di Linda Meoni (Tratto da La Nazione)
giugno 2013
Ha perso lo “smalto” di una volta, è rimasta quasi sola in quel tabernacolo; quasi non si vede più il bambino che portava in grembo. Saranno forse l’acqua o la pioggia, ma la “Madonna col bambino” del tabernacolo di via del Corso alla Caserana, non somiglia più a quella di un tempo. Nata e costruita qui, al di sotto dell’argine dell’Ombrone con prospetto rivolto verso il letto del fiume, per proteggere gli argini dalla forza dell’acqua, la Madonna aveva anche un altro scopo: quello di segnalare un guado per l’attraversamento del fiume e indicare l’originaria altezza degli argini dell’Ombrone.
Niente ha potuto questa immagine sacra per scongiurare gli episodi alluvionali che si sono succeduti negli anni alla Caserana in quella che nella Piana è una tra le zone più soggette al rischio idraulico. Realizzato nel diciannovesimo secolo dalle maestranze locali, il tabernacolo oggi presenta ampie tracce di umidità e l’affresco dipinto al suo interno, anche quello risalente alla stessa epoca, si trova in pessimo stato di conservazione, con distacchi di intonaco che si susseguono giorno dopo giorno e frequenti cadute e dilatamenti del colore. L’opera, come si legge anche nel testo Immagini sacre — Testimonianze di religiosità popolare per le strade di Quarrata scritto dalla quarratina Chetti Barni, è frutto della mano di un valente artista di fine Ottocento, da ritenersi esponente di quel gusto diffuso nel secolo scorso, orientato verso la ripresa delle opere rinascimentali.
A testimonianza della fede e del legame con quella Madonna da parte di tanti abitanti della Caserana, c’è anche una storia e un’accorata corrispondenza fattaci pervenire da un quarratino, che racconta la storia di una bimba in età scolare che porta i fiori alla Madonna messa nel tabernacolo a protezione del grano e della furia dell’Ombrone, chiedendo cose umili e semplici. Crescendo la bimba diventa donna e poi mamma, tramandando la storia al figlio che, come estasiato, si reca al tabernacolo e guarda il volto di quella Madonna. Ma negli anni l’immagine diventa sempre più sfocata, fino ad arrivare ai giorni nostri, quando cioè è ormai irriconoscibile a causa degli agenti atmosferici e delle alluvioni. Del resto, che la zona fosse ampiamente a rischio idraulico lo documentano anche quelle stesse corrispondenze datate 1934: Nei giorni passati, si legge nella lettera del 18 aprile 1934, venne la piena nella strada e non si poteva passare e si fece vacanza due giorni. I campi attorno alla scuola parevano tutto un lago!. E chissà, se quella Madonna ritornasse a splendere, anche l’Ombrone farebbe qualche scherzo in meno.