di David Colzi
Il 2 luglio di questo anno, il laboratorio orafo Oro Kappa di Ferruccia festeggerà 20 anni di attività: noi siamo andati a trovare la titolare Katiuscia Capecchi, per ripercorrere assieme a lei questi primi 4 lustri da imprenditrice.
Il suo percorso di artista dell’oro, è iniziato ovviamente con gli studi: decisa a frequentare l’Istituto d’Arte dopo le medie, Katiuscia riuscì a vincere le resistenze dei genitori ed entrò alla scuola pistoiese, nella sezione Metalli. Gli anni di studio furono alternati al praticantato: «Fondamentali sono stati i consigli di Gianni Fabbri, della Bottega dell’orafo di Pistoia, che purtroppo è venuto a mancare qualche anno fa. Fu lui a farmi capire com’era il mondo del lavoro». Babbo Alvaro, che aveva un’officina meccanica dove oggi sorge il negozio, le ritagliò una piccola stanza, fra motorini e biciclette, per iniziare a lavorare dopocena, quando gli orefici chiudevano i loro negozi e portavano gli oggetti a riparare da lei, per riprenderli la mattina seguente, prima della riapertura. Insomma era la cara e vecchia gavetta, quella che molti giovani di oggi non vogliono fare. Poi Katiuscia realizzò il suo campionario di oggetti fatti a mano, per mostrare ai clienti la sua maestria. «All’inizio gli oggetti realizzati da me rappresentavano tutto il mio lavoro, oggi invece sono circa il 30%, escludendo le riparazioni» precisa lei.
L’esperienza maturata negli anni e il passa parola, l’hanno resa una professionista molto apprezzata, quindi gli chiediamo di ricordare per noi qualche richiesta curiosa arrivata dai clienti. Manco a dirlo, spuntano subito fuori i padroni di animali, che a quanto pare non badano a spese per i loro amici a 4 zampe. Si parte dalla targhetta da collare in oro con inciso il nome di “Fido”, fino all’anello – per il padrone s’intende – con le sembianze del proprio cane. Parlando ancora con Katiuscia, scopriamo alcune richieste dal sapore “tribale”, come quella di un cacciatore che ha voluto incastonare le zanne di un cinghiale abbattuto. Noi ci fermiamo qui con le stranezze dei clienti, anche se ce ne sarebbe almeno un’altra che sicuramente farebbe arrossire qualche lettore.
Tornando seri: qual è il lavoro che le ha dato più soddisfazione? «Un girocollo semi rigido, realizzato con la lavorazione a sbalzo, una tecnica manuale molto antica. La cliente mi aveva portato una foto fatta da lei in Egitto, dove si vedeva una collana simile a quella che ho realizzato; c’è voluta una settimana di lavoro, ma il risultato è stato molto apprezzato» dice Katiuscia. Non stupisce quindi che nel suo curriculum possa vantare una collaborazione di qualche anno con l’azienda orafa di Arezzo, “UnoAErre”, tra le più prestigiose d’Italia. Possiamo quindi dire che lei è un’artista dell’oro vecchio stile… «Sì. Oggi i lavori si possono progettare davanti allo schermo di un computer e si possono impiegare diversi macchinari, ma io continuo a preferire vecchi i metodi artigianali». Oltre all’avvento della tecnologia, cos’altro è cambiato nel suo lavoro? «I materiali si sono moltiplicati. Prima si lavorava principalmente argento e oro; poi è arrivato il rame, l’ottone, l’acciaio, e le leghe tipo bigiotteria. Talvolta mi sembra di essere più una ferramenta che una oreficeria» conclude sorridendo Katiuscia.
Non è tutt’oro. Oltre al suo lavoro, Katiuscia Capecchi ricopre anche un ruolo istituzionale, essendo tra i vertici del consiglio di zona (Quarrata, Montale e Agliana) di Confartigianato imprese Pistoia. Lunedì 27 aprile, sono stati eletti in assemblea: Enzo Gazzarri di Montale, in qualità di presidente, mentre come vice, Katiuscia Capecchi e David D’agostino di Agliana.