di David Colzi
marzo 2014
Giulia Guidotti, 94 anni ad agosto, è una simpatica signora piena di entusiasmo ed energia; nella piana pistoiese il suo nome è legato a un atto di eroismo che la vide coinvolta assieme alla sua famiglia durante la seconda guerra mondiale.
Nata a Buriano il 21 di agosto in una famiglia povera e numerosa (come tante all’epoca), Giulia conobbe presto l’amore della sua vita, Aliberto, all’età di 14 anni, mentre lui ne aveva 20. Si sposarono nel ’41 e dopo un mese venne concepito il primogenito Morando; dopo due anni arrivò Mauro e dopo quattro Giorgio, purtroppo scomparso prematuramente. La storia eroica che la vide protagonista con la famiglia si svolse proprio in quegli anni; era il 1943 e oltre alla paura della guerra c’era anche quella dei rastrellamenti tedeschi. Giulia abitava ancora a Buriano con i genitori e le famiglie dei due cognati Quinto e Giuseppe; fu proprio quest’ultimo a informare i familiari che presto avrebbero avuto visite, perché stava per arrivare una famiglia di ebrei che i Guidotti avrebbero dovuto nascondere dai tedeschi; si trattava di padre, madre e due figlie, Inge e Daisy (quest’ultima di appena 5 anni). Così iniziò una convivenza forzata durata un anno, con i nuovi inquilini nascosti giorno e notte in un granaio adibito a stanza; per fortuna la famiglia Guidotti poté contare sulla complicità dei carabinieri, nella figura del maresciallo Carbone e l’appuntato Ruffini, oltre a quello della famiglia Lenzi.
Nonostante questo “soggiorno” dovesse rimanere segreto, dopo un po’ la voce si sparse in giro, quindi la famiglia ebrea decise di cambiare ubicazione per paura di una retata. Toccò di nuovo al cognato Giuseppe preoccuparsi di organizzare il tutto; così una notte salirono tutti sul suo camion e sparirono, con la promessa che sarebbero tornati a trovare i Guidotti una volta finita la guerra. Promessa mantenuta, dato che le due famiglie sono sempre rimaste in contatto e dopo più di cinquant’anni, quella storia fatta di eroismo e solidarietà tornò alla ribalta grazie alla signora Daisy Miller, nel frattempo divenuta membro della fondazione “Shoah Visual History Fondation”, creata dal regista Steven Spielberg. Fu lei a raccogliere la sua testimonianza per la fondazione americana e da allora la nostra Giulia è diventata voce narrante e memoria storica della seconda guerra mondiale; tutt’oggi viene invitata nelle scuole e nei vari incontri per parlare della sua vicenda, accompagnata negli anni anche da Morello Giudotti, essendo entrambi gli ultimi testimoni di quel lontano ’44.
La vita per la signora Guidotti è stata piena di difficoltà, dalla prematura scomparsa dell’ultimo figlio, a quella del marito nel 1984 dopo lunga malattia; ma lei ha continuato a mantenere il sorriso, la vitalità e l’entusiasmo; basti pensare che tutt’oggi lavora con passione il Filet di cui conosce le tecniche e riesce a intrecciare figure e motivi con rara maestria, passando dai centrini, alle tovaglie, fino agli abiti, diventando anche in questo ambito la memoria storica di un’arte che si è quasi del tutto persa e che lei ha appreso dalla mamma e dalle sorelle. Poi è amante del ballo, come il valzer e il tango, che ha praticato fino a pochissimi anni fa. «È una super nonna» ci dice la nipote Linda «la cui energia e forza sono davvero contagiose. Nonostante tutte le peripezie che ha vissuto, è sempre stata il perno della famiglia, un vero punto di riferimento».