di Massimo Cappelli
giugno 2017
Nel freddo inverno del 1985, Andrea Zaccherelli e Nicola Lunardi, decisero di metter su un tipo di locale allora mai visto dalle nostre parti: un pub. Andrea faceva il piastrellista, ma aveva girato molto, conosciuto e frequentato tanti posti del genere. Nicola invece maturò fin da giovane l’esperienza di pizzaiolo, iniziando dalla Casa del Popolo, con la Baracchina nei giardini sotto al Tamburo della Luna e poi nella pizzeria attigua al bar, aperta ancora oggi. Prima di aprire il locale in proprio aveva fatto anche qualche stagione a Rimini. L’attività, come si può facilmente intuire dalla scelta del nome, fu concepita come birreria, pizzeria e paninoteca. Poi, con il passare del tempo, acquisì anche la licenza di ristorante. «Era aperto giorno e sera» ci racconta Nicola «a mezzogiorno per il pranzo di operai, camionisti e rappresentanti, la sera, non con poche lamentele dei vicini, con le cene di gruppo e con molti giovani, che erano i più assidui frequentatori del pub fino a tarda notte».
Già dal portone d’ingresso, il Glu Glu aveva l’aspetto di un autentico pub irlandese, con tanto di cristalli molati che lasciavano intravedere l’interno. L’arredamento, disegnato da un architetto di Sesto Fiorentino, era tutto in legno, con boiserie alle pareti e finiture in ottone al bancone, dal quale, i fasci di luce dei faretti, che a tarda ora venivano accentuati dal troppo fumo, illuminavano il piano bianco in marmo di Carrara. Lungo il bancone c’erano dei pesanti sgabelli di legno. Accanto ai tavoli, anch’essi di legno massello, c’erano delle panche. I tavoli erano ancorati al muro, e alla parete c’erano degli specchi fumé da dove spuntavano fuori delle applique: lampade a muro in metallo e cristallo che illuminavano il tavolo di una luce molto soft. Sopra delle mensole poste in alto fra una postazione e l’altra, si potevano ammirare delle deliziose, quanto preziose statuette di legno, di provenienza presumibilmente bavarese. Per la scelta dell’allestimento e delle finiture del locale furono preziosi i consigli di Anna, la compagna di Andrea.
Al Glu Glu c’era tanta buona birra bavarese, le migliori etichette in voga all’Octoberfest. C’era anche (ma per allora era una consuetudine) troppo “odor” di sigarette che si mescolava, via via, al profumo delle pietanze portate in tavola. C’erano anche un pianoforte e una chitarra a disposizione di chi sapesse suonare o di chi volesse anche solo cantare.
Non di rado succedeva che a causa della troppa birra o del troppo rum, si andasse avanti a cantare fino a notte fonda, passando dalla musica leggera, ai cantautori italiani e internazionali. Quando l’alcol aveva la meglio, qualcuno si avventurava anche nell’opera lirica. Oltre al buon bere c’erano le ottime pizze di Nicola e le ghiottonerie della Carmelita, sorella di Andrea, che stava in cucina. Pare che Nicola, come ci racconta Corrado Gemignani, una sera sia riuscito a sfornare fino a centottanta pizze in sole tre ore, praticamente una al minuto. Oltre al mangiare e al bere, la peculiarità del Glu Glu era indubbiamente l’esuberanza e la spontaneità di Andrea, l’anfitrione, che con le sue battute e la sua voce baritonale, faceva sentire ognuno a casa propria. Insomma, il Glu Glu, era per allora talmente fuori dagli schemi che quando si usciva per andare a dormire, ci si dimenticava di trovarsi a Quarrata, in via della Repubblica.
Da tutta Quarrata (e non solo) ci fu fin da subito una grande risposta positiva verso questo locale, furono infatti molti i nostri concittadini che iniziarono a frequentarlo, persone di età diverse e di diverse estrazioni sociali. Il bello era che lì dentro si abbatteva ogni sorta di barriera, culturale e sociale, mangiando insieme al tavolo del medico o del sindaco, e cantando a squarciagola insieme ai musicisti, fra i quali: i fratelli Sergio e Antonio Mascagni, Nello Morgillo, Michele Tropeano.
Per chi non lo sapesse, il Glu Glu aveva anche un sorvegliante personale: Benito Bucciantini, un signore disabile molto conosciuto a Quarrata, che con la sua speciale carrozzina veniva chiuso dentro il locale a tarda notte e veniva “liberato” solo la mattina presto. Si dice che un paio di volte Benito abbia anche sventato intrusioni di malintenzionati. L’avventura è durata fino all’inizio del nuovo millennio; dopo la prematura scomparsa di Andrea avvenuta nel 1997, il locale fu portato avanti da Nicola. Insieme al Byblos, in quegli anni, il Glu Glu ha sicuramente contribuito ad aumentare la notorietà di Quarrata, allora famosa solo per le mostre di mobili.
Dopo l’era Zaccherelli e Lunardi, il locale ha cambiato, negli anni, molti nomi e altrettanti titolari. Dal 2014 c’è CasaMeo, un ristorante gestito da Massimiliano Meoni e da sua moglie Francesca. A giudicare dalle mitiche pizze di Massimiliano, fra una ventina d’anni, NoiDiQua gli dedicherà sicuramente un bell’articolo…
(Per le foto si ringrazia Corrado Gimignani)