di Marco Bagnoli
dicembre 2010
Fernanda è una di noi di Qua già da sette anni, eppure non sono ancora molti quelli che la conoscono. Per forza, direte voi, se ne sta tutto il tempo dentro casa a dipingere: a qualunque ora del giorno e della notte, Fernanda scende la scaletta del suo studio e si mette al lavoro. Certo, dire che dipinge è un po’ riduttivo – senza offesa per i pittori, sia ben chiaro! – e poi come si fa a chiamare lavoro proprio quella cosa che ci piace di più, che staremmo a farla anche la notte? Fortuna che ci sono Checchina e Topino, i suoi inseparabili pappagalli, a sviare la sua attenzione coi colori vivi delle loro piume di pennuti, così Fernanda tira un po’ il fiato. Quella stessa vita luccicante e sonora la si ritrova nelle sue opere. Fernanda lavora su tela, su tavola, usa il legno e altri materiali, le nuove fibre leggere dell’edilizia, i ritagli di giornale, i vecchi sacchi di juta stampata; il tutto su di uno strato di tonachino, carta, cartone, foglia d’oro, spennellato di solventi, incollato, amalgamato, pestato, scolpito.
La sua avventura artistica è cominciata nel migliore dei modi, roseo frutto del più imprevedibile Caso: era ancora piccolo suo figlio Cristian ed una conoscente la coinvolse con l’idea di frequentare un corso d’Arte tenuto alla “Leonardo” di Prato. Da allora Fernanda non si è più fermata; da ragazza, a Montemurlo, si era sempre dilettata di pittura e da sposata non ha fatto che continuare, accompagnando il lavoro di casalinga a quello di artista. Il marito Piero è il suo fan più affezionato, nonché prezioso e sollecito collaboratore. Lui, artigiano, provvede ai supporti; lei si preoccupa di riempirli. Il contenuto della sua espressione artistica è molto materico, appunto, un lavoro molto artigianale, dove le mani lavorano da sole fino a quando la combinazione di forme e colori soddisfa l’occhio e quella parte della persona che si trova al di là della percezione razionale.
È per questo che spesso è più difficile trovare un titolo adatto che realizzare l’opera stessa, dice Fernanda. Fortuna che ci sono gli altri a darle una mano: quelli che comprano i suoi lavori, per esempio. Accostamenti contrastati, inquieti, decisi, radiosi; un piglio quasi maschile, dice qualcuno, qualcuno resta incredulo, dice Fernanda. Sicuramente un flusso di energia incontenibile nella sua cordiale simpatia, che attraverso le mani si manifesta nel mondo. Dall’82 ad oggi, qua in Toscana, a Roma, Bari, Novara, La Spezia, mostre collettive e personali; l’opera di Fernanda è accolta perfino nel Museo d’Arte Moderna di San Josè, in Costa Rica. Basta questo a sottolineare il felice sodalizio con la gallerista Eleonora D’Andrea. Così Fernanda può dedicarsi con tranquillità ai suoi quadri e pensare un giorno ad una sua mostra a Quarrata. Noi tutti non aspettiamo altro.