese alla vera costruzione di un rapporto sentimentale improntato a una progettualità di vita condivisa.
Ma qual è il significato di questi termini e cosa stanno ad indicare?
Il ghosting, da “ghost”, fantasma, è quel fenomeno di tendenza che si verifica nelle relazioni amorose moderne e si manifesta quando, la persona con cui si sta uscendo, decide di mettere fine alla frequentazione sparendo all’improvviso senza dare alcuna spiegazione. La scomparsa può avvenire con diverse strategie, tra le più comuni vi sono i desaparecidos (dal portoghese: “coloro che scompaiono”) che non leggono più i messaggi oppure coloro che li visualizzano ma poi non rispondono. Ma alla fine, se ci pensiamo bene, la scomparsa improvvisa di una persona da una frequentazione è un segnale chiaro, limpido e significativo di mancanza di interesse, così che, una volta presone atto, si può senza problemi voltare pagina e volgere lo sguardo verso chi, il nostro interesse, lo merita davvero. E poi, in fondo in fondo, chi è che non è o non è stato un po’ “ghost”?
Ciò che invece è un po’ più leggermente “sadico” è quando la persona “datasi alla macchia” dalla relazione ricompare improvvisamente con dei segnali ambigui: mette like a qualche status di Facebook, visualizza le storie di Instagram o comunque interagisce attraverso i social. Quest’ultimo fenomeno si chiama invece “Orbiting”, che letteralmente significa “orbitare” ed è quando una persona ti lascia, ma continua a “tenerti nella sua orbita”. Soluzione: bloccare questi individui da qualsiasi portale sociale abbiate sul cellulare! Chi fa “orbiting” – uomo o donna è indifferente – è, secondo alcuni studi psicologici, un individuo tendenzialmente narcisista che cerca di manipolare gli altri, di lasciarli “appesi”, preparandosi il terreno fertile, per un eventuale ritorno futuro, che di regola non avverrà mai.
Ma cos’è che spinge le persone a fare “orbiting”?
Secondo alcuni psicoterapeuti, fra cui A. Formoso: «Generalmente “l’individuo orbiting” è soggetto ad un costante senso di vuoto nel profondo, e incline alla depressione a cui cerca di sfuggire, talvolta atteggiandosi a persona brillante che non ha bisogno di nulla e di nessuno, talvolta da “soft-stalker invisibile” chiuso nel risentimento e mosso dal piacere di padroneggiare osservazioni altrui non del tutto desiderate. Coloro che non sanno difendersi dalle persone “orbiting” diventano vittima dell’ossessione amorosa percependo in costoro un essere migliore e con maggior successo rispetto a loro stesse. Nelle mie stanze d’analisi incontro molte persone che idealizzano e percepiscono l’altro come un essere più forte e più capace di amare, senza sospettare minimamente di avere a che fare con una personalità fragile e con un’affettività sofferente. Così molti collaborano involontariamente e a volte consapevolmente all’“orbiting”, annullandosi e senza pensare quanto siano indispensabili al loro“carnefice”».
A prescindere dalla condivisione o meno di tali comportamenti, voi lettori, a quale categoria di soggetti vi sentite di appartenere? Ai “ghosts”, agli “orbitings” o a coloro che, nonostante tutti i nonostante, rimangono lì ad aspettare un segnale?