di Linda Meoni. Ph: Foto Olympia
settembre 2013
La sua imponenza, la sua forza, la sua tenacia e il suo saper trascinare e coinvolgere in ogni cosa facesse. Il ricordo di un uomo che ha lasciato il segno, uno sportivo strappato alla vita troppo presto. Così era Franco Ballerini, il C.T. azzurro tragicamente scomparso in un incidente di rally sulla montagna pistoiese il 7 febbraio 2010, al quale lo scultore fiorentino Giorgio Butini, con laboratorio a Quarrata, ha dedicato la sua scultura, un enorme blocco di marmo di Carrara che Butini ha scolpito con maestria in appena tre mesi. Prima però, a monte, un lungo studio fatto di disegni e bozzetti nel tentativo di restituire a questo blocco il timbro indelebile di una persona, Ballerini, apprezzata sia come sportivo che come uomo. Ne viene fuori un’opera dall’alto senso evocativo, immortalata in uno slancio verso l’infinito, quasi verso il cielo; lo stesso Franco, che in questa scultura ha un volto che Butini ha volutamente deciso non dovesse somigliargli, nello slancio acquisisce un paio d’ali. Alla base e alla cima due ruote, intese non solo come simboli delle sue grandi passioni, rally e ciclismo, ma anche come ruote della vita, che girano inesorabili segnando a volte un destino inaspettato.
La statua, alta due metri e quaranta e ricavata da un blocco che in origine pesava 75 quintali, ridotti poi a 25, è stata posizionata su un basamento nel piazzale di fronte al Mandela Forum di Firenze, in viale Paoli, laddove cioè si sono tenute le premiazioni del mondiale, con l’inaugurazione ufficiale lo scorso 20 settembre. «Conoscevo Ballerini come tutti» spiega Butini «con la sua forte personalità di sportivo, tecnico e campione. A sposare l’idea della scultura però è stato un amico, Riccardo Nencini, nipote di Gastone, celebre ciclista degli anni Cinquanta. Da lì, i primi bozzetti e lo straordinario incontro con Mauro, il fratello di Franco, che ha fortemente voluto questa scultura. I contatti con Mauro si sono fatti sempre più stretti; lui ha cominciato a parlarmi del fratello, a raccontarmi che persona fosse, sia nella vita che nello sport. Poi, piano piano, la scultura ha preso forma nel mio laboratorio e quando Mauro l’ha vista si è commosso, non aspettandosi un risultato simile, così imponente e suggestivo. Forse davvero secondo lui avevo colto nel segno la vera anima di Franco. Certo, l’iter burocratico e istituzionale per arrivare alla fine è stato lungo e complesso, un piccolo calvario se vogliamo. Ma l’affetto intorno alla figura di Franco è ancora così vivo che alla fine ce l’abbiamo fatta».
Un minuzioso lavoro di scalpello e tanto olio di gomito, quello compiuto da Butini che ha dedicato giornate intere alla creazione della statua. Diplomato al liceo artistico Leon Battista Alberti di Firenze e temprato “a bottega” da Antonio Berti e nell’accademia di Raimondo Riachi, Butini ha poi proseguito approfondendo gli studi sul corpo umano all’università di Firenze. Numerosissime le mostre a lui intitolate e centinaia i suoi progetti. Tra le tante creazioni, anche un Cristo in bronzo donato a Papa Benedetto XVI.