di Massimo Cappelli
dicembre 2018
Per fare il ricordo di questa persona abbiamo scomodato nientemeno che Andrea Agresti, poiché Andrea ha vissuto l’infanzia, l’adolescenza e parte della maturità a Valenzatico. In questo periodo è impegnato come concorrente nel programma “Tale e Quale Show” di Carlo Conti, su Rai Uno e nonostante il suo costante impegno nelle faticose e interminabili prove, ha accettato con piacere. Questo fa capire quanto sia importante per ognuno di noi il proprio trascorso e quanto tutto contribuisca alla formazione personale, partendo proprio dai luoghi di aggregazione, come per esempio il bar, il punto di ritrovo dove da ragazzi si è passato forse più tempo che in famiglia. Inevitabilmente il gestore del bar diventa come un parente, un confidente, un punto di riferimento. Se poi il barista si chiama Gianfranco Risaliti detto “Lo Sceriffo”, il rapporto diventa speciale e il ricordo indelebile, anche quando la vita ti offre il meritato successo e la possibilità di abitare lontano dal luogo dell’adolescenza.
di Andrea Agresti
Dice: parla un po’ dello Sceriffo… Bah! Non è mica facile parlare dello sceriffo. Per tanti non è nessuno mentre per altri invece è una persona molto importante, una figura fondamentale del paese. Io personalmente lo avrei fatto sindaco di Valenzatico. Una persona buona, sorridente e sempre disponibile ad ascoltarti. Ho avuto la fortuna di incontrarlo, conoscerlo e di passare gran parte della mia vita con la sua costante presenza accanto.
Arrivai a Valenzatico all’età di sei anni, da via del Crociale alla Pergola vicino al Bottegone, mi ritrovai a vivere nel 1981 in via delle Corbellicce. Mi ricordo che andavo al “Circolino” per giocare ai giochi elettronici, o come si dice correttamente «aggioare a’ gioini»: Mario Boss, Wonder Boy, Ghost and Goblin, Arcanoid e tutti gli altri. E ricordo che ogni volta che entravo dentro e vedevo la faccia di quest’uomo buffo, mi sentivo a casa, sereno. «Ciao sceriffo, mi cambi mille lire in pezzi da dugento?» Lui mi guardava, sorrideva, io prendevo le duecento lire e giocavo, e… quei sorrisi erano preziosi, ma sono cose che poi comprendi da grande, lì per lì era solo un signore gentile che dimostrava il piacere di avere persone accanto. A sei/sette anni si sa: non hai soldi in tasca (e quei pochi che avevo li buttavo tutti nei giochini) arrivava poi il momento di bere senza una lira. Allora si andava al bancone: «Sceriffo mi dai un bicchier d’acqua della cannella?» E lui sorridendo ti dava da bere, mi ricordo che delle volte chiedevi una spuma bionda da cinquecento lire e lui ti riempiva il bicchiere ed era una festa. Alcune volte non avevi le cinquecento e chiedevi una spuma da duecento lire; lui scuoteva il capo, sorrideva e te lo dava ugualmente. Altre volte chiedevi una spuma da cento lire e lui prendeva la bottiglia, toglieva il tappo, te la avvicinava alla faccia e diceva: «Per cento lire te la fo annusare». Ti guardava negli occhi, sorrideva e comunque dopo, un po’ di spuma te la dava lo stesso.
Aveva sempre caldo, indossava sempre maglie a maniche corte della Lacoste, le magliette con il colletto, e d’inverno maglie della Lacoste a maniche lunghe. Non indossava mai giubbotti o giacche anche se fuori era freddo pioveva o tirava vento, le rare volte che usciva di casa per entrare al circolino indossando una giacca a vento (succedeva al massimo tre volte all’anno) noi assidui frequentatori ci si guardava e stupiti ci dicevamo: «Deve essere arrivata la fine del mondo, lo Sceriffo ha il giacchetto». E lui ci rispondeva: «Con questo frescuccello cicala… l’attenzione». Sorrideva ed andava dietro al bancone.
Era sempre pronto a scherzare: una volta mentre facevo la classica ventuno briscola e scopa con gli amici, il Bruschi che aveva sete mi chiese di ordinare il suo solito succo di pera caldo (per caldo si intendeva a temperatura ambiente). Io andai dallo sceriffo e gli dissi: «Sceriffo il Bruschi vuole il succo di frutta caldo». E lo Sceriffo: «Ma… caldo?» «Caldo sceriffo lo vole caldo». «Ci penso io». Dopo cinque minuti si presentò nella sala delle carte con un piattino con sopra un bicchiere di roba marrone bollente: aveva scaldato il succo di pera. Appoggiò questa cosa marrone che faceva ancora le bolle e il fumo e si mise li ad aspettare che il Bruschi dicesse qualcosa. Il ragazzo invece senza dire nulla, ci soffiò sopra ne beve un sorso e disse: «Mmmmm bono questo succo che marca è? È nuovo?». E lo Sceriffo: «Ma ci vai affanculo Bruschi, era uno scherzo ma non ci dai mai soddisfazione, ridammelo te lo riporto per bene». E l’altro: «No no ormai lo bevo così».
Il giovedì sera o la domenica pomeriggio lo Sceriffo aveva il turno di riposo e al bancone c’erano: il giovedì la Manola, e la domenica a volte Cesare e a volte il Giovannetti. Ma anche se erano bravi e gentili pure loro, se dietro al banco non c’era lo Sceriffo mancava qualcosa. Un po’ come andare al mare e poi piove, si associa il mare al sole alla bella giornata, e la sua presenza era una certezza, una figura di riferimento per tutti noi, e quando lui mancava dietro al bancone ne sentivamo proprio la mancanza. Il Circolino senza lo Sceriffo era come un albero di Natale con le luci spente: se lo guardi attentamente è bello lo stesso, ma non brilla, e la luce che aveva lui era… magica.
Mi viene in mente il legame con Mario, il barista che Ligabue cita spesso nelle canzoni: “(…) ci vediamo da Mario (…) tanto Mario riapre prima o poi” eccetera.Rappresenta un posto franco, un luogo sicuro dove trovi ristoro, amicizia e compagnia. Insomma lo Sceriffo come il Mario citato, sono più di una semplice persona, sono una Poesia che ti piace, e che ogni volta che la leggi ti coinvolge e ogni giorno riapri la pagina del libro per leggerla ancora. E… se oggi non puoi leggerla, sai che la poesia è sempre lì, al suo posto, nella stessa pagina, ad aspettare di essere letta e apprezzata. Non pensi mai che la pagina possa essere strappata dal libro o si possa cancellare, nel caso dello Sceriffo invece è stata strappata via, ma non si è cancellata dai ricordi di chi lo ha conosciuto. E chi gli voleva bene, conosce ancora a memoria tutte le rime. E’ stato portato via troppo presto dal nostro mondo, e pure in un modo crudele. Io ho avuto la fortuna ed il piacere di aver condiviso con lui molti dei miei anni, sarebbe stato un privilegio enorme averci passato più tempo. Oggi, quando si sente nominare la parola lo “Sceriffo”, ogni volta nasce spontaneo il sorriso su volto di tutti quelli che lo hanno conosciuto. Lui ci ha regalato una cosa di rara importanza: la semplicità di essere un amico presente.