Giovanni Burchietti – l’intervista mancata al “professore”

Giovanni Burchietti – l’intervista mancata al “professore”

di Luciano Tempestini

giugno 2018

Alcuni giorni prima che la sua malattia si aggravasse, esaurendo la sabbia nella sua clessidra della vita il 20 gennaio di quest’anno, Giovanni Burchietti, per i più noto come il “professore”, aveva iniziato a scrivere alcuni appunti sulla sua permanenza e conoscenza delle colline del Montalbano e Montemagno, al fine di realizzare un’intervista per Noidiqua, in risposta ad una mia richiesta.

In questi appunti numerati, elencando i suoi ricordi di quei luoghi e persone conosciute, Giovanni intitolava il paragrafo 1, Un tentativo di memoria, mentre il numero 2, Il perché la mia infanzia a Montemagno, riportava i ricordi delle sue origini: dalla fanciullezza trascorsa con gli amici, con tanto di nomi e qualità di ciascuno, fino al periodo bellico, specialmente gli anni del 1943 – 1944, quando Giovanni comandava, sulle colline del Montalbano, un gruppo di partigiani “bianchi” (così amava chiamarli per distinguerli da altri gruppi che operavano su quelle colline). 

Continuando la lettura troviamo la descrizione sul lavoro negli uliveti e nelle vigne, dove sottolinea la spensieratezza delle persone che si dedicavano alla potatura delle vigne di Montemagno, oppure al vangare quei terreni, appellandosi reciprocamente con nomignoli scherzosi e cantando, più o meno bene, le canzoni di quel periodo. Purtroppo si legge nei suoi ricordi di altri fatti assai tristi, come l’uccisione, da parte delle truppe occupanti, di un giovane catturato sull’Appennino emiliano oppure dell’eccidio di Castel dei Gironi. Ricorda però anche il giorno della liberazione, quando Giovanni con i suoi amici, issava trionfalmente il tricolore sopra il tabernacolo della “Madonnina”, sulla salita che porta alla chiesa di Giovanni Evangelista. Continuando in questo suo scritto, vengono rammentati tanti personaggi incontrati a Montemagno, ma non mancano neanche cenni sui sentieri, sulle cave, e sugli olivi. Proprio l’amore per il suo uliveto, di cui tornato ad occuparsi da diversi anni, gli aveva fatto riscoprire anche la gioia di organizzare, nella sua capannina, allegri convivi con gli amici.

Giovanni Burchietti non era solo un “personaggio locale”, ma era molto conosciuto nell’ambito culturale pistoiese, essendo poeta e scrittore ed avendo all’attivo trenta libri pubblicati. Uomo di profonda cultura ed umanità, Burchietti aveva conseguito due lauree: una in lettere all’Università degli studi di Urbino e l’altra in Pedagogia. Non a caso è stato preside delle scuole medie di Bottegone. Attivo nella politica locale del dopo guerra, Giovanni aveva rifiutato di intraprendere la carriera politica a Roma per dedicarsi alle sue passioni: la scrittura, su tutte, e la natura. Voleva coltivare al meglio le sue amicizie e il suo rapporto costante con Dio: su quest’ultimo punto avrei voluto saperne di più in quella intervista che purtroppo non c’è stata. 

Tornando alla politica, il “professore” è stato consigliere provinciale per due legislature per la D.C. e poi ancora per due legislature alla guida della Copit. In più è stato commissario provinciale dell’O.n.m.i. Pistoia (Organizzazione Nazionale Maternità e Infanzia). Per i suoi meriti è stato insignito del titolo di Commendatore ufficiale della Repubblica.

Dunque una figura a tutto tondo, quella del professor Burchietti, ma ora io vorrei ricordare l’amico Giovanni. Ci siamo conosciuti casualmente, quando aveva iniziato a frequentare i locali del circolo Acli di Montemagno, ma subito non avevo percepito la grandezza di quell’attempato signore che era sempre indaffarato nelle dispute della briscola assieme ad un altro singolare signore, Fabrizio Giuntoli. Noi del circolo eravamo stupiti di quanto questi due giocatori discutessero su ogni piccolo dettaglio, quasi sempre in disaccordo su tutto. Fu Fabrizio a farmi capire che la loro diatriba infinita, altro non era che un gioco che terminava sempre in allegre risate; non a caso, io li definii, “i gemelli diversi”. Con il passare del tempo, quella semplice conoscenza, divenne una meravigliosa amicizia, quel duo era diventato un trio e,“i gemelli diversi” mi accettarono nel loro clan, diventando complice della loro storia fatta di slanci affettuosi e litigi, come solo i bambini in tenera età riescono a fare: senza oltrepassare limiti. Ad onor del vero, io ero divenuto complice (quasi cattivo) del suo amico fraterno Fabrizio Giuntoli, nel loro gioco ero entrato dalla porta principale. 

In particolare, di Giovanni, mi colpì la grande umiltà nell’esporre la sua infinita cultura a chi aveva la fortuna di ascoltare le sue parole; la sua giovanile goliardia accompagnata dalla volontà di stupire con semplicità; la sua disponibilità verso chiunque avesse bisogno di aiuto. 

Visto il legame di Burchietti con il locale ricreativo di Montemagno, il Circolo Acli ha in programma a breve una serata per ricordare e onorare il “professore”.

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