di David Colzi
dicembre 2009
Gabriella Pecchioli è sicuramente una delle insegnanti di danza classica più conosciute nella nostra città. Fiorentina di origine, insegna danza a Quarrata dal 1972. Il suo curriculum artistico è davvero unico e ci fa capire lo spessore di questa quarratina d’adozione; diciamo ad esempio che nella sua vita ha conosciuto e danzato a fianco di ballerini come Nurejev, Barjsnikov, Bortoluzzi, Godmov, Vassiliev, Fracci, Terabust, Logodice, Tcherina, Plisseskaja, Furno. Oppure che ha fondato assieme a Hector Barriles, Cristina Bozzolini e Maria Grazia Nicosia, il “Collettivo danza contemporanea della città di Firenze”, che negli anni è diventato il “Balletto di Toscana”. Della sua vita e molto altro abbiamo parlato con la signora Gabriella, in un pomeriggio di fine ottobre nella scuola da lei fondata, il “Centro Immagine Danza” di Quarrata.
Nella sua carriera c’è un episodio che le è rimasto particolarmente in mente?
Sì, quando sono entrata stabile al Teatro Comunale di Firenze; è una data che molti italiani ricordano, il 4 Novembre 1966, il giorno dell’alluvione! Io con tutti i miei colleghi ci trovammo davanti ad un lago enorme all’altezza della Fortezza da Basso, mentre il sovrintendente del teatro rimaneva barricato al suo interno (sorride). Così la nostra entrata in scena fu rinviata al 22 Dicembre, dopo aver contribuito a ripulire il tutto.
Alluvione a parte, è stato fondamentale per lei poter lavorare come stabile in un corpo di ballo…
Verissimo! La danza è anche una disciplina atletica quindi poter lavorare tutti i giorni con un maestro ti permette di non perdere mai l’allenamento. Senza contare che in una struttura stabile, hai la possibilità di vedere all’opera più maestri e coreografi provenienti da tutto il mondo.
Perché la danza?
Fu una scelta di mia madre. Lei aveva fatto il conservatorio quindi aveva una mente molto aperta e quando avevo nove anni decise di portarmi a scuola di danza a Firenze con Laura Salvetti. A dodici anni passai con Daria Collin che per la mia generazione è un mito; è lei che ha insegnato a quasi tutte le ballerine fiorentine della mia età. E’ stata una insegnante durissima, ma si sa che non ci possono essere sconti per che ti prepara professionalmente.
Mai avuto ripensamenti sopratutto agli inizi?
No anche perché a quindici anni feci la mia scelta: volevo diventare una ballerina! Certo quando iniziai era un gioco ma presto mi resi conto che la danza era ciò che volevo fare. Fui molto determinata, d’altronde una disciplina come la danza ti forma il carattere oltre che il corpo.
Tanto impegno dunque, ma si sarà anche divertita…
Certo. Conservo splendidi ricordi del mio percorso professionale; anzi credo che ai miei tempi ci fossero più possibilità di divertimento che ora. Prima anche fra compagni di corso c’era meno competizione e si legava molto di più, mentre adesso c’è più tensione e voglia di primeggiare un po’ a tutti i livelli.
Mai avuto nostalgia di casa?
Era più forte l’emozione di essere indipendente! Pensi ad una giovane ragazza di sedici anni che si manteneva lavorando con la danza, avendo fra l’altro la possibilità di vedere luoghi bellissimi come l’Arena di Verona, dove ha fatto il primo spettacolo. Insomma quella bimba era troppo felice per rimpiangere casa. (sorride)
E come sono le allieve quarratine?
Direi brave. Talenti ce ne sono tanti, anzi tantissimi, ma spesso manca la volontà di andare avanti e trasformare la passione in un percorso professionale. Certamente non vengono invogliati dagli spettacoli, che anche dalle nostre parti sono pochi e spesso ad orari non proprio favorevoli. Pensi che noi come scuola di danza abbiamo fatto negli anni anche spettacoli la mattina per le scuole, al Teatro Nazionale di Quarrata. Ricordo ancora la collaborazione di Franco Di Francescantonio, grande attore scomparso da pochi anni.
Quindi negli anni ha avuto molte alunne.
Sono già arrivata alla seconda generazione, cioè mi capita di avere le figlie di mie ex allieve. (sorride)
Ballerini ce ne sono?
Pochi. E’ il solito luogo comune che vuole che ballerino sia sinonimo di diversità. Invece gli uomini che praticano questa disciplina hanno dei fisici atletici non indifferenti e sono molto virili.
Senza contare che pochi maschietti in palestre piene di ragazze, hanno più possibilità di socializzare…
(ride) E’ proprio così, fanno i galletti del pollaio.
Tirando le somme mi verrebbe da dire che Quarrata risponde bene al richiamo della danza.
Diciamo pure che risponde benissimo. Spero che i genitori si rendano conto del percorso che fanno i ragazzi qua da noi, perché come le dicevo all’inizio, la danza forma anche il carattere imponendo una certa disciplina.
Lei è un’insegnante severa?
Sono molto esigente anche se con il tempo mi sono un po’ “ammorbidita”. Va detto che gli alunni di oggi sono meno timidi di quelli di qualche anno fa, quindi tenerli a bada è più difficile. Sempre più spesso mi tocca iniziare con l’insegnargli l’educazione ed il contegno che si deve avere quando si sta insieme agli altri. L’unica cosa che non ho mai cambiato negli anni è la finalità dei miei corsi, cioè quella di creare dei bravi ballerini a tutti i livelli.