Francesca “Fruz” Chiti – una bassista in giro per il mondo

Francesca “Fruz” Chiti – una bassista in giro per il mondo

di Marco Bagnoli. Ph: Foto Olympia

giugno 2023

L’avevamo conosciuta nel giugno del 2014, e la rincontriamo oggi dopo un giro nel mondo della musica durato nove anni precisi; ne avrà di cose da raccontarci, Francesca “Fruz” Chiti, a cominciare da tutto quello che la tiene impegnata in questo momento. 

Francesca suona il basso dall’età di sedici anni, quando inizia a prendere lezioni dal maestro pistoiese Federico Gori. Suo grande amore resta il Blues, come tanti musicisti della provincia, ma la sua passione la porta ben presto a vedere il gran mondo – quello del Pistoia Blues, quello dei vari festival su e giù per l’Italia – e poi tutto il resto del panorama terracqueo disponibile, a portata di un giro di basso e del suo innegabile talento. Le formazioni nelle quali suona oggi sono due, i Ratoblanco, storica band toscana di Rock’n’roll, e i Pops, dove suona i ritmi latini della Cumbia e del Calipso, “tropical vibes”, tutto strumentale. E collabora con le Cleopatras, band tutta al femminile di Rock’n’roll-Garage. 

Ma certo l’impegno di più importante è oggi sempre più la collaborazione con artisti internazionali, perlustrando l’Europa e partendo volentieri per gli States. Una cosa buffa, perché dopo poco che conosci la persona in questione – e il suo repertorio – poi parti subito on the road. Ha suonato il basso per il neozelandese, stanziato in America, Dion Lunadon e il suo “high-energy Rock’n’roll” – ventitré concerti in ventisei giorni in giro per l’Europa e l’Inghilterra per un’oretta di concerto tirato. Bellissima la data al Paradiso di Amsterdam, palco celeberrimo per “tutti”, dai Rolling Stones ai Pink Floyd – e pure per lei. A proposito delle sue puntate negli USA, Francesca ci “rivela” la cifra culturale comune in generale al di fuori dei nostri confini nazionali, e cioè la diffusa tendenza dei musicisti dei più differenti stili ed estrazioni a considerare la Musica come un tutto, a suo modo coerente e comunicante, senza gli steccati ideologici che altrove separano i jazzisti dai metallari e dai punk, e senza la costruzione di muri tesi a racchiudere pretese superiorità di un genere rispetto a quell’altro. Anche perché negli Stati Uniti tutti ascoltano un po’ di tutto, da sempre, da quando sono bambini, e dappertutto si suona musica dal vivo, e si esce di casa per andare ad ascoltarla. 

A questo punto le chiediamo cosa direbbe a un bambino – e a una bambina! – che volessero avvicinarsi alla pratica di uno strumento. Francesca ha la risposta subito pronta: la prima cosa è individuare nella musica un’emozione; lei ricorda il primo disco che ha ascoltato, nientemeno che “Nevermind” dei Nirvana, e Francesca aveva all’epoca circa undici anni. Era un disco della sorella più grande, la prima traccia del CD era “Smells like teen spirits”, e fino alla fine dell’album lei rimase come immobilizzata – in ascolto – bloccata da qualcosa di nuovo: la musica, appunto, e la sua emozione. Certo poi ci vuole studio e impegno, e costanza. E la voglia di scoprire qualche cosa che non si conosce ancora, scavando nel tempo per risalire alle radici succose dei “generi” musicali. E allora ben vengano gli onori per una bassista come Victoria dei Måneskin, se poi Federico Gori si trova a lezione tante ragazze che si sono fatte trascinare lungo le corde di un basso. Lo strumento preferito da Francesca è un Precision Fender del ’78 – ottima scelta. 

E a proposito di scelta, ricordiamo che Francesca lavora nel campo dell’informatica, è una ux designer, qualcosa che ha anche a che vedere con l’intelligenza artificiale; questo le consente l’indipendenza di poter appunto scegliere le esperienze musicali che più la rappresentano, quando invece molti musicisti “puri” devono anche adattarsi alle rigide esigenze del mercato. Francesca non ha ancora intrapreso una vera e propria attività in studio di registrazione, ma le cose girano, e spesso arrivano. Collabora inoltre con la Dophix, la casa fiorentina produttrice di effetti per chitarra e basso. Il suo gruppo preferito di sempre sono i Clash, gruppo cosiddetto “punk”, ma che alla fine ha suonato di tutto – proprio come lei: con le radici nella Black music, sale sul palco e spacca ogni cosa. A questo giro usciamo di casa, l’andiamo a sentire.

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