Gilberta Covizzoli – la mamma di Quarrata

Gilberta Covizzoli – la mamma di Quarrata

di Marco Bagnoli

giugno 2010

Voi tutti che la conoscete non perdete tempo a leggere: seguitate a sorridere e ripromettervi d’incontrarla, un giorno o l’altro, così ci parlate di persona. Gli altri invece stiano ben attenti. Gilberta è seduta sull’angolo del divano e ci dice che ha sempre avuto un sacco di pensieri, quelli che fanno sentire il peso delle responsabilità, delle decisioni. Eppure lei di decisioni ne ha prese tante e poi ancora tante, nel corso della sua vita: per cui di ostacoli veri alla fine non se ne è mai posti.

Gilberta per cinquant’anni ha fatto l’ostetrica, la levatrice, come la madre Rosina prima di lei. Ha studiato sotto la Firenze bombardata dalla guerra per poi ritrovarsi, all’inizio del secondo anno, svegliata nel cuore della notte per assistere un parto, il suo primo parto. All’epoca il “mestiere” di levatrice imponeva lunghi spostamenti, a piedi, in bicicletta come sapeva bene anche sua madre; in effetti il territorio coperto dalla sua condotta andava ben oltre quello di Quarrata. Così capitava spesso a Gilberta – come poi sarebbe successo ai suoi figli – di rimanere da sola in casa, anche la notte, anche quando sua madre non era lontana perché la famiglia da assistere era vicina, ma magari ci si mettevano i tempi del travaglio a protrarsi nelle ore, talvolta giorni. E una notte fredda di gennaio Gilberta era sola ed era solo una ragazzina; cercavano della madre, ma la madre non c’era e allora chiesero di lei, che li seguisse almeno lei, del tutto impreparata, che aveva spesso assistito a dei parti, ma niente più. Così, nel breve volgere di una candela sparuta, nella notte buia, Gilberta vide svanire ogni incertezza e si trovò chiara e radiosa, il mattino dopo, al cospetto della madre felice che aveva aiutato e del bimbo fresco del suo primo bagnetto e la fiducia certa nel proprio futuro.

Gilberta ha insegnato ai suoi figli il dovere di pensare a chi se la passa peggio, si tratti di regalare una confezione di latte in polvere o di scappare continuamente da una casa all’altra. Una vita faticosa la sua, ma di tutta soddisfazione. Una ragazza è incinta e si affida a te; tu la segui nel percorso dei nove mesi e poi in ospedale. E una volta a casa ti assicuri che ogni cosa prosegua ancora nel migliore dei modi, per la donna, che adesso è madre e per il bambino.

E se dopotutto questo, anche te ti chiamano mamma, come puoi pensare che non sia vero? Sono questi i casi in cui le parole sono un pezzo di realtà. Come quelle che Gilberta usa per raccontarsi nel suo libro, La “mamma” di Quarrata. È stata Paola, la nipotina, oggi avvocato, che ha tanto insistito affinché il progetto andasse in porto; assieme alla madre Alessandra, insegnante di liceo, Paola è la sola ad aver decisamente sviato la tradizione di famiglia: lo zio Sergio è infatti infermiere presso l’unità di pronto soccorso dell’Ospedale di Pistoia, mentre la cugina Simona è laureata come tecnico radiologo. Ma Gilberta non se ne fa certo un cruccio: è ovvio che ciascuno debba seguire la propria strada, lo sa bene lei, che per tanti anni si è ostinata a percorrere la sua. Eppoi in fin dei conti tutte quante sono mamme, proprio come lei. O lo diventeranno, presto.

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