di Giacomo Bini
settembre 2018
La nostra piana è satura di case e di edifici industriali; l’uomo ha dettato la sua legge piegando il territorio alle esigenze dello sviluppo economico. Eppure la natura resiste e si adatta, anche all’interno dell’immensa distesa di strade e fabbricati che hanno eroso progressivamente gli spazi della campagna.
Di questa straordinaria capacità di sopravvivenza, pur in un territorio ampiamente antropizzato, diamo testimonianza in questo numero con una interessante intervista realizzata da Piera Salvi al naturalista Massimiliano Petrolo che suggerisce la valorizzazione di un percorso naturalistico che vada dall’Acquerino al Montalbano e che quindi, partendo dai boschi sopra Tobbiana attraversi tutta la piano fino alle colline quarratine. L’idea è che ci sia ancora un filo ambientale che unisce le due sponde della nostra conca d’oro, fatta di industriosità e di insediamenti umani ma che ancora consente, magari dietro l’angolo di casa, di rintracciare piante e animali di terra e di acqua che costituiscono presenze tipiche della zona oppure interessanti new entry che derivano dalle mutazioni dell’ecosistema. Le nervature di questo percorso sono naturalmente i corsi d’acqua dall’Agna alla Settola e i laghi come il Pertini e Fiorello ad Agliana, fino all’area umida della Querciola e il parco della Màgia a Quarrata. Abbiamo la fortuna di avere in zona un bravissimo documentarista, Giordano Tognarelli di Montale, che si dedica a fotografare le specie di uccelli che popolano non solo i boschi e la campagna, ma anche le zone urbanizzate, mostrando come questa variegata fauna si adegui ai cambiamenti del territorio, si sposti alla ricerca di cibo e di un contesto favorevole e presenti esemplari insoliti che un tempo non c’erano o stavano lontani dalle nostre case e altri che, una volta, erano frequenti, mentre ora si stanno estinguendo. Un bel volume di foto di Tognarelli, dal titolo “Animali di città”, illustra queste trasformazioni, non senza l’avvertimento a prenderne coscienza e ad emanciparsi da quella distrazione che ci impedisce di osservare i nostri vicini di casa più prossimi, gli animali essenziali al nostro sistema ambientale e dunque alla nostra vita.
Incastonate tra i nostri insediamenti produttivi e residenziali esistono piccole zone franche in cui sorgono e crescono piante preziose e maestose, come la grande quercia, a cui dedichiamo un articolo nei numeri di Montale e Agliana, che si è sviluppata sull’argine della Bure tra il fiume e la linea ferroviaria. Una pianta tanto grande quanto dimenticata che dovrebbe invece essere tutelata, curata e valorizzata. Ma chissà quanti altri esempi ci sono che non sfuggono all’attenzione dei nostri lettori e che sono degni di essere segnalati.
La nostra rivista si chiama “Noi di qua” ma nel “Noi” sono ricomprese, insieme alle persone, anche le piante e gli animali, che quindi hanno diritto ad un posto di rilievo nelle nostre pagine.