di Marco Bagnoli
dicembre 2022
Ci capita spesso di intervistare delle persone che nella vita fanno un lavoro rispettabilmente ordinario, consueto, e che poi, in una sorta di “seconda vita”, più o meno nota ai più, si dedicano anche a tutt’altro. È il caso, quest’ennesima volta, di Francesco Sanna.
Francesco infatti, oltre ad essere impiegato presso l’Urp del Comune di Quarrata, l’Ufficio relazioni col pubblico per il quale si occupa anche dei social media e dei contenuti del sito internet, e addetto alla comunicazione istituzionale dell’Ente, svolge anche un’attività parallela. È originario di Sanremo, ma la sua passione non è il canto, bensì il giornalismo; anzi, il giornalismo d’inchiesta. Francesco è del 1980, e dal 2014, collabora col sito del Fatto Quotidiano, e non si è tirato indietro nemmeno al momento di doversi cimentare con la stesura di un libro vero e proprio. Certo, direte voi, scrittori dalle nostre parti ce ne sono tanti, perché mai andare a cercare proprio lui, che all’età di tre anni veniva a vivere a Firenze, e poi in giro per la Toscana? Perché il lavoro che sta dietro ai suoi libri ha determinato degli avvenimenti sostanziali nella vita reale di molte persone – oltre che riguardarci tutti, in un modo o nell’altro.
Andiamo con ordine. Forse per aver vissuto a lungo sulla costa della Toscana, dove vive oggi, dividendosi tra Livorno e Massa, Francesco si è trovato a dedicare molto del suo tempo a un caso forse non adeguatamente considerato della nostra storia civile, la tragedia del Moby Prince. Magari molti di voi non la ricorderanno nemmeno, forse altri accadimenti non per questo meno drammatici hanno col tempo coperto questo nome come polvere – ad ogni modo, la notte del 10 aprile 1991 centoquaranta persone perdevano la vita nell’incendio a bordo del traghetto Moby Prince, nelle acque prospicienti il porto di Livorno, a seguito dello speronamento ai danni della petroliera Agip Abruzzo; vi fu un solo superstite.
Per raccontare adeguatamente la vicenda non basterebbe un libro – e infatti il nostro Francesco Sanna ne ha scritti due, nel 2013, “Verità privata del Moby Prince” e nel 2019, “Il caso Moby Prince – La strage impunita. Nuove rivelazioni e documenti inediti”, con la collaborazione di Gabriele Bardazza, perito forense; sarebbe quindi quanto mai doveroso cercare di farsi un’idea dell’accaduto, per il semplice motivo che chiunque di noi avrebbe potuto essere la centoquarantunesima vittima.
Il primo libro è stato scritto a seguito di un documentario realizzato con i soci della cooperativa Mediaxion, che gli ha consentito di conoscere i familiari delle vittime. Ma c’è di più, dicevamo. Il lavoro su questo materiale, ha consentito ai parenti delle vittime di riunire le proprie forze, un tempo contrapposte e divise da rancori e incomprensioni, nella comune ricerca della verità; è nata la campagna “Io sono 141” per mobilitare l’opinione pubblica sulla vicenda, e soprattutto ha guidato la costituzione di una commissione di inchiesta del Senato, che ha sancito alcuni dati di fatto del tutto alternativi alla sentenza del tribunale fin qui ottenuta, come racconta infatti il secondo libro. L’inchiesta è stata riaperta, e vede attualmente coinvolta anche la Direzione distrettuale antimafia. E oggi una nuova commissione d’inchiesta parlamentare ha presentato il settembre scorso un altro pezzettino di verità. Molti dei lettori di Francesco, e soprattutto tutti i parenti delle vittime della sciagura sono in trepida attesa dell’evoluzione della vicenda giudiziaria. E lui, nel frattempo, da osservatore esterno è inevitabilmente diventato un attivista di questa causa.