di Daniela Gori
In America si dice che ci siano i sotterranei di New York invasi da così tanti alligatori che a volte escono fuori anche dai tombini. Pare che sia dovuto al fatto che qualcuno di ritorno da un viaggio in Florida o Lousiana ne abbia riportato qualcuno ancora cucciolo e poi per disfarsene, quando “l’ospite” cominciava a crescere e diventare un po’ ingombrante, lo abbia gettato dentro il water. Si tratta di una leggenda metropolitana, certamente, ma quello che realmente è accaduto qui da noi ci assomiglia molto. Popolazioni di strani gamberi simili ad aragoste, con passo deciso nei giorni di pioggia avanzavano minacciosamente, uscendo dai fossi o da sottoterra, andando all’arrembaggio nei campi coltivati, facendo fuori con le robuste chele rosso-bluastre germogli e ortaggi, mangiando piccoli invertebrati come lombrichi, uova e piccoli di pesci, rane e rospi. A volte si sono visti girare per le strade, sbucare fuori dai tombini in colonie e senza esitazione dirigersi verso le case, magari con l’intenzione anche di entrare se gli umani non glielo impedissero.
Il nome scientifico di questo essere è Procambarus clarkii, volgarmente detto gambero rosso della Louisiana, ribattezzato, per le sue abitudini da predatore, gambero killer. Come questi invasori siano arrivati da oltreoceano qui da noi nelle campagne quarratine non è ben chiaro: c’è chi dice che qualcuno li abbia portati dalla Louisiana per allevarli nel lago di Masaciuccoli, e che durante un’alluvione siano scappati e abbiano percorso tutti i canali risalendo fino a noi. Se anche questa sia una leggenda metropolitana, non si sa, ma è vero che questa specie è stata avvistata un po’ dappertutto, anche a Forlì, sul Ticino e in altri luoghi del nord Italia.
Resta il fatto che queste specie “aliene” minacciano, colonizzando, la biodiversità degli ecosistemi perché viene interrotto un equilibrio dove mancano animali predatori in grado di catturarli. Aggressività, resistenza allo stress, efficienza riproduttiva, assicurano un vantaggio competitivo sulle specie nostrane e intanto modificano l’ambiente anche per le abitudini di scavo che rendono i terreni porosi e permeabili. Qualcuno ha anche provato a catturarli per mangiarseli, ma ci sono pareri discordanti sull’opportunità di farlo: alle succulente carni si contrappone la tossicità di eventuali sostanze nocive che il gambero onnivoro può ingerire in ambienti inquinati. Nella zona di Santonuovo pare che ci sia stata un’invasione notevole fino all’anno scorso, mentre adesso sembra sia finita.
Tra le ipotesi di questa sparizione, c’è la lunga estate scorsa, troppo asciutta anche per un animale che può resistere per molte ore fuori dall’acqua, oppure la recente nuova comparsa (un po’ inconsueta a dire il vero) lungo i nostri canali di aironi, garzette e cicogne, che forse li catturano e se ne nutrono. Ci auguriamo comunque che l’ipotesi che dipenda da sostanze tossiche, diserbanti o veleni, non sia la più probabile, e preferiamo immaginarceli mentre se ne stanno andando svelti svelti con le loro zampette, richiamati da chissà quale istinto “alieno” verso altre mete.