di Marco Bagnoli. Foto: GabrieleAcerboni per PistoiaBlues2014
dicembre 2014
Federico è un giovane tastierista, a suo modo entrato nella storia di Quarrata con lo swing degli Sweaters; la storia continua oggi col folk-rock della Bandabardò.
Sei nato e sei sempre vissuto a Quarrata, giusto?
Quarratino doc, al 100%. Ho vissuto a Quarrata fino al 2006, anno in cui mi sono trasferito a Firenze.
Come ti sei avvicinato alla musica? Qualcun altro in famiglia suonava uno strumento?
Che io sappia sono l’unico musicista in famiglia da generazioni; fin dalla più tenera età i miei mi hanno regalato diversi strumenti giocattolo, batteria, tastierine… forse già immaginavano quale sarebbe stato il futuro. A otto anni su consiglio di un amico iniziai a frequentare la scuola di musica del prof. Massimo Sermi, che mi trasmise il vero amore per questa arte.
A che età hai iniziato a suonare in pubblico?
A dieci anni, in Piazza Risorgimento; ricordo che era il saggio della scuola di musica, ed ero davvero emozionato.
Poi sono arrivati gli Sweaters… il concerto più bello?
Gli Sweaters sono stati un capitolo davvero importante della mia vita, un gruppo di amici fraterni con cui ho condiviso una miriade di concerti e di momenti meravigliosi. Difficile trovare un concerto preferito… se proprio devo scegliere, ricordo con nostalgia i tanti concerti al Keller Platz di Prato, dove la gente faceva letteralmente la fila per entrare, oppure il concerto del 2006 al Teatro Nazionale di Quarrata; eravamo a casa nostra e fu una summa della nostra carriera, ho ancora la registrazione. Riascoltandola mi rendo conto che eravamo diventati davvero bravi.
Le collaborazioni si susseguono fino a quella attuale con la Bandabardò – oggi sei un musicista professionista a tutti gli effetti – un consiglio per chi vorrebbe fare altrettanto?
Sono onorato che la Bandabardò mi abbia chiamato con sé rendendomi un membro ufficiale a tutti gli effetti: sono grandissimi musicisti da cui sto imparando molto, ed è il coronamento di tutti gli sforzi fatti in questi anni. Diventare professionisti, ossia vivere facendo il musicista in Italia e per di più in un periodo come quello attuale, non è affatto facile. Serve un grande impegno, grande serietà ma soprattutto una grande forza d’animo: non sono stati pochi i momenti difficili negli scorsi anni, ma l’amore per quello che sto facendo mi ha sempre aiutato ad andare avanti senza esitazioni a seguire la mia passione.
Grazie, ciao!
Grazie a voi!