di Daniela Gori
settembre 2019
Fanno parte del paesaggio rurale in tutto il pianeta, sono tipici della campagna Toscana e sul nostro territorio sono un po’ ovunque: si tratta dei caratteristici muri a secco, realizzati in pietra locale e senza alcun tipo di impasto. Una tecnica antica, nata dall’esigenza di contenere il terreno creando terrazzamenti oppure di segnarne il perimetro e di difendere le colture. Per la loro struttura rappresentano anche una misura per preservare il territorio da rischi idrogeologici.
Un’arte arcaica che nel 2018 l’Unesco ha inserito tra i patrimoni immateriali dell’umanità, perché rappresenta “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”, si legge nella motivazione dell’Unesco “Nel corso di millenni hanno creato numerosi e vari paesaggi fornendo differenti modalità di costruire case e di organizzare coltivi e allevamenti. Hanno un ruolo vitale nel prevenire frane, inondazioni e valanghe e nel combattere l’erosione e la desertificazione del suolo, incrementando la biodiversità e creando le giuste condizioni microclimatiche per l’agricoltura”. Un riconoscimento che va alle otto nazioni europee che ne hanno promosso la candidatura: l’Italia insieme a Spagna, Francia, Svizzera, Grecia, Croazia, Slovenia e Cipro. “E’ stato versato più sudore ripulendo i declivi per le vigne che per costruire le piramidi. Un muretto a secco è il monumento a una volontà granitica” diceva il video di presentazione della candidatura. Per tutti questi motivi è opportuno salvaguardarli, restaurarli e fare opera di manutenzione, operazione non facile, perché questa arte sta diventando quasi sconosciuta.
Recentemente, per rimediare a questa carenza, ci sono state iniziative e corsi, rivolti a chiunque avesse voglia di imparare a fare un muretto di questo tipo, sia che si trattasse di persone che già lavoravano nell’ambito dell’edilizia, sia di qualche privato che aveva intenzione di dedicarsi a fare piccoli lavori manuali nel proprio giardino. Tra gli organizzatori di questi corsi formativi per la ricostruzione dei muretti a secco, ci sono i membri del Bio distretto del Montalbano, che consapevoli dell’importanza di tutelare il territorio in ogni suo aspetto nel modo più naturale possibile, promuovono il progetto “Ricostruiamo la campagna giardino”.
Uno degli ultimi corsi organizzato in territorio quarratino, è stato quello progettato e realizzato da un team di donne, tra cui Giuditta Vaiani, la titolare dell’agriturismo Abbonbrì di Montemagno che ci ha messo la sede, cioè il suo podere, e il materiale, soprattutto le pietre, come si vede nelle foto in questo articolo; mentre a pensare al progetto sono state la geologa Laura Grassi e l’architetto Stefania Voli. «L’idea mi è venuta nel 2017 durante un reportage fotografico sul Montalbano» ha raccontato Laura «ho visto che questi muretti in alcune zone si stanno sciupando, e insieme a Stefania abbiamo preparato un progetto che prevede di fare corsi in tutti i Comuni che fanno parte del Bio distretto». I corsi, generalmente della durata di due giorni nel fine settimana, hanno sempre molto successo e vi partecipano proprietari di aziende agricole, giovani interessati ad acquisire nuove competenze e muratori. A insegnare la tecnica è sempre il maestro esperto Maurizio Bertolini di Calci, che a sua volta l’aveva appresa dal nonno. Il prossimo si svolgerà il 12 e 13 ottobre, a Vinci. Info sul profilo Facebook: Ricostruiamo la campagna giardino del Montalbano – Muretti a secco.
Il progetto “Ricostruiamo la campagna giardino” è nato nel 2016, con l’intento di sottolineare il rilievo che ha avuto nel Montalbano l’azione dell’uomo-agricoltore, rendendo così bella e produttiva questa collina con i terrazzamenti, dove prosperano vigneti ed oliveti. Come si legge sul sito del Bio distretto del Montalbano “nel gennaio 2017 abbiamo avuto l’opportunità di presentare il progetto in Regione nell’ambito della presentazione dei progetti in itinere portati avanti dalla nostra associazione”. In seguito al convegno alla Magia “Montalbano in transizione. Strategie e opportunità per il Bio distretto del Montalbano”, organizzato dai dieci comuni del patto del Montalbano con l’università di Firenze è cresciuto il confronto sul tema della manutenzione del territorio e dell’intervento dell’uomo sull’ambiente. Da qui la definizione di “campagna-giardino” e subito dopo l’attivazione della parte pratica del progetto, ovvero l’organizzazione di corsi base, sulla ricostruzione dei muretti a secco.