Gaetano Pirera – pioniere della fotografia

Gaetano Pirera – pioniere della fotografia

di Massimo Cappelli

giugno 2017

I quarratini più attenti sicuramente ricorderanno di aver visto, negli anni, delle suggestive foto d’epoca che ritraggono scorci, edifici e persone, mostrando Quarrata com’era i primi anni del secolo scorso. Forse tutti però non sanno che, un centinaio di anni fa, ancor prima di Luciano Michelozzi, Foto Convalle, Foto Olympia e Foto Project, ebbero un predecessore. Infatti, prima che venisse usata la pellicola di celluloide a bobina, c’era un signore che lavorava con la sua fotocamera a banco ottico, una macchina in legno con lastre a negativo in vetro. Si chiamava Gaetano Pirera e qui da noi è stato veramente un pioniere della fotografia… e non solo. 

Qualcuno avrà sicuramente già sentito questo nome, poiché Gaetano era il babbo di Raffaele e Umberto Pirera, che hanno lavorato nel comparto mobiliero quarratino e adesso sono entrambi in pensione. Nella sua breve vita (morì a soli quarantaquattro anni) Gaetano veniva chiamato a fotografare piazze, strade, eventi, matrimoni, e cerimonie. Faceva addirittura anche fotografia industriale immortalando i primi divani per la ditta Lenzi, nata da qualche anno. Ma andiamo per ordine. 

Gaetano Pirera nacque a Firenze nel 1893. Molto giovane, ancor prima di intraprendere la sua attività di fotografo, faceva l’orefice, gestendo nella nostra cittadina, per conto di un commerciante di Poggio a Caiano, un negozio di orologeria, argenti e gioielli. Questo fu il motivo per cui si trasferì a Quarrata. L’attività era situata in piazza Risorgimento lato est, presumibilmente nel segmento di case che va dalla bottega del Guidotti alla gelateria Dolceamaro. Dopo qualche anno quel negozio fu chiuso, ma Gaetano non volle abbandonare il suo lavoro e decise così di mettersi in proprio, trasferendosi di fronte, proprio dove adesso c’è la ferramenta di Paolo Giuntini. Negli anni venti gli affari con la sua bottega non andavano male, anche grazie alla concentrazione di piccola borghesia nel nostro territorio. Con il passare degli anni, però, arrivò il 1929, l’anno della grande crisi che mise in ginocchio il mondo intero. La nostra economia, oltre al lavoro dei campi, allora si basava sul ricamo e sulla coltivazione e la lavorazione della paglia. Entrambe le attività servivano alla realizzazione di cappelli che venivano esportati da Firenze in tutto il mondo. A causa della crisi la domanda calò notevolmente e anche l’attività di Gaetano ne risentì molto.

Lui però non si perse d’animo e trasformò la sua passione per la fotografia in un ulteriore lavoro che portò avanti contestualmente alla bottega di oreficeria. Questa sua nuova attività regalerà a tutti noi, oltre alle foto del matrimonio dei nostri nonni e bisnonni, le incantevoli e poetiche immagini della nostra Quarrata di cento anni fa. Per intendersi, lui era uno di quei vecchi fotografi che lavoravano con la macchina sul cavalletto di legno, il pulsante con guaina e maniglia, ed il panno nero in testa. Come ci racconta suo figlio Raffaele, le foto tessera per i documenti venivano scattate fuori, in piazza, proprio davanti all’oreficeria. Le stesse, venivano sviluppate in maniera istantanea già da sotto il panno nero, con due apposite bacinelle contenenti il liquido per lo sviluppo, l’acqua, e ovviamente la carta fotografica. Per i ritratti e i paesaggi invece, che erano più grandi, Gaetano aveva attrezzato una camera oscura a casa sua. 

Raccontando di macchine fotografiche di un’altra epoca, pagherei qualunque cifra per avere a disposizione uno strumento che non è ancora stato inventato: la macchina del tempo. La userei per andare a curiosare nell’agreste Quarrata di cento anni fa. Sono sicuro che incontrerei, oltre a Gaetano, mio nonno Olimpio Cappelli, che insieme a Mogaste Balli al Compiani e ai fratelli Giuntini, con carrozza e cavallo (quel tipo di carrozza chiamata “legno”) guidavano quelli che erano gli autobus di allora, prevalentemente nella tratta Quarrata-Firenze. Forse stringerei la mano anche a don Dario Flori (detto Sbarra) che oltre ad essere il parroco di Vignole, divenne sindacalista, dedicando la sua vita per i diritti delle trecciaiole. Potrei fare il baciamano alla Contessa Gabriella Rasponi Spalletti, che istituì la scuola di ricamo, e avrei modo di ammirare il grande filantropo Caselli, che regalò alla comunità l’omonimo ospedale. Vorrei prendere anche in braccio il piccolo Mosè Magni che gode ancora oggi a centouno anni, di ottima salute. Forse, mi imbatterei anche in Grillone, con il suo inseparabile fiasco di vino e in altri personaggi comuni. Tutta gente, a parte mio nonno, che ho conosciuto attraverso i racconti, la lettura, e soprattutto grazie alle fotografie di Gaetano Pirera. 

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