Gli altri siamo noi – i profughi e gli immigrati di ieri e di oggi

Gli altri siamo noi – i profughi e gli immigrati di ieri e di oggi

di Luciano Tempestini

giugno 2023

Chi sono i profughi? Chi sono gli immigrati? Facendo un sondaggio fra amici e conoscenti la risposta è stata quasi unanime: sono coloro che arrivano da noi su barconi provenienti dall’Africa; come se questi sostantivi riguardassero solo un’etnia precisa. 

Curioso come cambiano le prospettive, perché nei miei ricordi di infanzia, i profughi erano bambini arrivati dal Polesine. Infatti un giorno di gennaio del 1952, il maestro Scartabelli presentò alla mia classe (ero in terza elementare a Vignole) cinque miei coetanei giunti a Quarrata dopo la devastante alluvione che aveva distrutto il loro territorio. Si trattava di quattro maschietti e una femminuccia che non avevano nient’altro che i vestiti logori indossati e le scarpe ai piedi. Il maestro ci spiegò della loro tragedia e ci fece capire che avevano bisogno di tutto. Noi bimbi della classe provenivamo quasi tutti da famiglie molto povere, nonostante questo iniziò una gara di solidarietà e ciascuno diede quel che poteva. Presto facemmo gruppo con questi “stranieri” che parlavano una lingua diversa dalla nostra, con parole e frasi spesso incomprensibili. Addirittura con uno di loro sono tutt’ora in contatto. Poi sono cresciuto ed ho potuto viaggiare in tutta Europa, stringendo amicizie con tanti giovani; a quel punto per me, i profughi erano uomini e donne che scappavano dalla dittatura rumena di Ceausescu, attraversando di notte il Reno a nuoto, lasciandosi trasportare per chilometri dall’acqua gelida. Pensate che un mio amico impiegò ben 44 giorni per fare la tratta Bucarest – Trieste, camminando senza sosta con la paura di essere arrestato e pagando “scafisti su ruote” per avvicinarsi ai confini: vi ricorda qualcosa? 

I primi immigrati invece, li ho conosciuti durante il periodo della scuola di avviamento professionale ed erano i ragazzi le cui famiglie provenivano da Arezzo, chiamati con un po’ di ironia “I citti”, proprio perché nel loro dialetto questa parola significa bambino o ragazzo. So che i giovani sorrideranno di queste mie parole, ma quando ero giovane, bastava oltrepassare le colline della nostra Piana per andare all’“estero”. Non esagero; parlare con quei giovani per noi era come parlare oggi con un olandese, e comunque anche con loro facemmo subito amicizia, perché la povertà crea solidarietà e senso di appartenenza. Ma per gli adulti era diverso. A riguardo rammento quanto letto il 19 marzo 2023, su Repubblica – in Firenze cronaca, dove si narrava la storia di Enzo Rossi, un signore pratese di 73 anni, che ricordava quando suo padre, proveniente da Casavecchia nel casentino, ricevette a Quarrata, dopo aver preso la residenza nel nostro comune, il suo primo libretto di lavoro per andare a faticare in una tintoria/rifinizione di Prato; ebbene, nelle generalità era bollato come “immigrato”.

E oggi chi sono gli stranieri qua da noi? I dati forniti dal Comune di Quarrata aggiornati a maggio 2023, ci dicono che nel nostro comune ve ne sono di ben 77 nazionalità. Le quattro più numerose sono: albanese (943 persone), cinese (876 persone), rumena (541 persone) e marocchina (277 persone). Da notare che negli ultimi due anni la comunità pakistana è più che raddoppiata, raggiungendo quota 87. Comparando i dati del 2011, apprendiamo inoltre che Quarrata ha guadagnato ben 7 nuove nazionalità… abbiamo addirittura chi proviene da luoghi remoti, tipo il Kirghizistan, in Asia centrale. Insomma, anche in un angolo di provincia come il nostro si può vedere il mondo, basta solo aprire gli occhi!

Infine, rimettendo un po’ tutta in fila la mia vita e le mie esperienze come ho cercato di fare sommariamente qui, mi viene da pensare a quanto diamo per scontata la nostra piccola, piccolissima storia. Ogni giorno nei telegiornali vediamo accadere in Paesi lontani, tanti eventi che ieri accadevano in casa nostra. Per questo credo sia importante per noi nonni, tramandare il nostro vissuto personale ai giovani, anche se magari alla fine interesserà ad un ragazzo su dieci, se va bene. Io non so se dalla storia si impari davvero, ma certamente conoscerla ci fa sentire meno soli e spaesati nell’odierno mondo globalizzato, e se qualche adolescente avrà la pazienza di stare a sentire noi vecchi, capirà che le sfide di oggi, tipo il problema dell’immigrazione, sono cicliche e anche noi le abbiamo affrontate. Certamente in passato sono stati commessi tanti errori, ma alla fine se città come Quarrata e Prato, hanno prosperato negli anni scorsi, è stato anche grazie “agli altri”, che prima erano semplicemente italiani provenienti da comuni o regioni diverse, oggi invece sono coloro che arrivano da Paesi extracomunitari, ma alla fine questi uomini e queste donne, non sono tanto diversi rispetto “ai citti” di allora o ai “marocchini”, come venivano chiamati coloro che salivano dal sud Italia. Sono convinto che “l’altro”, il diverso, è sempre negli occhi di chi guarda. Quindi, tutto sommato, gli altri siamo noi.

Scrivi un commento

Per pubblicare un commento devi primaautenticarti.

Social Network

facebook

 
Help & FAQ

Se ti occorre aiuto consulta le "domande frequenti (FAQ)"
Frequently Asked Questions (FAQ) »

Contatti

Telefono: + 0573.700063
Fax: + 0573.718216
Email: redazione@noidiqua.it