di David Colzi
giugno 2013
La storia di una comunità “paesana” come la nostra, passa anche, e soprattutto, da personaggi pubblici molto conosciuti dalla collettività, come medici, preti, insegnanti e via di seguito, ovvero persone che hanno incontrato intere generazioni, molto spesso aiutandole in momenti di difficoltà. Una di queste è senza dubbio il dottor Mariotti, stimato medico di famiglia a livello locale e apprezzatissimo cardiologo a livello provinciale e non solo. Classe 1922, bolognese di origine, iniziò la sua carriera nella nativa Emilia in una clinica che però fallì, costringendo il nostro dottore a cercare un altro incarico come medico condotto; il destino volle che gli toccasse un posto di condotta, prima a Treppio e poi a Cutigliano, avviando così la sua marcia di avvicinamento a Catena di Quarrata, che avvenne nel ’54. E fu proprio a Treppio che conobbe la sua futura compagna di vita, Lidiana. In quegli anni, a ridosso della seconda guerra mondiale, la frazione del comune di Sambuca era davvero sperduta e un medico diventava una figura di riferimento non solo per raffreddori o influenze, ma si doveva attivare anche se c’era da togliere un dente, suturare una ferita, o far nascere un bambino.
«Il babbo mi raccontava sempre di quando dovette andare ad aiutare una donna partoriente;» ci confida il figlio Marcello, anche lui medico di famiglia a Quarrata «purtroppo la casa da raggiungere era distante, quindi dovette chiedere un passaggio a un signore che aveva un ciuchino. Così, a dorso d’asino, partì per la destinazione… con qualche difficoltà. Infatti il proprietario dell’animale lo incitava con il frustino ad accelerare il passo per arrivare il prima possibile, ma siccome ci vedeva poco, le frustate le dava al mio babbo nelle gambe anziché al ciuco!» Comunque sia, oltre le avversità, Treppio rimarrà sempre nel cuore del dottore che vi tornerà ogni anno nel mese d’agosto, dimostrando un affetto per quel borgo paragonabile solo all’amata Bologna.
Arrivato poi a Quarrata, divenne ben presto un medico di famiglia molto conosciuto, anche se il suo carattere riservato e l’aspetto austero mettevano un po’ di soggezione molti assistiti. Ma che tipo di medico di famiglia è stato Franco Mariotti? «Forse rispetto ad altri medici era meno affabile» ci dice Marcello «però tutti gli hanno sempre riconosciuto una condotta esemplare; ad esempio, se qualcuno voleva fare il furbo chiedendo qualche giorno in più di Mutua, lui si rifiutava senza possibilità d’appello. Allo stesso modo, se qualcun’altro voleva tornare subito al lavoro, senza fare i giorni di malattia che lui riteneva necessari, lo faceva stare a casa anche per più di una settimana. Insomma era la correttezza fatta persona!» In quei primi anni di pianura, grazie alla vicinanza di Firenze, poté avviarsi agli studi specialistici, diventando così pediatra, reumatologo e cardiologo, scoprendo in quest’ultima la sua vera vocazione. Il suo nome iniziò a circolare negli ambienti medici, quale sinonimo di professionalità e precisione nelle diagnosi, anche perché da libero professionista acquistò un ecografo, per dare un servizio che all’epoca nessuno offriva al di fuori degli ospedali; così molti suoi colleghi gli mandavano i propri assistiti. «Il babbo era molto meticoloso come medico;» ci dice Paola, l’altra figlia «era abbonato a molte riviste di settore e per essere sempre aggiornato, aveva imparato l’inglese da autodidatta, così da poter leggere gli articoli dei suoi colleghi cardiologi americani. Inoltre andava a tutte le conferenze, dimostrando di amare profondamente il proprio lavoro.»
La parola “passione” è sempre stata un punto fermo della vita di Franco Mariotti, ed oltre al suo lavoro, l’ha riversata anche su hobbys quali pesca o caccia, oppure nello sport, in quanto tifoso del Bologna calcio e delle moto (da buon emiliano); quest’ultima passione è stata trasmessa anche ai figli, dato che entrambi ne guidano una: «Il babbo sentiva molto la responsabilità del suo ruolo di medico» prosegue Paola «quindi hobbies come la caccia gli servivano per togliersi di dosso il camicie e diventare una persona qualunque.» Infine non si può parlare di Franco Mariotti senza citare il suo attaccamento al corpo degli Alpini, un amore nato sotto gli spari della seconda guerra mondiale, quando da ufficiale apparteneva al Battaglione Aosta, attivo sul fronte francese. L’attaccamento alla “penna nera” lo ha portato poi a fare parte degli Alpini in congedo a Firenze, nella sezione di Quarrata, dove era molto attivo e tutti lo stimavano; non a caso sono stati gli stessi suoi compagni a portare in spalla il feretro quel giorno di dicembre nel 2007 e sempre loro cantarono durante la cerimonia funebre “Signore delle Cime”, brano molto amato dal medico di Quarrata.