di Daniela Gori
dicembre 2021
È una bella storia questa, dove a prevalere sono sentimenti come la compassione e la solidarietà, ma non per un familiare, un lontano parente, un amico o un conoscente, bensì per un Nemico. Una storia che oggi, al netto di quelli che potevano essere schieramenti, invasori e fazioni, ha molto da insegnarci e cioè che i morti in guerra sono morti di tutti, e sulla tomba di un giovane morto e seppellito in territorio a lui nemico non si può fare a meno di portare pietosamente un fiore.
E’ nel cimitero di Santallemura, il soldato tedesco della seconda Guerra mondiale, che andò a morire a Cerbaia colpito alla testa da una scheggia di granata. Si chiamava Hellmut Rzehak, era di origini boeme, laureato in scienze forestali. Aveva solo 27 anni quando da villa Spalletti, dove la Wehrmacht aveva il suo quartier generale, finì i suoi giorni in battaglia. La guerra aveva già pesantemente colpito la sua famiglia, portandosi via il padre, medico, nel conflitto del 14-18, anche lui in Italia, e sepolto a Verona. Il giovane quando era partito per la guerra aveva comunicato le sue ultime volontà: che se fosse morto in guerra avrebbe voluto essere sepolto nel luogo dov’era caduto, proprio come aveva fatto suo padre. Fu dunque il Comune di Quarrata a provvedere alla sepoltura di Hellmut, nel 1944, nel cimitero di Santallemura. La bara venne commissionata al falegname Fernando Colligiani, che venne anche immortalato in una foto fatta poi pervenire alla famiglia del povero ragazzo. Forse per questo motivo, o solo per compassione appunto, la famiglia Colligiani cominciò ad aver cura di portare dei fiori freschi sulla tomba di Hellmut.
Quando nel 1957 la famiglia del giovane, durante un viaggio in Italia, venne a cercare la tomba, la prima persona che incontrò a Quarrata fu proprio Fernando Colligiani che si riconobbe subito nella foto. Da quell’incontro nacque una forte e sincera amicizia fra i Rzehak e i Colligiani che restarono sempre in contatto, mantenendo una corrispondenza epistolare. Da allora per le ricorrenze non sono mai mancati i fiori sulla tomba di Hellmut, anche dopo che le spoglie del giovane soldato tedesco furono traslate e le ossa furono messe in un piccolo forno.
E’ insomma, come dicevamo, una bella storia, che parla della forza delle relazioni umane che va oltre le logiche della guerra, ma che non sarebbe mai stata divulgata, se un giorno Ernesto Franchi, responsabile di Casa di Zela, conoscitore della storia locale e attento osservatore, non avesse notato quei fiori freschi sulla tomba di quello che per tutti era uno sconosciuto tedesco chissà come finito nel cimitero quarratino. E’ stato per la voglia di saperne di più, che Franchi è riuscito a scoprire tutta la vicenda. La storia quindi è stata trasformata in un recital con un filmato e parti recitate (testo, regia e interpretazione di Alessandro Rapezzi) rappresentato qualche tempo fa all’auditorium di Vignole della Banca di credito cooperativo Alta Toscana. La serata, dal titolo “Hellmut Rzehak. Una storia di pietà e memoria a Quarrata”, era cura dell’Associazione Amici di Casa di Zela, con gli interventi dello studioso di storia locale Claudio Rosati e le interviste a Francesco Cutolo e a Edoardo Lombardi, ricercatori dell’Istituto Storico Provinciale della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Pistoia. Nell’occasione è stato consegnato un riconoscimento a Carla Savelli Colligiani, che negli anni ha mantenuto il legame con la famiglia Rzehak. L’evento è stato organizzato con il patrocinio del Comune di Quarrata, il sostegno della Banca di Credito Cooperativo Alta Toscana, la collaborazione del Centro culturale il Funaro e del Gruppo “Ultimo fronte 1945”.