di Massimo Cappelli
settembre 2022
Forse i lettori più assidui di NoiDiQua ricorderanno il pezzo su Patrizio Innocenti, scritto nel 2015, dove si raccontava la sua passione di restaurare e collezionare motociclette vintage, immatricolate dagli anni Settanta agli anni Novanta. Oggi ne ha riportate quasi cinquanta al loro antico splendore. Siamo tornati a trovare Patrizio non per le moto, neppure per il suo vero lavoro, che è quello di realizzare salotti imbottiti, ma per una singolare missione che da qualche anno si è imposto: un vero e proprio zoo composto da animali, salvati alla malasorte, all’abbandono e alla morte. In confortevoli, grandi recinti e in decorose e comode stalle, Patrizio accudisce ogni giorno pecore, capre, maiali, conigli, oche, galline, paperi, tacchini; in tutto una cinquantina. C’è anche Arturo, il primo maiale accolto, e Kruzco, un amorevole lama che invece di sputare come fanno i suoi simili, lecca e mordicchia a tutti le mani in segno di affetto.
Da quanto tempo hai tirato su questa bella iniziativa, e cosa ti ha spinto in questa tua missione?
Sono circa quattro anni che ho messo su questo asilo per animali. Il progetto è nato di conseguenza ad un crudo reportage sugli allevamenti intensivi. Premetto che non ho niente contro le persone che mangiano carne, è un nutrimento naturale e fa parte della catena alimentare, dell’ecosistema. L’elemento che mi ha spinto ad agire è stata la cattiveria umana, questo soprattutto relativamente ad alcuni metodi di allevamento e di macellazione, soprattutto del maiale, ritenuto un animale inferiore rispetto, per esempio, al gatto, o al cane, mentre è stato riscontrato essere di gran lunga più intelligente. La vita media di un maiale da macello è di nove mesi e il più delle volte sono mesi di torture inflitte da persone che non hanno alcun rispetto per la vita, perché anche gli animali, come l’uomo, meritano dignità e appartengono esclusivamente a sé stessi. Pensa che negli allevamenti intensivi le scrofe fattrici passano tutta vita distese in una gabbia fra una gravidanza e l’altra fino a che non muoiono di stenti. I maschi nel periodo della pubertà vengono castrati senza sedazione, come senza anestesia gli vengono tolti i denti in tenera età. Per questo il primo ospite della Struttura è stato proprio un maiale che ho chiamato Arturo. Poi si è sparsa la voce nell’ambito delle associazioni animaliste dei dintorni e in questi pochi anni non è stato difficile riempire i recinti.
Come si svolge la giornata nello “zoo degli animali salvati”?
Essendo da solo è un impegno non indifferente. Dedico circa tre ore al giorno alla struttura compreso ovviamente i festivi. Siccome è nella natura degli animali distruggere, in genere il fine settimana lo lascio per ricostruire. Sarebbe bello trovare un po’ di aiuto, lo spazio c’è e la determinazione non manca, forse con altre braccia potremmo fare molto di più e molto meglio.
Deve anche avere un costo non indifferente nutrirli e accudirli tutti, no?
Anche se ovviamente ne serve in grande quantità, il cibo non è la spesa più rilevante, con qualche sacrificio si possono sfamare tutti. Ho chiesto aiuto a supermercati e altre strutture, ma per legge non possono elargire cibo avanzato; per fortuna molti conoscenti mi portano avanzi e pane secco, adatto alla dieta di quasi tutti gli animali. Il costo maggiore invece è la salute di tutti gli ospiti, le spese mediche di quando si ammalano: cliniche veterinarie e medicine. Chi ha un animale da compagnia che si è ammalato sa che la salute di un cane, di un gatto o di un coniglio non costa meno di quella di una persona, anzi, forse in qualche caso il costo è addirittura maggiore.
Hai la possibilità di entrare in oltre novemila case di Quarrata, vuoi fare un appello o vuoi dire qualcosa ai tuoi concittadini?
Vorrei invitare i lettori a venirmi a trovare, da vicino potrebbero capire meglio la mia profonda motivazione e magari avere loro stessi uno stimolo ad affiancarmi, in qualche modo. Osservandoli attentamente capirebbero che gli animali insegnano a vivere, a vivere bene, è per questo che io da più di quattro anni in quello che faccio ci metto il cuore, e sinceramente devo essere io a ringraziare i miei piccoli ospiti per ciò che inconsapevolmente mi danno.
Durante la pandemia c’è stato un boom di adozioni di cani, gatti e altri animali da compagnia che hanno contribuito ad alleviare gli stati d’ansia di molte persone durante il lockdown. Viste le disposizioni di legge, queste bestiole hanno anche dato modo ai loro padroni di uscire a fare passeggiate giornaliere. Appena tornati alla normalità, però, il 35% di questi animali sono stati portati in canili o altre strutture di accoglienza, e in qualche caso, purtroppo, anche abbandonati.
Con Patrizio abbiamo concordato che, se da sempre chiamare “animale” una persona è una grande offesa, oggi sarebbe di gran lunga più offensivo chiamare un animale “uomo”.