di Massimo Cappelli
marzo 2022
Abbiamo fatto due chiacchiere con Marcello Brotto che ha pubblicato suo secondo romanzo. Marcello è un artista poliedrico, perché oltre a dilettarsi nella scrittura è anche pittore e fotografo, abbiamo parlato di lui nel numero di settembre 2015, adesso che è in pensione ha intensificato la sua attività. “Gli apostoli di San Martino” (questo è il titolo del libro) è una bella storia che verte su sentimenti come l’amicizia, induce a riflettere sul senso della vita e sul tempo che passa. I protagonisti sono due amici d’infanzia nati in un piccolo borgo di campagna.
Marcello, qual è il tema predominante del tuo libro?
Il presente. Il presente è un punto nello spazio-tempo. Mi fa piacere pensare che ognuno di noi, in quel punto, ci sia arrivato con la sua storia, fatta di scelte e di casualità. Così prendono forma i miei personaggi immaginari. Qualcuno mi ha chiesto se sono storie vere. No, non lo sono, ma chissà, potrebbero esserlo. Forse da qualche parte, qualcuno che non conosco, può avere un vissuto più o meno simile.
Qual è la motivazione che ti induce a scrivere romanzi?
Perché li scrivo? Non certo perché mi sento “scrittore”. O per una sorta di autocompiacimento. Scrivo perché mi piace e basta. Come mi piace dipingere. È una forma di libertà, si può viaggiare stando seduti a casa. Mentre siamo qui a parlare sento di essere in un punto, un punto poco felice per me e per tutti. Una insensata e terribile guerra è in corso alle porte della nostra democrazia. Perché nonostante tutte le contraddizioni, lo è ancora. Lo è in una misura di confronto con quei paesi dove non c’è. Allora teniamola cara, fertilizziamo la con la partecipazione e se necessario combattiamo per difenderla. Il punto serve per fermarsi un attimo a riflettere, per sentire dove abbiamo i piedi, per ascoltare il battito del nostro cuore.
Allora, per distrarci da questa attuale brutta realtà, non ci resta che immergerci in questa fantastica storia che parla di due amici, Pietro e Paolo: Gli apostoli si San Martino.