di Marco Bagnoli
Si va inoltrando anche questa estate, satura delle solite facce in tv e frastornata dalla samba beffarda di un torneo dei rioni su scala mondiale; per fortuna che a una cert’ora tutto s’acquieta e la mente si distende. Il momento ideale per commentare l’ultima concittadina che si è messa a fare la scrittrice; o magari l’occasione giusta per godersi il silenzio leggendosi un buon libro.
È uscito lo scorso maggio, per i tipi di Youcanprint, “Ortensia Rakar e il ladro di anime”, l’ultima fatica della professoressa Mariateresa Izzo. Nel 1989 lascia Torre Annunziata per trasferirsi a Pistoia e dal 2009, complice la sua passione per la campagna, si stabilisce in via definitiva a Quarrata. La sua biografia è un po’ romanzesca di per sé – a dieci anni ha già scritto un romanzo e pubblicato dei versi – da bambina conosce Verne, Kipling e Leopardi e subito dopo la grande letteratura russa, francese e inglese dell’800. Nel 1987 pubblica il suo primo libro di poesia e a seguire tre romanzi: il più recente, “Ortensia Rakar e il ladro di anime”, racconta l’amore di due amanti sullo sfondo di un affresco storico tinto di noire: è disponibile su Amazon.it e su Mondadori.it dove è al primo posto dei libri più commentati, anche in formato e-book oltre che, naturalmente, presso la Libreria Fahrenheit di Quarrata.
Natalìa Lenzi debutta invece proprio in questi giorni con “Il volere dei padri”, edito dall’empolese Ibiskos: anche in questo caso la vicenda si dipana nel passato, nella settecentesca toscana granducale, teatro di contrasti e di passioni. Natalìa è una quarratina doc, capitata davanti alla pagina bianca quando la sua bambina le faceva passare in bianco la notte; un passatempo senza pretese che si è andato poi concretizzando grazie all’insistenza di suo marito. Una bella soddisfazione le è arrivata anche dall’Associazione LuccAutori, che ha premiato la sua “Perdita” nell’edizione 2014 del concorso “Racconti nella rete@”. Ama leggere biografie, ma anche fantasy e fiction, da Follet a Saviano, passando per King. “Il volere dei padri” partecipa a Massarosa a un concorso per opere prime: vi racconteremo com’è andata.
Loriana Capecchi riconferma il suo talento di poetessa riportando a Quarrata il “Dante d’oro” 2014, assegnato dall’associazione studentesca Bocconi d’inchiostro – manco a dirlo, dell’Università Bocconi di Milano – alla sua “C’erano strade di polvere bianca”; prima di lei il prestigioso riconoscimento era già toccato, tra gli altri, a Susanna Tamaro e Roberto Vecchioni. Oltre 500 i premi fin qui ricevuti, tra primi, secondi e terzi classificati; Loriana pubblica versi ormai dal 1989 – “Emozioni”, la sua ultima raccolta, è uscita l’anno scorso per la Montedit di Melegnano.
Da circa 12 anni Loriana si occupa anche di pittura, «la pittura e il disegno sono amori giovanili che non si dimenticano; sono stata incoraggiata in età adulta dal comune di Quarrata che organizzò dei corsi di pittura presso la sezione distaccata dell’Istituto d’arte Policarpo Petrocchi».
C’erano strade di polvere bianca
In mano una fetta di pane
nell’altra una fionda
fuggiti alle scarpe
andavano i piedi cercando trifogli.
E nostro era tutto l’azzurro del cielo.
Supina ci aspettava la campagna.
Dal folto di rovi una serpe spiava.
E fieni affabulavano richiami
per vesti leggere rigonfie di vento.
Volevano corpi
capelli di grano
recenti graffi rossi sui ginocchi.
Voleva la vigna le bocche fanciulle
la strada di polvere bianca le conte
in riso mutato ogni effimero pianto.
E alla sfida chiamavano gli uccelli
il salto ripetuto delle fosse
la mela acerba da rubare al ramo
che a noi scendeva complice le braccia.
Correva il tempo ignaro di ragazzi
nati dai sassi rossi del ruscello
che avevano in mano una fetta di pane
nell’altra una fionda.