di Carlo Rossetti
settembre 2023
Ci risiamo nuovamente. Dopo l’episodio avvenuto qualche tempo fa in una città del meridione, in cui un’addetta alle pulizie di un museo, vedendo in terra numerosi biscotti frantumati, li aveva diligentemente spazzati non rendendosi conto di avere sciupata un’opera d’arte, ora si parla di un pezzo mancante al Museo dell’Louvre di Parigi. Ecco come è andata.
Insieme a diversi quadri di celebrati pittori, una giacca si trovava attaccata ad un gancio e faceva bella mostra di sé insieme ad altre opere. Una signora, appassionata d’arte, era diverso tempo che nelle continue visite fatte al Museo, aveva posato l’occhio sulla bel capo appeso, domandandosi chi mai l’avesse dimenticata lì.
Più passava il tempo e più la signora s’innamorava dell’indumento, così che un bel giorno approfittando di un attimo in cui nella sala non c’era nessuno, staccò dal muro la giacca la nascose alla bell’e meglio e guadagnò l’uscita. Non sapeva la poverina che la giacca non era un qualsiasi indumento dimenticato lì da qualche addetto ai lavori, bensì un’opera d’arte contemporanea. Infatti si fa molta fatica a ritenere frutto di talento artistico l’indumento attaccato, ritenuto opera d’arte solo perché è il gesto di un artista. Invece se messa lì da un comune mortale, rimarrebbe una giacca e basta.
Così cominciarono le indagini della polizia per risalire all’incauto visitatore e ritrovare la refurtiva, sottratta dalla disonestà e dalla mancanza di sensibilità artistica. Dopo lunghe indagini, con l’ausilio delle telecamere di sorveglianza del Museo, si rintracciò la fantomatica signora, che nel frattempo era stata dalla sarta di fiducia per farsi accorciare il tanto agognato indumento. Di fronte alla contestazione che le venne mossa, lei cascò dalle nuvole, obiettando che non avrebbe mai immaginato trattarsi di un oggetto pregiato. Ridotta così la giacca non aveva più motivo di essere esposta, avendo perso il crisma di opera d’arte. Pertanto la signora venne messa in contatto con l’autore per il risarcimento d’obbligo.
Ora, sanata la questione, lei indossa disinvoltamente la giacca e percorrendo le vie di Parigi si sente in cuor suo un’opera d’arte. Come fosse un Monet o un Cézanne.
A proposito di opere d’arte, anche la banana attaccata con un nastro adesivo a una parete del Leeum Museum of Art di Seul, frutto della fantasia debordante del nostro Maurizio Cattelan, ha avuto un esito non atteso. Durante l’esposizione nel maggio di quest’anno, si è trovato a passare di lì uno studente sudcoreano. Si è fermato e ha a lungamente rimirato l’opera d’arte, intitolata Comedian, cercando di capirne il significato. Poi, non venendo probabilmente a capo di nulla e avendo un certo languorino, ha staccato la banana, l’ha mangiata e poi ha riattaccato la buccia alla parete, di fronte a visitatori indubbiamente sbigottiti. Lo studente ha dichiarato: “Avevo saltato la colazione ed ero affamato”.
L’importo dell’opera d’arte era di 120mila dollari e non sappiamo se dopo l’asportazione della banana, poi rimessa al suo posto, il suo prezzo sia diminuito, oppure aumentato, se si considera l’asportazione un gesto artistico come l’idea di Maurizio Cattelan. In verità qualcosa di simile era già accaduta nel 2019 alla Fiera d’arte contemporanea Art Basel di Miami, e all’epoca l’artista aveva dichiarato: “Non m’importa nulla che sia stata mangiata, perché ciò che conta è solo l’idea”.
Ai posteri l’ardua sentenza. Quello che si può veramente dire è che non sempre l’Arte è il cibo dell’anima: in questo caso è stata proprio cibo per lo stomaco.