di Marco Bagnoli
marzo 2024
A vederli riuniti tutti assieme sembra non sia passato nemmeno un giorno. E ci dispiace quasi interrompere i loro sorrisi; ma dobbiamo pur scriverlo questo articolo. E così, come ad una festa, ci “imbuchiamo”, è proprio il caso di dire. Questi cinque signori così tanto per bene hanno un passato comune, ma non è un segreto, anzi, è qualcosa per cui ancor oggi vengono giustamente riconosciuti: sono tutti ex postini.
Eccoli qua, in ordine sparso, di fronte agli uffici postali di via Benvenuto Cellini: Severino Novelli, Roberto Fallani, Carlo Pecorini, Luciano Belzini e Ivan Magnani. Ivan è originario di Reggio Emilia, lo chiamavano “Romagna”, e per noi si è prestato a giocare il ruolo un po’ di coordinatore degli “ex”. Dalle sue parole, che sono un po’ quelle di tutti gli altri, facciamo la conoscenza di un mondo che non esiste più, la Quarrata di cinquant’anni e passa fa. Tanto per non smentirsi, Ivan ha scritto tutto in una lettera:“Era la fine degli anni ‘60 quando ci assunsero alle poste a Quarrata e tra di noi si creò subito uno spirito di amicizia e collaborazione […]. Quarrata da paese in pochi anni divenne una città e un centro importante per l’economia pistoiese. Nascevano di continuo aziende artigiane commerciali e industrie e noi postini avevamo un rapporto con la popolazione familiare. Non esistevano le cassette postali, andavamo direttamente nelle case tutti i giorni. […] Sono stati anni belli, la gente era felice, producevano salotti, maglieria, tovaglioli ricami e nelle frazioni si sentivano i rumorosi telai di quei tempi.”
Infatti, il postino non solo era come uno di famiglia, un compaesano della porta accanto, ma assolveva a tali e tante funzioni che oggi non ce le possiamo nemmeno immaginare: “Oltre al recapito alle famiglie e aziende, specie nelle frazioni, gli pagavamo noi le utenze, specie luce telefono e altro, ci davano bollettini e soldi e facevamo i versamenti in ufficio e si riportava le ricevute.” Questo in particolar modo per aiutare le persone anziane, o i malati, a cui venivano portate le medicine; e poi anche i giornali e le riviste dell’edicola Matteoni, ovvio.
Carlo ricorda il giorno esatto in cui ha preso servizio, il primo ottobre del 1967: gli dettero un borsone di corrispondenza da consegnare – perché allora si scriveva molto e si mandavano ancora le cartoline – solo che non era stata messa “in gita”, cioè ordinata in base alle strade. Allora fece una fatica incredibile e disse che neanche per un milione avrebbe fatto quel lavoro lì! Ma poi le cose si aggiustarono, con grande soddisfazione di tutti. Oppure ci fu il caso, una volta, di quel postino appena assunto che si dimenticò di far firmare le ricevute di tutte le raccomandate che aveva consegnato. Ma il ricordo più bello, quello che davvero segna un’epoca, è di nuovo quello di Ivan: “Ricordo di una famiglia molto conosciuta a Quarrata per la sua attività, erano contadini e avevano il frantoio per le olive, la famiglia Landini. Quando non erano in casa mi lasciavano la chiave di casa sotto un sasso e sulla tavola pane e prosciutto, acqua e vino. Io lasciavo la posta, mangiavo chiudevo e ripartivo.”
E oggi, col satellitare in tasca, come siamo messi? Cosa siamo diventati? Sarà meglio ricordare qualche amico che non c’è più, di quelli che hanno finito presto il loro turno, e magari ti aspettano al bar: Giovanpaolo Bardi, Osvaldo Corrieri, Sergio Ferretti, Gherardo Gherardi, Walter Maccioni. E come diceva una canzone del 1967: “Mandami una cartolina, scrivimi due righe […] quando avrò sessantaquattro anni…”